Nella comunicazione verbale l’ascoltatore riveste un ruolo attivo, interpretativo e ricostruttivo. I soggetti “vedenti” nel corso delle conversazioni faccia a faccia traggono enormi vantaggi per la percezione e la corretta interpretazione del parlato dai tratti para-linguistici, ovvero gesti e movimenti del corpo ai quali si affida parte del proprio intento comunicativo come ad esempio l’osservazione del movimento labiale, elemento utile soprattutto nella comprensione del parlato in ambiente rumoroso. Si può ipotizzare che soggetti non vedenti, ovvero privi della possibilità di avvalersi di ogni elemento visivo nella percezione del parlato, abbiano quasi certamente sviluppato sensibilità e capacità interpretativo-ricostruttive compensative. Quest’affermazione trova riscontro anche in recenti studi condotti nel campo delle neuroscienze sul tema della plasticità neuronale nei ciechi: una specifica area sensoriale del cervello umano è capace di adottare una nuova funzione, se privata del tutto o in buona parte del suo normale stimolo sensoriale. Ad esempio in soggetti nati ciechi o che comunque lo sono diventati in giovanissima età, le aree cerebrali visive risultano disponibili alla codificazione di stimoli provenienti da altri canali sensoriali, come ad esempio quello uditivo (Rokem & Ahissar, 2009). Il presente lavoro si propone di verificare l’ipotesi di una reale maggiore competenza nella percezione linguistica nei non vedenti, attraverso due esperimenti percettivi di trascrizione di segnale sonoro somministrati ad un gruppo di ascoltatori non vedenti ed un gruppo di controllo formato da soggetti normovedenti.
Il deficit visivo come competenza nella percezione linguistica: uno studio pilota
ROMITO, Luciano;
2011-01-01
Abstract
Nella comunicazione verbale l’ascoltatore riveste un ruolo attivo, interpretativo e ricostruttivo. I soggetti “vedenti” nel corso delle conversazioni faccia a faccia traggono enormi vantaggi per la percezione e la corretta interpretazione del parlato dai tratti para-linguistici, ovvero gesti e movimenti del corpo ai quali si affida parte del proprio intento comunicativo come ad esempio l’osservazione del movimento labiale, elemento utile soprattutto nella comprensione del parlato in ambiente rumoroso. Si può ipotizzare che soggetti non vedenti, ovvero privi della possibilità di avvalersi di ogni elemento visivo nella percezione del parlato, abbiano quasi certamente sviluppato sensibilità e capacità interpretativo-ricostruttive compensative. Quest’affermazione trova riscontro anche in recenti studi condotti nel campo delle neuroscienze sul tema della plasticità neuronale nei ciechi: una specifica area sensoriale del cervello umano è capace di adottare una nuova funzione, se privata del tutto o in buona parte del suo normale stimolo sensoriale. Ad esempio in soggetti nati ciechi o che comunque lo sono diventati in giovanissima età, le aree cerebrali visive risultano disponibili alla codificazione di stimoli provenienti da altri canali sensoriali, come ad esempio quello uditivo (Rokem & Ahissar, 2009). Il presente lavoro si propone di verificare l’ipotesi di una reale maggiore competenza nella percezione linguistica nei non vedenti, attraverso due esperimenti percettivi di trascrizione di segnale sonoro somministrati ad un gruppo di ascoltatori non vedenti ed un gruppo di controllo formato da soggetti normovedenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.