L’uomo non vive e non agisce mai da solo, ma è strutturalmente orientato al rapporto con gli altri, anzi, è proprio in questo rapporto che il soggetto realizza pienamente la propria personalità e la propria natura.Parlare di pedagogia interculturale in una società come la nostra dominata dalla globalizzazione, dal relativismo e dalla reificazione vuol dire necessariamente confrontarsi con ciò che l’uomo è, con la sua identità, riflettere sulle possibilità di incontro, di confronto e di riconoscimento, analizzare le istanze educative che possono, concretamente, condurci verso una società plurale e democratica. L’incidenza dell’altro, nel costituirsi dell’io, è quasi uno statuto dell’esistere umano, una norma dettata dalla sua stessa indole, per la quale sottrarsi alla dimensione della relazionalità non solo significa andare incontro ad una aridità ontologica ed esistenziale ma, ancor più, morire all’ideale stesso di uomo, alienando una di quelle componenti che rende tale l’essere umano, elevando il suo essere a quel mistero affascinante che egli stesso, dagli albori della sua esistenza, anela a conoscere e a rivelare più di qualsiasi altra cosa. Il soggetto che prende forma, si caratterizza, si emancipa e si determina per mezzo delle esperienze, delle emozioni e, soprattutto, delle relazioni che attraversano la sua esistenza.L’altro è una risorsa impareggiabile fonte di confronto e di stimolo, in tutte le stagioni dell’umana esistenza, ma tuttavia è necessario che la persona ascenda prioritariamente alla piena consapevolezza di sé, alla sua essenza più autentica, il proprium, l’identità di essere singolare, unico ed irripetibile. Queste acquisizioni, ovviamente, non portano la persona ad isolarsi come una “monade”, anzi all’opposto ascendendo all’essenza più autentica la persona incontra gli altri e vi si relaziona in maniera diversa, più autentica, positiva e progettuale. Proprio distinguendosi dagli altri la persona non confonde più le istanze proprie con quelle dell’altro, si pensi ad esempio alle dinamiche psicologiche di “proiezione” e di “spostamento”, ma agisce maieuticamente il riconoscimento: ovvero, riconoscendo, autenticamente, se stessa nella sua identità la persona riconosce anche l’altro nelle sue peculiari caratteristiche che lo rendono persona.Possiamo indicare il bisogno del riconoscimento come esigenza fondamentale dell’esistenza, secondaria forse, solo all’istinto di autoconservazione. Ciascuna soggettività, per poter crescere e svilupparsi armonicamente, ha bisogno di essere riconosciuta nelle sue caratteristiche e peculiarità. Il soggetto nella sua dimensione originaria è continuamente attraversato dall’alterità e proprio grazie a queste continue simmetrie di riconoscimento può ascendere, alla sua natura più autentica, quella di persona unicaed irripetibile. Dobbiamo poi considerare parlando di riconoscimento almeno due aspetti principali che declinano questa fondamentale categoria pedagogica, una dimensione personale del riconoscimento, di cui abbiamo già accennato, e un secondo paradigma che, insieme al primo in maniera sinergica e complementare caratterizza, influenza e rende possibile il riconoscimento, la sua natura sociale che insieme alla dimensione soggettiva connotano questo fenomeno. Il riconoscimento rappresenta una categoria radicale non solo dell’educazione e del pedagogico ma dell’intera esistenza umana, a partire dal linguaggio come elemento originario della persona attraverso cui continuamente esperisce il mondo della vita insieme agli altri.Identità e riconoscimento sono due elementi differenti che tuttavia divengono complementari, nel senso che il riconoscimento diviene una funzione simmetrica della stessa identità personale, nei termini che la stessa identità diviene concreta e reale solo attraverso il riconoscimento. Nel riconoscersi le persone si aprono aglialtri nella propria identità e questa costitutiva apertura viene accolta e restituita dalle altre persone che a loro volta si aprono alla reciprocità della relazione in maniera reale e autentica. Il riconoscimento è strettamentelegato all’identità come condizione fondante della sua stessa sussistenza, sono persona anche perché sono riconosciuta come tale. In conclusione, il riconoscimento apre la soggettività all’alterità fino alla condivisione profonda dell’autocoscienza, riconoscere l’altro implica anche l’accoglierlo e rispettarlo nelle sue peculiarità e caratteristiche, conferendogli la dignità di soggetto e lo stesso statuto morale che grazie a lui riesco ad attribuire a me stesso. Il riconoscimento è quindi un processo che nasce nell’etica del rispetto dell’altro, degli altri, come di se stesso, fondamento stesso della civile convivenza.

