Se uno dei problemi di fondo della crescita delle nuove generazioni consiste nel passaggio dall'esperienza diretta delle cose alla loro rappresentazione, nel caso specifico della violenza le sue rappresentazioni sociali – in particolare quelle veicolate dalla televisione, entrata da tempo nell'universo quotidiano – rischiano di rendere la violenza stessa pericolosamente familiare. Essa, inoltre, più che rappresentata, è presentata in tutta la sua nudità espressiva, in modo a-problematico, senza che alcuna intenzione o mediazione argomentativa si preoccupi di attraversarla. Quali effetti può indurre in bambini e ragazzi l'esposizione a una violenza così familiare, iperrealistica e desemantizzata come quella veicolata dalla televisione? Sulla base dei risultati di una ricerca condotta presso l'Università della Calabria (PRIN 2000) su un vasto campione di bambini e ragazzi appartenenti ad aree territoriali caratterizzate da accentuati fenomeni di macro e micro-criminalità diffusa, il contributo mette in luce alcune tendenze relative ai nessi emergenti tra violenza rappresentata e violenza agita: una forte consapevolezza della distinzione tra fiction e realtà, ovvero la capacità di distinguere la violenza reale da quella televisiva (e la violenza proposta dall'informazione da quella proposta dalla fiction), rispetto alle quali si registra da parte dei soggetti coinvolti nella ricerca una varietà di risposte emotive e cognitive; uno slittamento semantico del concetto stesso di "violenza", che si traduce in un drastico ridimensionamento dei suoi significati, correlabile a un innalzamento della soglia di tollerabilità al fenomeno e rafforzato dalle sue rappresentazioni televisive (soprattutto, fictionali), che contribuiscono a connotare di una dimensione estetica, più che etica, la violenza. Tali tendenze inducono ad avanzare l’ipotesi di una desensibilizzazione nei confronti della violenza, piuttosto diffusa nell’universo preso in considerazione.

Società mediale = società violenta?

GRECO, Giovannella
2004-01-01

Abstract

Se uno dei problemi di fondo della crescita delle nuove generazioni consiste nel passaggio dall'esperienza diretta delle cose alla loro rappresentazione, nel caso specifico della violenza le sue rappresentazioni sociali – in particolare quelle veicolate dalla televisione, entrata da tempo nell'universo quotidiano – rischiano di rendere la violenza stessa pericolosamente familiare. Essa, inoltre, più che rappresentata, è presentata in tutta la sua nudità espressiva, in modo a-problematico, senza che alcuna intenzione o mediazione argomentativa si preoccupi di attraversarla. Quali effetti può indurre in bambini e ragazzi l'esposizione a una violenza così familiare, iperrealistica e desemantizzata come quella veicolata dalla televisione? Sulla base dei risultati di una ricerca condotta presso l'Università della Calabria (PRIN 2000) su un vasto campione di bambini e ragazzi appartenenti ad aree territoriali caratterizzate da accentuati fenomeni di macro e micro-criminalità diffusa, il contributo mette in luce alcune tendenze relative ai nessi emergenti tra violenza rappresentata e violenza agita: una forte consapevolezza della distinzione tra fiction e realtà, ovvero la capacità di distinguere la violenza reale da quella televisiva (e la violenza proposta dall'informazione da quella proposta dalla fiction), rispetto alle quali si registra da parte dei soggetti coinvolti nella ricerca una varietà di risposte emotive e cognitive; uno slittamento semantico del concetto stesso di "violenza", che si traduce in un drastico ridimensionamento dei suoi significati, correlabile a un innalzamento della soglia di tollerabilità al fenomeno e rafforzato dalle sue rappresentazioni televisive (soprattutto, fictionali), che contribuiscono a connotare di una dimensione estetica, più che etica, la violenza. Tali tendenze inducono ad avanzare l’ipotesi di una desensibilizzazione nei confronti della violenza, piuttosto diffusa nell’universo preso in considerazione.
2004
88-430-3179-1
Società mediale; Violenza televisiva; Minori
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/162583
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