Lo scopo di questo lavoro è di proseguire una ricerca sulle denominazioni delle malattie degli animali in Calabria che ha interessato finora soltanto l’area cosentina (Dipignano, Rende, S. Fili) e la Sila Piccola catanzarese (Mendicino, 2004). I risultati della precedente ricerca hanno permesso di evidenziare come si tratti di uno dei settori del lessico maggiormente trascurati, ma in cui, sia pure in via di estinzione, resistono ancora sacche di conservazione che offrono interessanti spunti di discussione quando si vogliano affrontare problemi connessi alla strutturazione del lessico di una lingua e alla percezione del mondo da parte di una comunità, nonché ai processi e alle strutture cognitive che vi sottendono. Nel corso della precedente ricerca si è potuto evidenziare anche quanto sia importante poter disporre di raccolte simili per altre aree italiane. Pur essendo poche le ricerche sistematiche sull’argomento (Atzori, 1978, per la Sardegna; Vigolo, 1993 e 1995, per l'area veneta e ladina), dal confronto effettuato con l’area veneta sono emerse alcune affinità strutturali, con riferimento sia alle denominazioni che ai rimedi popolari. Riscontri sistematici sono stati effettuati, anche in questo caso, sia con le raccolte dialettali classiche (quali ad es. Accattatis, Rohlfs, Bigalke) che con vocabolari dialettali di più recente edizione (ad es. Crucitti, 1988; Misitano, 1990; Cosco, 2000). Il confronto precedente ha già evidenziato la presenza nella nostra raccolta di termini non contemplati nei dizionari dialettali (si vedano, ad esempio, mervinu/miniervu ‘mastite’ e murisarsa, murusarsa / -i ‘malattia degenerativa che colpiva soprattutto gli arti di asini e muli’), mentre la sovrapposizione della terminologia proveniente dalle diverse aree ha permesso di ricostruire la storia etimologica e le vie di diffusione di alcune denominazioni: è il caso, ad esempio, della voce murisarsa, murusarsa / -i, registrato in area cosentina, la cui discussione riproponiamo in questa sede (cfr. § 3). I dati raccolti nella presente ricerca ci consentono, da un lato, di ampliare la precedente terminologia e, dall'altro, di ridiscutere alcuni dei termini già noti alla luce dei nuovi materiali e delle nuove informazioni disponibili (si veda, ad esempio, al § 4, la discussione dei termini situ per Castrovillari e muruwe, mureḍa per la Sila Piccola catanzarese e per l’area aspromontana rispettivamente). PUNTI D’INCHIESTA (2004): Rende, San Fili e Dipignano in Provincia di Cosenza; Magisano, Albi, Taverna, Cicala, Carlopoli per la Sila Piccola catanzarese. PUNTI D’INCHIESTA (2009): ASPROMONTE: Scido; Melicucco, Taurianova; SERRE CATANZARESI E VIBONESI: Spadola, Brognaturo; SILA GRANDE: Spezzano Sila; SILA GRECA: Acri, San Giacomo d‟Acri; ZONA ARCAICA CALABRO-LUCANA: Castrovillari – San Severino Lucano. La ricerca si basa su materiali audio/video raccolti sul campo con il metodo dell’intervista guidata, durante la quale sono state di volta in volta richiamate le parti del corpo o le specie animali colpite dalla malattia, evitando quindi il ricorso a questionari di qualsiasi tipo o a materiale illustrativo. Le estensioni metonimiche di significato rappresentano un meccanismo cognitivo ampiamente utilizzato ed è molto importante, a questo proposito, sottolineare come si stabilisca spesso una relazione circolare tra la causa/pseudo causa e l’effetto, con termini che dal presunto agente causale vengono trasferiti alla malattia o, viceversa, dalla malattia alla sua presunta causa. Valgano gli esempi in questo caso di spurchia (Orobanche spp.) che si sviluppa