La pelike 'de Santis' rinvenuta a Francavilla Marittima (1959) ha dato nome al Pittore de Santis (c. 320-300 a.C.) nell'ambito della ceramografia apula. Lo studio ne riesamina la provenienza assegnata ad una tomba maschile di un defunto in giovane età, e il soggetto iconografico (Lati A e B), che offre una breve e sintetica narrazione di 'colloquio amoroso'. Il P. de Santis identifica e codifica convenzionalmente l'anonima officina di un artigiano attivo a Taranto o in area tarantina, cioè nel suo immediato hinterland. Rispetto alla Puglia dove è presente la maggiore parte delle attestazioni e alla Lucania, anche la Calabria settentrione sembra rappresentare un mercato alternativo o secondario per una produzione tarantina commercializzata avvalendosi dei porti connessi alle poleis (come Thurii) stanziate lungo la costa ionica dell'Italia meridionale.
La pelike del Pittore de Santis
M. PAOLETTIWriting – Original Draft Preparation
2018-01-01
Abstract
La pelike 'de Santis' rinvenuta a Francavilla Marittima (1959) ha dato nome al Pittore de Santis (c. 320-300 a.C.) nell'ambito della ceramografia apula. Lo studio ne riesamina la provenienza assegnata ad una tomba maschile di un defunto in giovane età, e il soggetto iconografico (Lati A e B), che offre una breve e sintetica narrazione di 'colloquio amoroso'. Il P. de Santis identifica e codifica convenzionalmente l'anonima officina di un artigiano attivo a Taranto o in area tarantina, cioè nel suo immediato hinterland. Rispetto alla Puglia dove è presente la maggiore parte delle attestazioni e alla Lucania, anche la Calabria settentrione sembra rappresentare un mercato alternativo o secondario per una produzione tarantina commercializzata avvalendosi dei porti connessi alle poleis (come Thurii) stanziate lungo la costa ionica dell'Italia meridionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.