Nell’ambito dello sviluppo sostenibile del turismo, una buona pratica èun’esperienza che non ha solo generato i migliori risultati per chi l’ha propostae realizzata ma anche per la collettività nel suo complesso. Ovvero, deveprodurre risultati che siano attinenti al perseguimento di uno o più obiettiviche rientrano in quelli più generali della sostenibilità ambientale, della sostenibilitàeconomica e della sostenibilità sociale.In altri termini, per potersi qualificare come “buona pratica di turismo sostenibile”,non basta che l’esperienza proposta porti, per esempio, alla crescitadel movimento di turisti ed alla crescita dei guadagni economici per glioperatori che la realizzano, ma deve anche, sempre per esempio, tutelare lerisorse naturali che utilizza, ridurre gli impatti ambientali, tutelare e valorizzarele risorse culturali locali.Ma ciò non basta. Perché un’esperienza possa essere valutata una buonapratica è, oggi, necessario che risponda anche ad un altro criterio:l’esperienza deve essere agevolmente esportabile e replicabile in altre realtàlocali. Questo vuol dire che ciò che di “buono” nell’ambito della crescita delturismo sostenibile è stato fatto in un certo luogo, deve poter essere preso adesempio e trasferito in un altro luogo con caratteristiche simili potendoquest’ultimo contare sul fatto che il risultato finale sarà un vantaggio similea quello di chi lo ha in precedenza realizzato.Il presente contributo intende rappresentare due casi che a nostro avvisopresentano caratteristiche e qualità che ci permettono di classificarli comecasi di buone pratiche per lo sviluppo sostenibile del turismo.
Pratiche di turismo sostenibile per le aree interne
ROMITA, Tullio
2016-01-01
Abstract
Nell’ambito dello sviluppo sostenibile del turismo, una buona pratica èun’esperienza che non ha solo generato i migliori risultati per chi l’ha propostae realizzata ma anche per la collettività nel suo complesso. Ovvero, deveprodurre risultati che siano attinenti al perseguimento di uno o più obiettiviche rientrano in quelli più generali della sostenibilità ambientale, della sostenibilitàeconomica e della sostenibilità sociale.In altri termini, per potersi qualificare come “buona pratica di turismo sostenibile”,non basta che l’esperienza proposta porti, per esempio, alla crescitadel movimento di turisti ed alla crescita dei guadagni economici per glioperatori che la realizzano, ma deve anche, sempre per esempio, tutelare lerisorse naturali che utilizza, ridurre gli impatti ambientali, tutelare e valorizzarele risorse culturali locali.Ma ciò non basta. Perché un’esperienza possa essere valutata una buonapratica è, oggi, necessario che risponda anche ad un altro criterio:l’esperienza deve essere agevolmente esportabile e replicabile in altre realtàlocali. Questo vuol dire che ciò che di “buono” nell’ambito della crescita delturismo sostenibile è stato fatto in un certo luogo, deve poter essere preso adesempio e trasferito in un altro luogo con caratteristiche simili potendoquest’ultimo contare sul fatto che il risultato finale sarà un vantaggio similea quello di chi lo ha in precedenza realizzato.Il presente contributo intende rappresentare due casi che a nostro avvisopresentano caratteristiche e qualità che ci permettono di classificarli comecasi di buone pratiche per lo sviluppo sostenibile del turismo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.