In questo intervento vorrei provare a prendere sul serio l’affermazio- ne di Charles Morris per cui Mead è da considerarsi (anche) un semio- tico – e storicamente tra i più importanti.1 La prima affermazione verrà argomentata in due modi: dapprima, mostrando quale sia il ruolo del linguaggio nel suo pensiero – tale che si può senz’altro dire che esso ne costituisce il tema fondamentale; in seguito, attraverso un confronto con il padre dello strutturalismo, e della semiotica glottocentrica: Fer- dinand de Saussure (1857-1913).2 Una tale comparazione necessiterà di una presa in conto della doppia nascita (e della doppia natura) della semiotica generale formale, la quale si richiama a due autori – lo stesso Saussure e Charles S. Peirce (1839-1914) – che la concepivano assai diversamente. Ma limitarsi ad affermare che Mead possa esser ricondotto sotto l’e- tichetta-ombrello della semiotica (del resto di per sé già usata e abusata per troppi autori, non tutti dello stesso valore) non può bastare. Ciò che vorrei porre all’attenzione è il ruolo storico di questo autore in semi- otica, che, se pure non paragonabile a quello di Peirce e Saussure, è senza dubbio fondamentale: con lui nasce una forma moderna di semi- otica empirica, a posteriori, biologica su base darwiniana, che traccerà la strada su cui si sono mossi Morris e Sebeok, e si svilupperà nella biosemiotica attuale. Dedicherò il terzo e il quarto paragrafo di questo testo a presentare questi temi, per concludere con una riepilogazione sistematica di ciò che, alla luce delle argomentazioni precedenti, può presentarsi come un approccio meadiano (o post-meadiano) alla semio- tica e alla filosofia del linguaggio.
PER UN APPROCCIO MEADIANO IN SEMIOTICA E FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO
FADDA, EMANUELE
2016-01-01
Abstract
In questo intervento vorrei provare a prendere sul serio l’affermazio- ne di Charles Morris per cui Mead è da considerarsi (anche) un semio- tico – e storicamente tra i più importanti.1 La prima affermazione verrà argomentata in due modi: dapprima, mostrando quale sia il ruolo del linguaggio nel suo pensiero – tale che si può senz’altro dire che esso ne costituisce il tema fondamentale; in seguito, attraverso un confronto con il padre dello strutturalismo, e della semiotica glottocentrica: Fer- dinand de Saussure (1857-1913).2 Una tale comparazione necessiterà di una presa in conto della doppia nascita (e della doppia natura) della semiotica generale formale, la quale si richiama a due autori – lo stesso Saussure e Charles S. Peirce (1839-1914) – che la concepivano assai diversamente. Ma limitarsi ad affermare che Mead possa esser ricondotto sotto l’e- tichetta-ombrello della semiotica (del resto di per sé già usata e abusata per troppi autori, non tutti dello stesso valore) non può bastare. Ciò che vorrei porre all’attenzione è il ruolo storico di questo autore in semi- otica, che, se pure non paragonabile a quello di Peirce e Saussure, è senza dubbio fondamentale: con lui nasce una forma moderna di semi- otica empirica, a posteriori, biologica su base darwiniana, che traccerà la strada su cui si sono mossi Morris e Sebeok, e si svilupperà nella biosemiotica attuale. Dedicherò il terzo e il quarto paragrafo di questo testo a presentare questi temi, per concludere con una riepilogazione sistematica di ciò che, alla luce delle argomentazioni precedenti, può presentarsi come un approccio meadiano (o post-meadiano) alla semio- tica e alla filosofia del linguaggio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.