L’intervento pone l’attenzione sul concetto di paesaggio turistico, o meglio sul modo di interpretare ed utilizzare il paesaggio come risorsa culturale ed economica e come primario elemento per lo sviluppo turistico di un territorio. Il concetto non si limita a considerare il paesaggio turistico, come lo “spazio del turismo “ solo nella mera eccezione dell’ambito fisico (geografico - territoriale) ma anche in quello di ambito sociale e culturale, il nucleo entro cui, è possibile concretizzare e svolgere una fra le più rilevanti attività dell’uomo e non uno spazio sterile. La riflessione parte dalle difficoltà di definizione del paesaggio e dalla possibilità di trovare una via di uscita al problema riconoscendo l’utilità di valutare i paesaggi in funzione dei criteri della percezione e del valore d’uso degli stessi. Se considerassimo i paesaggi nella mera eccezione della visione intangibile non potremmo parlare di consumo, ma poiché in essi avviene la produzione di servizi in relazione agli specifici usi che in particolare se ne fa dei luoghi ecco che attraverso il loro consumo avviene anche il consumo attivo dei luoghi.Il paesaggio, di fatto, ha valenze e vocazioni che, se non rispettate, producono effetti forzati sia dal punto di vista estetico che da quello economico. E’ per queste ragioni che lo spazio del turismo ed i relativi paesaggi turistici presentano sovente discrepanze, anche rilevanti, fra l’esistente e le situazioni osservate. Il limite di questa visione che, a nostro avviso, andrebbe sempre tenuto in rilevante considerazione, è che il prodotto turistico, a differenza di quello industriale, è sempre strettamente associato al territorio. La produzione industriale può cambiare, riorganizzarsi e riprogrammarsi, mantenendo lo stesso stabilimento o spostandolo anche fisicamente in un altro luogo e producendo qualcosa di completamente diverso da ciò che produceva prima, appena lo ritiene indispensabile. Nel caso del superamento di un prodotto turistico succede qualcosa di più complesso, ma le conseguenze più evidenti sono le tracce talvolta indelebili che lascia sul territorio e sulla organizzazione economica e sociale delle popolazioni.In maniera più diretta diciamo che il confezionamento e la commercializzazione di un prodotto turistico può avvenire ovunque ma, poiché il prodotto è sempre collegato ad un territorio (se pure l’immagine di un prodotto può non coincidere con quella del territorio) ed il territorio al fine di presentare al meglio il prodotto deve apportare gli opportuni adattamenti sia fisici che culturali, ne consegue che, almeno dal punto di vista teorico, sarà quasi impossibile non rinvenire sul territorio tracce del suo passato turistico. Ciò significa che quando il prodotto turistico viene ritenuto non più idoneo a soddisfare le esigenze del mercato turistico sparisce dai cataloghi dei tour operators, e con esso anche i luoghi in cui veniva commercializzato.In questa situazione i paesaggi turistici, ossia i territori, perdono la loro funzione produttiva poiché non più collegati ad un prodotto ed al mercato turistico, ma non diventano paesaggi generici bensì paesaggi turistici passivi: è molto triste un luogo o uno spazio turistico in cui è possibile rinvenire tracce di un passato attivamente produttivo, peggio ancora se recente, che ora non lo è più, pur presentando caratteristiche tali che non ne giustificano la perdita della funzione produttiva attiva originaria. L’attenzione ai fini esemplificativi è posta principalmente al territorio calabrese. In questo modo cercheremo di evidenziare come molti paesaggi abbiano subito una grande trasformazione proprio in virtù dello sviluppo del turismo, evolvendosi da pre-turistici in turistici (come nel caso della Calabria per quasi un trentennio), fino alla modificazione prevalente in paesaggi post-turistici.Si sottolineerà come un paesaggio turistico può anche arrivare a non esserlo più, in conseguenza delle difficoltà di adattamento ai mutamenti socio-culturali che caratterizzano il fenomeno turistico, e come, in conseguenza di ciò, restino rovine e macerie che spesso restituiscono paesaggi provvisori, incompleti e precari. Così definiti: a) quello di paesaggio turistico provvisorio, ovvero di paesaggio che può essere turistico, ma in modo occasionale e per un limitato periodo di tempo, e secondo modalità sostanzialmente parassitarie; b) quello di paesaggio turistico incompleto, ovvero di paesaggio turistico che non è in grado di soddisfare, pure avendone le potenzialità, la domanda turistica attuale; c) quello di paesaggio turistico precario, ovvero di paesaggio turistico non in grado di adattarsi e agganciarsi, più stabilmente, alle mutate esigenze turistiche.

