La Società italiana per le Strade Ferrate del Mediterraneo ottiene dallo Stato, nel gennaio del 1911, la concessione per la costruzione e l’esercizio di una ferrovia che segna, con il progressivo sviluppo del suo tacciato nel corso del Novecento, una porzione territoriale significativa del Mezzogiorno italiano. Articolandosi attraverso Puglia, Basilicata e Calabria, la nuova ferrovia solca gli ambiti più reconditi del territorio meridionale, portando con sé gli esiti innovativi del progresso tecnologico che, dalle opere d’ingegneria ferroviaria, con il suo carico tecnico di ponti e viadotti, di costruzioni idrauliche e gallerie, si completa nella realizzazione di un patrimonio edilizio rilevante. Stazioni, caselli, alloggi e case cantoniere, diventano infatti espressione significativa di quell’architettura degli ingegneri che fiorisce tra i due secoli passati, fino a proiettarsi, con le case economiche dei ferrovieri, nella forma e formazione di interi comparti edilizi urbani, dunque nell’assetto architettonico delle nostre città. Un’indagine che si rivolge a questo articolato e complesso sistema di costruzioni civili, considerato il ruolo da esso ricoperto nella società e nell’economia meridionale del tempo, può porsi quale utile contributo alla conoscenza dei caratteri del patrimonio costruito italiano del Novecento, nel quale materiali, tecniche costruttive, soluzioni di dettaglio assumono un valore di particolare importanza, determinandone la qualità e l’identità architettonica. Attraverso lo studio degli organismi edilizi e delle opere d’arte della vecchia ferrovia si mira a riconoscerne il valore, rilanciandone il ruolo culturale, e a fornire linee guida per una corretta attività di recupero e di riqualificazione funzionale, architettonica e ambientale.

Edilizia e tradizioni costruttive di una ferrovia del Mezzogiorno italiano

CAMPOLONGO, Alessandro
2016-01-01

Abstract

La Società italiana per le Strade Ferrate del Mediterraneo ottiene dallo Stato, nel gennaio del 1911, la concessione per la costruzione e l’esercizio di una ferrovia che segna, con il progressivo sviluppo del suo tacciato nel corso del Novecento, una porzione territoriale significativa del Mezzogiorno italiano. Articolandosi attraverso Puglia, Basilicata e Calabria, la nuova ferrovia solca gli ambiti più reconditi del territorio meridionale, portando con sé gli esiti innovativi del progresso tecnologico che, dalle opere d’ingegneria ferroviaria, con il suo carico tecnico di ponti e viadotti, di costruzioni idrauliche e gallerie, si completa nella realizzazione di un patrimonio edilizio rilevante. Stazioni, caselli, alloggi e case cantoniere, diventano infatti espressione significativa di quell’architettura degli ingegneri che fiorisce tra i due secoli passati, fino a proiettarsi, con le case economiche dei ferrovieri, nella forma e formazione di interi comparti edilizi urbani, dunque nell’assetto architettonico delle nostre città. Un’indagine che si rivolge a questo articolato e complesso sistema di costruzioni civili, considerato il ruolo da esso ricoperto nella società e nell’economia meridionale del tempo, può porsi quale utile contributo alla conoscenza dei caratteri del patrimonio costruito italiano del Novecento, nel quale materiali, tecniche costruttive, soluzioni di dettaglio assumono un valore di particolare importanza, determinandone la qualità e l’identità architettonica. Attraverso lo studio degli organismi edilizi e delle opere d’arte della vecchia ferrovia si mira a riconoscerne il valore, rilanciandone il ruolo culturale, e a fornire linee guida per una corretta attività di recupero e di riqualificazione funzionale, architettonica e ambientale.
2016
978-88-86638-33-3
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