successivamente in ‘ematuria’ (Sila Piccola), altrimenti detta pisciasangu (ad es. Sila Greca); in altre aree (Melicucco), lo stesso pisciasangu passa ad indicare successivamente il presunto agente eziologico, che viene così denominato erba pisciasangu. Sempre nell’area di Melicucco abbiamo registrato per la fascioliasi il termine ardeḍa che Rohlfs (NDDC, 90) riscontra a Delianova e Galatro glossandolo come ‘f. sp. di erba’, ma che è da accostare alla v. ardeṛa (cfr. Rohlfs, NDDC, 57, v. addeḍḍa) ‘f. sp. di mignatta, insetto acquatico [gr. ἀβδέλλα per βδέλλα id.]’, sanguisuga che, se di dimensioni ridotte, può essere confusa con il vero agente eziologico di questa malattia, la Fasciola hepatica, da cui la malattia stessa prende il nome. Molto interessanti risultano poi essere le estensioni di significato metonimiche relative ad alcuni nomi di pianta o frutto, come ad es. 1) ruòsuδi, che Rohlfs NDDC, 592, ròsula/ruòsula, riconduce a ‘cisto marino’ senza ulteriori specificazioni, 2) mura, muruwe (v. non contemplata in Rohlfs, cfr. Mendicino 2004), mureḍa ‘mora’ e 3) sitǝ, la voce grika per ‘melograno’, che a partire dal loro significato denotativo passano ad identificare connotativamente le affezioni cutanee non solo degli animali ma anche dell’uomo, nonché le varie manifestazioni dell’afta epizootica. L’analisi e la discussione dei termini rilevati nella nostra inchiesta dimostrano come il riferimento alle etnotassonomie, ai saperi e alle credenze popolari, nonché ai mestieri e alle loro, talvolta secolari, tradizioni si renda necessario per ripercorrere adeguatamente la storia delle parole e con essa i percorsi e le strutture sociali e culturali che caratterizzano un‟intera comunità.
Parole transumanti. Le denominazioni delle malattie degli animali in alcune aree calabresi
MENDICINO, Antonio
2010-01-01
Abstract
Lo scopo di questo lavoro è di proseguire una ricerca sulle denominazioni delle malattie degli animali in Calabria che ha interessato finora soltanto l’area cosentina (Dipignano, Rende, S. Fili) e la Sila Piccola catanzarese (Mendicino, 2004). I risultati della precedente ricerca hanno permesso di evidenziare come si tratti di uno dei settori del lessico maggiormente trascurati, ma in cui, sia pure in via di estinzione, resistono ancora sacche di conservazione che offrono interessanti spunti di discussione quando si vogliano affrontare problemi connessi alla strutturazione del lessico di una lingua e alla percezione del mondo da parte di una comunità, nonché ai processi e alle strutture cognitive che vi sottendono. Nel corso della precedente ricerca si è potuto evidenziare anche quanto sia importante poter disporre di raccolte simili per altre aree italiane. Pur essendo poche le ricerche sistematiche sull’argomento (Atzori, 1978, per la Sardegna; Vigolo, 1993 e 1995, per l'area veneta e ladina), dal confronto effettuato con l’area veneta sono emerse alcune affinità strutturali, con riferimento sia alle denominazioni che ai rimedi popolari. Riscontri sistematici sono stati effettuati, anche in questo caso, sia con le raccolte dialettali classiche (quali ad es. Accattatis, Rohlfs, Bigalke) che con vocabolari dialettali di più recente edizione (ad es. Crucitti, 1988; Misitano, 1990; Cosco, 2000). Il confronto precedente ha già evidenziato la presenza nella nostra raccolta di termini non contemplati nei dizionari dialettali (si vedano, ad esempio, mervinu/miniervu ‘mastite’ e murisarsa, murusarsa / -i ‘malattia degenerativa che colpiva soprattutto gli arti di asini e muli’), mentre la sovrapposizione della terminologia proveniente dalle