Il punto iniziale di questa analisi è stato determinato da due pubblicazioni degli anni quaranta dell’Ottocento; i libri del letterato Louis Viardot e dell’archeologo Désiré-Raoul Rochette rappresentano delle precoci testimonianze di un interesse nei confronti dei musei che, lungo tutto il secolo, andrà sempre più affermandosi tra i viaggiatori stranieri. Accanto ai classici tòpoi ormai pienamente fissati dal Grand Tour, iniziano a emergere, infatti, riflessioni rivelatrici di una consapevolezza sempre più diffusa e condivisa, e di una curiosità, ormai quasi abituale, verso un’istituzione che diviene una sosta obbligata e irrinunciabile nel viaggio in Italia. I resoconti offrono una prospettiva che illumina un aspetto fondamentale, e cioè l’idea del museo percepita dalla collettività, esplicitando una reiterazione senza fine e senza termine, una costante replica di gesti, di opinioni, di pensieri e d’impressioni, in un circolo emozionale che compone un’immagine collettiva che, nel tempo, andrà sempre più cristallizzandosi fino a formare un’icona difficilmente modificabile. Diari che molto spesso sembrerebbero privi di interesse, o perché impregnati di un egotismo talmente accentuato da divenire fine a se stesso, o perché descrittivi e didascalici come delle semplici guide, o perché incentrati unicamente sulle opere d’arte e non sui loro contenitori, o semplicemente perché superficiali e insulsi; ma, perseverando nell’indagine, è stato possibile rintracciare episodi emblematici, aneddoti illuminanti, avvenimenti divertenti, capaci di svelare anche solo un piccolissimo frammento che, però, unito agli altri, in un gioco di specchi, può diventare un contributo prezioso per la ricostruzione di una visione complessiva, riuscendo a rivelare non solo l’atmosfera dei nostri musei, ma anche le aspettative e le reazioni di chi decideva di scoprirne i tesori.

L’Italia dei musei: mémoires di viaggiatori francesi nella seconda metà dell’Ottocento

Scognamiglio O.
2006-01-01

Abstract

Il punto iniziale di questa analisi è stato determinato da due pubblicazioni degli anni quaranta dell’Ottocento; i libri del letterato Louis Viardot e dell’archeologo Désiré-Raoul Rochette rappresentano delle precoci testimonianze di un interesse nei confronti dei musei che, lungo tutto il secolo, andrà sempre più affermandosi tra i viaggiatori stranieri. Accanto ai classici tòpoi ormai pienamente fissati dal Grand Tour, iniziano a emergere, infatti, riflessioni rivelatrici di una consapevolezza sempre più diffusa e condivisa, e di una curiosità, ormai quasi abituale, verso un’istituzione che diviene una sosta obbligata e irrinunciabile nel viaggio in Italia. I resoconti offrono una prospettiva che illumina un aspetto fondamentale, e cioè l’idea del museo percepita dalla collettività, esplicitando una reiterazione senza fine e senza termine, una costante replica di gesti, di opinioni, di pensieri e d’impressioni, in un circolo emozionale che compone un’immagine collettiva che, nel tempo, andrà sempre più cristallizzandosi fino a formare un’icona difficilmente modificabile. Diari che molto spesso sembrerebbero privi di interesse, o perché impregnati di un egotismo talmente accentuato da divenire fine a se stesso, o perché descrittivi e didascalici come delle semplici guide, o perché incentrati unicamente sulle opere d’arte e non sui loro contenitori, o semplicemente perché superficiali e insulsi; ma, perseverando nell’indagine, è stato possibile rintracciare episodi emblematici, aneddoti illuminanti, avvenimenti divertenti, capaci di svelare anche solo un piccolissimo frammento che, però, unito agli altri, in un gioco di specchi, può diventare un contributo prezioso per la ricostruzione di una visione complessiva, riuscendo a rivelare non solo l’atmosfera dei nostri musei, ma anche le aspettative e le reazioni di chi decideva di scoprirne i tesori.
2006
Letteratura periegetica; Viaggiatori stranieri; Museologia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/144861
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