Se affrontiamo la comunicazione nell’internet 2.0 dal punto di vista della prossemica (la disciplina che ha per oggetto la gestione del corpo e delle distanze durante la comunicazione) giungiamo a un paradosso: a dispetto della lontananza reciproca e dell’isolamento fisico siamo tutti, in realtà, schiacciati e intrappolati in uno stesso spazio ridotto (per quanto multidimensionale e definito per ognuno dal proprio particolare punto d’accesso), e inesorabilmente esposti allo sguardo (e all’azione) altrui. L’impiego di un modello prossemico consente due operazioni interessanti: anzitutto, permette di vedere come la comunicazione e l’attività sociale non siano solo localizzate, ma localizzanti (cioè creano luoghi); in secondo luogo, porta a riconoscere come l’interazione virtuale comporti tutti gli elementi di una prossemica stretta, senza averne i contrappesi. Il testo è diviso in tre parti: spazi, branchi, segni. Nella prima l’occupazione, la fruizione e la creazione di luoghi fisici sono comparate a quelle dei luoghi virtuali. Nella seconda si fa ricorso all’etologia (e in particolare alla primatologia) per mostrare come le interazioni in cui non vi è una forma di galateo appreso per via tradizionale tendono ad assomigliare per certi aspetti a quelle tra animali non umani. Nella terza si riprendono gli strumenti tradizionali della semiotica e della linguistica e alcuni principî generali sulla dimensione sociale dell’interazione comunicativa.

Troppo lontani, troppo vicini. Elementi di prossemica virtuale

Fadda
2018-01-01

Abstract

Se affrontiamo la comunicazione nell’internet 2.0 dal punto di vista della prossemica (la disciplina che ha per oggetto la gestione del corpo e delle distanze durante la comunicazione) giungiamo a un paradosso: a dispetto della lontananza reciproca e dell’isolamento fisico siamo tutti, in realtà, schiacciati e intrappolati in uno stesso spazio ridotto (per quanto multidimensionale e definito per ognuno dal proprio particolare punto d’accesso), e inesorabilmente esposti allo sguardo (e all’azione) altrui. L’impiego di un modello prossemico consente due operazioni interessanti: anzitutto, permette di vedere come la comunicazione e l’attività sociale non siano solo localizzate, ma localizzanti (cioè creano luoghi); in secondo luogo, porta a riconoscere come l’interazione virtuale comporti tutti gli elementi di una prossemica stretta, senza averne i contrappesi. Il testo è diviso in tre parti: spazi, branchi, segni. Nella prima l’occupazione, la fruizione e la creazione di luoghi fisici sono comparate a quelle dei luoghi virtuali. Nella seconda si fa ricorso all’etologia (e in particolare alla primatologia) per mostrare come le interazioni in cui non vi è una forma di galateo appreso per via tradizionale tendono ad assomigliare per certi aspetti a quelle tra animali non umani. Nella terza si riprendono gli strumenti tradizionali della semiotica e della linguistica e alcuni principî generali sulla dimensione sociale dell’interazione comunicativa.
2018
978-88-2290-213-9
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/287465
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