diverse aree ha permesso di ricostruire la storia etimologica e le vie di diffusione di alcune denominazioni: è il caso, ad esempio, della voce murisarsa, murusarsa / -i, registrato in area cosentina, la cui discussione riproponiamo in questa sede (cfr. § 3). I dati raccolti nella presente ricerca ci consentono, da un lato, di ampliare la precedente terminologia e, dall'altro, di ridiscutere alcuni dei termini già noti alla luce dei nuovi materiali e delle nuove informazioni disponibili (si veda, ad esempio, al § 4, la discussione dei termini situ per Castrovillari e muruwe, mureḍa per la Sila Piccola catanzarese e per l’area aspromontana rispettivamente). PUNTI D’INCHIESTA (2004): Rende, San Fili e Dipignano in Provincia di Cosenza; Magisano, Albi, Taverna, Cicala, Carlopoli per la Sila Piccola catanzarese. PUNTI D’INCHIESTA (2009): ASPROMONTE: Scido; Melicucco, Taurianova; SERRE CATANZARESI E VIBONESI: Spadola, Brognaturo; SILA GRANDE: Spezzano Sila; SILA GRECA: Acri, San Giacomo d‟Acri; ZONA ARCAICA CALABRO-LUCANA: Castrovillari – San Severino Lucano. La ricerca si basa su materiali audio/video raccolti sul campo con il metodo dell’intervista guidata, durante la quale sono state di volta in volta richiamate le parti del corpo o le specie animali colpite dalla malattia, evitando quindi il ricorso a questionari di qualsiasi tipo o a materiale illustrativo. Le estensioni metonimiche di significato rappresentano un meccanismo cognitivo ampiamente utilizzato ed è molto importante, a questo proposito, sottolineare come si stabilisca spesso una relazione circolare tra la causa/pseudo causa e l’effetto, con termini che dal presunto agente causale vengono trasferiti alla malattia o, viceversa, dalla malattia alla sua presunta causa. Valgano gli esempi in questo caso di spurchia (Orobanche spp.) che si sviluppa successivamente in ‘ematuria’ (Sila Piccola), altrimenti detta pisciasangu (ad es. Sila Greca); in altre aree (Melicucco), lo stesso pisciasangu passa ad indicare successivamente il presunto agente eziologico, che viene così denominato erba pisciasangu. Sempre nell’area di Melicucco abbiamo registrato per la fascioliasi il termine ardeḍa che Rohlfs (NDDC, 90) riscontra a Delianova e Galatro glossandolo come ‘f. sp. di erba’, ma che è da accostare alla v. ardeṛa (cfr. Rohlfs, NDDC, 57, v. addeḍḍa) ‘f. sp. di mignatta, insetto acquatico [gr. ἀβδέλλα per βδέλλα id.]’, sanguisuga che, se di dimensioni ridotte, può essere confusa con il vero agente eziologico di questa malattia, la Fasciola hepatica, da cui la malattia stessa prende il nome. Molto interessanti risultano poi essere le estensioni di significato metonimiche relative ad alcuni nomi di pianta o frutto, come ad es. 1) ruòsuδi, che Rohlfs NDDC, 592, ròsula/ruòsula, riconduce a ‘cisto marino’ senza ulteriori specificazioni, 2) mura, muruwe (v. non contemplata in Rohlfs, cfr. Mendicino 2004), mureḍa ‘mora’ e 3) sitǝ, la voce grika per ‘melograno’, che a partire dal loro significato denotativo passano ad identificare connotativamente le affezioni cutanee non solo degli animali ma anche dell’uomo, nonché le varie manifestazioni dell’afta epizootica. L’analisi e la discussione dei termini rilevati nella nostra inchiesta dimostrano come il riferimento alle etnotassonomie, ai saperi e alle credenze popolari, nonché ai mestieri e alle loro, talvolta secolari, tradizioni si renda necessario per ripercorrere adeguatamente la storia delle parole e con essa i percorsi e le strutture sociali e culturali che caratterizzano un‟intera comunità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.