Il problema dell’animalità umana è paradossale: esiste un corpo umano, che nasce e muore, come succede a tutti gli altri corpi vi-venti, tuttavia questo corpo non è mai un semplice corpo, un corpo pieno e aderente alla vita: è sempre e prima di tutto un corpo pensato, un ogget-to corporeo, una rappresentazione del corpo. In questo senso l’animalità umana è definitivamente perduta, perché una volta che compare la coscien-za – cioè quella particolare entità che chiama sé stessa “io” – allora il corpo retrocede sullo sfondo. Il punto è che una volta che l’unitarietà del corpo vissuto sia stata spezzata in due non è più possibile fingere che questa scissione non sia avvenuta, come ingenuamente sostengono tutte quelle filosofie che propongono un recupero del corpo; quel corpo unitario non c’è più. Se l’animalità umana esiste, allora è una animalità non da recuperare, perché non c’è più nulla da recuperare, bensì da inventare: «si tratta» – per Nietzsche – «di far passare qualcosa che non si lascia e non si lascerà mai codificare. Si tratta di farlo passare su un nuovo corpo, o di inventare un corpo sul quale tutto ciò possa passare e scorrere: un corpo che sia il nostro corpo».

«FELICITÀ DA GRILLO, VISPEZZA DA GRILLO». NIETZSCHE SU LINGUAGGIO E ANIMALITÀ UMANA

CIMATTI, Felice
2016-01-01

Abstract

Il problema dell’animalità umana è paradossale: esiste un corpo umano, che nasce e muore, come succede a tutti gli altri corpi vi-venti, tuttavia questo corpo non è mai un semplice corpo, un corpo pieno e aderente alla vita: è sempre e prima di tutto un corpo pensato, un ogget-to corporeo, una rappresentazione del corpo. In questo senso l’animalità umana è definitivamente perduta, perché una volta che compare la coscien-za – cioè quella particolare entità che chiama sé stessa “io” – allora il corpo retrocede sullo sfondo. Il punto è che una volta che l’unitarietà del corpo vissuto sia stata spezzata in due non è più possibile fingere che questa scissione non sia avvenuta, come ingenuamente sostengono tutte quelle filosofie che propongono un recupero del corpo; quel corpo unitario non c’è più. Se l’animalità umana esiste, allora è una animalità non da recuperare, perché non c’è più nulla da recuperare, bensì da inventare: «si tratta» – per Nietzsche – «di far passare qualcosa che non si lascia e non si lascerà mai codificare. Si tratta di farlo passare su un nuovo corpo, o di inventare un corpo sul quale tutto ciò possa passare e scorrere: un corpo che sia il nostro corpo».
2016
9788857527697
NIETZSCHE; Linguagggio umano; Animalità
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/160464
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