Educazione e persona nella complessità. Itinerari di pedagogia interculturale tra identità, alterità e riconoscimento

BOSSIO, Francesco
2013-01-01

Abstract

L’uomo non vive e non agisce mai da solo, ma è strutturalmente orientato al rapporto con gli altri, anzi, è proprio in questo rapporto che il soggetto realizza pienamente la propria personalità e la propria natura.Parlare di pedagogia interculturale in una società come la nostra dominata dalla globalizzazione, dal relativismo e dalla reificazione vuol dire necessariamente confrontarsi con ciò che l’uomo è, con la sua identità, riflettere sulle possibilità di incontro, di confronto e di riconoscimento, analizzare le istanze educative che possono, concretamente, condurci verso una società plurale e democratica. L’incidenza dell’altro, nel costituirsi dell’io, è quasi uno statuto dell’esistere umano, una norma dettata dalla sua stessa indole, per la quale sottrarsi alla dimensione della relazionalità non solo significa andare incontro ad una aridità ontologica ed esistenziale ma, ancor più, morire all’ideale stesso di uomo, alienando una di quelle componenti che rende tale l’essere umano, elevando il suo essere a quel mistero affascinante che egli stesso, dagli albori della sua esistenza, anela a conoscere e a rivelare più di qualsiasi altra cosa. Il soggetto che prende forma, si caratterizza, si emancipa e si determina per mezzo delle esperienze, delle emozioni e, soprattutto, delle relazioni che attraversano la sua esistenza.L’altro è una risorsa impareggiabile fonte di confronto e di stimolo, in tutte le stagioni dell’umana esistenza, ma tuttavia è necessario che la persona ascenda prioritariamente alla piena consapevolezza di sé, alla sua essenza più autentica, il proprium, l’identità di essere singolare, unico ed irripetibile. Queste acquisizioni, ovviamente, non portano la persona ad isolarsi come una “monade”, anzi all’opposto ascendendo all’essenza più autentica la persona incontra gli altri e vi si relaziona in maniera diversa, più autentica, positiva e progettuale. Proprio distinguendosi dagli altri la persona non confonde più le istanze proprie con quelle dell’altro, si pensi ad esempio alle dinamiche psicologiche di “proiezione” e di “spostamento”, ma agisce maieuticamente il riconoscimento: ovvero, riconoscendo, autenticamente, se stessa nella sua identità la persona riconosce anche l’altro nelle sue peculiari caratteristiche che lo rendono persona.Possiamo indicare il bisogno del riconoscimento come esigenza fondamentale dell’esistenza, secondaria forse, solo all’istinto di autoconservazione. Ciascuna soggettività, per poter crescere e svilupparsi armonicamente, ha bisogno di essere riconosciuta nelle sue caratteristiche e peculiarità. Il soggetto nella sua dimensione originaria è continuamente attraversato dall’alterità e proprio grazie a queste continue simmetrie di riconoscimento può ascendere, alla sua natura più autentica, quella di persona unicaed irripetibile. Dobbiamo poi considerare parlando di riconoscimento almeno due aspetti principali che declinano questa fondamentale categoria pedagogica, una dimensione personale del riconoscimento, di cui abbiamo già accennato, e un secondo paradigma che, insieme al primo in maniera sinergica e complementare caratterizza, influenza e rende possibile il riconoscimento, la sua natura sociale che insieme alla dimensione soggettiva connotano questo fenomeno. Il riconoscimento rappresenta una categoria radicale non solo dell’educazione e del pedagogico ma dell’intera esistenza umana, a partire dal linguaggio come elemento originario della persona attraverso cui continuamente esperisce il mondo della vita insieme agli altri.Identità e riconoscimento sono due elementi differenti che tuttavia divengono complementari, nel senso che il riconoscimento diviene una funzione simmetrica della stessa identità personale, nei termini che la stessa identità diviene concreta e reale solo attraverso il riconoscimento. Nel riconoscersi le persone si aprono aglialtri nella propria identità e questa costitutiva apertura viene accolta e restituita dalle altre persone che a loro volta si aprono alla reciprocità della relazione in maniera reale e autentica. Il riconoscimento è strettamentelegato all’identità come condizione fondante della sua stessa sussistenza, sono persona anche perché sono riconosciuta come tale. In conclusione, il riconoscimento apre la soggettività all’alterità fino alla condivisione profonda dell’autocoscienza, riconoscere l’altro implica anche l’accoglierlo e rispettarlo nelle sue peculiarità e caratteristiche, conferendogli la dignità di soggetto e lo stesso statuto morale che grazie a lui riesco ad attribuire a me stesso. Il riconoscimento è quindi un processo che nasce nell’etica del rispetto dell’altro, degli altri, come di se stesso, fondamento stesso della civile convivenza.
2013
978-88-6464-214-7
educazione persona complessità; educazione e pedagogia interculturale; identità alterità riconoscimento
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/166614
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