La struttura portante del sistema economico e produttivo italiano è rappresentata dalle imprese di piccole e medie dimensioni: il 95% degli oltre 4,4 milioni di imprese attive nel 2010 è costituito da micro-imprese (meno di 10 addetti) e solo lo 0,1% impiega più di 250 addetti. Le microimprese rappresentano il 47,8% degli addetti e il 31,1% del valore aggiunto realizzato, mentre nelle grandi imprese (con almeno 250 addetti) si concentrano il 19,0% degli addetti e il 31,9% del valore aggiunto. Le Pmi, tuttavia, presentano insufficienti livelli di competitività dovuti, principalmente, alla loro ridotta capacità di fare innovazione e di penetrare i mercati internazionali.Tali limiti possono essere superati, oltre che attraverso processi di crescita dimensionale, anche attraverso l’attivazione di relazioni con altre imprese. Il modello organizzativo della rete consente ad un insieme di Pmi di operare sul mercato con la forza di un’azienda di medio-grandi dimensioni. Il legislatore, disciplinando le reti di imprese, ha permesso la formalizzazione delle numerose reti di imprese preesistenti e sottolineato la strategicità di tale modello organizzativo incentivando la costituzione di nuove reti. Attraverso il contratto di rete, le imprese, anche localizzate su territori geograficamente distanti, senza rinunciare alla propria autonomia, possono aggregarsi per condividere conoscenza; realizzare insieme progetti di ricerca e sviluppo, di marketing, di formazione del personale, di internazionalizzazione; condividere risorse professionali.Inoltre, considerati gli effetti positivi della partecipazione alla rete sulle performance economiche (aumento del fatturato, aumento degli investimenti, riduzione dei costi), le imprese organizzate in rete possono vedere migliorare il loro merito di credito rispetto alle imprese che operano isolatamente riducendo i rischi di razionamento del credito, accentuati dall’attuale situazione di crisi e dall’applicazione dei parametri di Basilea 2 e 3. Occorre, tuttavia, sottolineare che la rete costituisce un efficace strumento per incrementare la competitività e/o la capacità innovativa delle Pmi se essa favorisce la produzione e lo scambio di conoscenze e consente alle imprese partner di ampliare il mercato di riferimento. Sotto tali condizioni, la rete può rappresentare una delle migliori soluzioni al problema dimensionale del nostro sistema economico in quanto si è osservato che, spesso, la rete si trasforma in gruppo di imprese.

Strategie di collaborazione tra imprese: le reti

RICCIARDI, Antonio
2014-01-01

Abstract

La struttura portante del sistema economico e produttivo italiano è rappresentata dalle imprese di piccole e medie dimensioni: il 95% degli oltre 4,4 milioni di imprese attive nel 2010 è costituito da micro-imprese (meno di 10 addetti) e solo lo 0,1% impiega più di 250 addetti. Le microimprese rappresentano il 47,8% degli addetti e il 31,1% del valore aggiunto realizzato, mentre nelle grandi imprese (con almeno 250 addetti) si concentrano il 19,0% degli addetti e il 31,9% del valore aggiunto. Le Pmi, tuttavia, presentano insufficienti livelli di competitività dovuti, principalmente, alla loro ridotta capacità di fare innovazione e di penetrare i mercati internazionali.Tali limiti possono essere superati, oltre che attraverso processi di crescita dimensionale, anche attraverso l’attivazione di relazioni con altre imprese. Il modello organizzativo della rete consente ad un insieme di Pmi di operare sul mercato con la forza di un’azienda di medio-grandi dimensioni. Il legislatore, disciplinando le reti di imprese, ha permesso la formalizzazione delle numerose reti di imprese preesistenti e sottolineato la strategicità di tale modello organizzativo incentivando la costituzione di nuove reti. Attraverso il contratto di rete, le imprese, anche localizzate su territori geograficamente distanti, senza rinunciare alla propria autonomia, possono aggregarsi per condividere conoscenza; realizzare insieme progetti di ricerca e sviluppo, di marketing, di formazione del personale, di internazionalizzazione; condividere risorse professionali.Inoltre, considerati gli effetti positivi della partecipazione alla rete sulle performance economiche (aumento del fatturato, aumento degli investimenti, riduzione dei costi), le imprese organizzate in rete possono vedere migliorare il loro merito di credito rispetto alle imprese che operano isolatamente riducendo i rischi di razionamento del credito, accentuati dall’attuale situazione di crisi e dall’applicazione dei parametri di Basilea 2 e 3. Occorre, tuttavia, sottolineare che la rete costituisce un efficace strumento per incrementare la competitività e/o la capacità innovativa delle Pmi se essa favorisce la produzione e lo scambio di conoscenze e consente alle imprese partner di ampliare il mercato di riferimento. Sotto tali condizioni, la rete può rappresentare una delle migliori soluzioni al problema dimensionale del nostro sistema economico in quanto si è osservato che, spesso, la rete si trasforma in gruppo di imprese.
2014
9788891711748
Pmi - reti di imprese
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/169515
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