Il contributo s’interroga su una questione cruciale che le tendenze emergenti dalla ricerca pubblicata nel volume (PRIN 2000) aprono in ambito educativo. Considerato che gran parte delle esperienze emotivo-affettive di bambini e ragazzi sembrano provenire, oggi, dal contatto quotidiano con situazioni, luoghi e personaggi che essi incontrano in Tv o frequentando altri media, considerata altresì l’emergenza di una progressiva desensibilizzazione nei confronti della violenza reale, indotta dall’esposizione a una violenza così familiare, iperrealistica e desemantizzata come quella veicolata dalla televisione, occorre aiutare i soggetti di minore età nella costruzione di un alfabeto emotivo che possa far loro riconoscere affetti, sentimenti, passioni e, nel caso specifico della violenza, comprenderne le conseguenze. Una questione, questa, che chiama direttamente in causa gli adulti che si trovano ad assumere, emotivamente (in qualità di genitori) o professionalmente (in qualità di insegnanti ed educatori), il difficile compito di educare nelle mutate condizioni della postmodernità, in cui pesa l’assenza di un progetto riconoscibile di persona e società su cui fondare la possibilità stessa di educare. Entrata in crisi l’antica ipotesi pedagogica di un sapere codificato che si ampliava con lentezza e a opera di “grandi maestri”, e di una trasmissione verticale della conoscenza concepita come un flusso da chi sapeva a chi non sapeva, non si tratta soltanto di incentivare spazi di confronto e di ricerca tra media ed educazione ma, soprattutto, di trasformare il sistema educativo pubblico in una sede qualificata di Media Education, capace di assumere i media come “ambiente di vita” che dà forma alle esperienze cognitivo-emotive e socio-relazionali della persona.
Considerazioni conclusive
GRECO, Giovannella
2004-01-01
Abstract
Il contributo s’interroga su una questione cruciale che le tendenze emergenti dalla ricerca pubblicata nel volume (PRIN 2000) aprono in ambito educativo. Considerato che gran parte delle esperienze emotivo-affettive di bambini e ragazzi sembrano provenire, oggi, dal contatto quotidiano con situazioni, luoghi e personaggi che essi incontrano in Tv o frequentando altri media, considerata altresì l’emergenza di una progressiva desensibilizzazione nei confronti della violenza reale, indotta dall’esposizione a una violenza così familiare, iperrealistica e desemantizzata come quella veicolata dalla televisione, occorre aiutare i soggetti di minore età nella costruzione di un alfabeto emotivo che possa far loro riconoscere affetti, sentimenti, passioni e, nel caso specifico della violenza, comprenderne le conseguenze. Una questione, questa, che chiama direttamente in causa gli adulti che si trovano ad assumere, emotivamente (in qualità di genitori) o professionalmente (in qualità di insegnanti ed educatori), il difficile compito di educare nelle mutate condizioni della postmodernità, in cui pesa l’assenza di un progetto riconoscibile di persona e società su cui fondare la possibilità stessa di educare. Entrata in crisi l’antica ipotesi pedagogica di un sapere codificato che si ampliava con lentezza e a opera di “grandi maestri”, e di una trasmissione verticale della conoscenza concepita come un flusso da chi sapeva a chi non sapeva, non si tratta soltanto di incentivare spazi di confronto e di ricerca tra media ed educazione ma, soprattutto, di trasformare il sistema educativo pubblico in una sede qualificata di Media Education, capace di assumere i media come “ambiente di vita” che dà forma alle esperienze cognitivo-emotive e socio-relazionali della persona.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.