Paesaggi turistici e consumo dei luoghi

ROMITA, Tullio;
2008-01-01

Abstract

L’intervento pone l’attenzione sul concetto di paesaggio turistico, o meglio sul modo di interpretare ed utilizzare il paesaggio come risorsa culturale ed economica e come primario elemento per lo sviluppo turistico di un territorio. Il concetto non si limita a considerare il paesaggio turistico, come lo “spazio del turismo “ solo nella mera eccezione dell’ambito fisico (geografico - territoriale) ma anche in quello di ambito sociale e culturale, il nucleo entro cui, è possibile concretizzare e svolgere una fra le più rilevanti attività dell’uomo e non uno spazio sterile. La riflessione parte dalle difficoltà di definizione del paesaggio e dalla possibilità di trovare una via di uscita al problema riconoscendo l’utilità di valutare i paesaggi in funzione dei criteri della percezione e del valore d’uso degli stessi. Se considerassimo i paesaggi nella mera eccezione della visione intangibile non potremmo parlare di consumo, ma poiché in essi avviene la produzione di servizi in relazione agli specifici usi che in particolare se ne fa dei luoghi ecco che attraverso il loro consumo avviene anche il consumo attivo dei luoghi.Il paesaggio, di fatto, ha valenze e vocazioni che, se non rispettate, producono effetti forzati sia dal punto di vista estetico che da quello economico. E’ per queste ragioni che lo spazio del turismo ed i relativi paesaggi turistici presentano sovente discrepanze, anche rilevanti, fra l’esistente e le situazioni osservate. Il limite di questa visione che, a nostro avviso, andrebbe sempre tenuto in rilevante considerazione, è che il prodotto turistico, a differenza di quello industriale, è sempre strettamente associato al territorio. La produzione industriale può cambiare, riorganizzarsi e riprogrammarsi, mantenendo lo stesso stabilimento o spostandolo anche fisicamente in un altro luogo e producendo qualcosa di completamente diverso da ciò che produceva prima, appena lo ritiene indispensabile. Nel caso del superamento di un prodotto turistico succede qualcosa di più complesso, ma le conseguenze più evidenti sono le tracce talvolta indelebili che lascia sul territorio e sulla organizzazione economica e sociale delle popolazioni.In maniera più diretta diciamo che il confezionamento e la commercializzazione di un prodotto turistico può avvenire ovunque ma, poiché il prodotto è sempre collegato ad un territorio (se pure l’immagine di un prodotto può non coincidere con quella del territorio) ed il territorio al fine di presentare al meglio il prodotto deve apportare gli opportuni adattamenti sia fisici che culturali, ne consegue che, almeno dal punto di vista teorico, sarà quasi impossibile non rinvenire sul territorio tracce del suo passato turistico. Ciò significa che quando il prodotto turistico viene ritenuto non più idoneo a soddisfare le esigenze del mercato turistico sparisce dai cataloghi dei tour operators, e con esso anche i luoghi in cui veniva commercializzato.In questa situazione i paesaggi turistici, ossia i territori, perdono la loro funzione produttiva poiché non più collegati ad un prodotto ed al mercato turistico, ma non diventano paesaggi generici bensì paesaggi turistici passivi: è molto triste un luogo o uno spazio turistico in cui è possibile rinvenire tracce di un passato attivamente produttivo, peggio ancora se recente, che ora non lo è più, pur presentando caratteristiche tali che non ne giustificano la perdita della funzione produttiva attiva originaria. L’attenzione ai fini esemplificativi è posta principalmente al territorio calabrese. In questo modo cercheremo di evidenziare come molti paesaggi abbiano subito una grande trasformazione proprio in virtù dello sviluppo del turismo, evolvendosi da pre-turistici in turistici (come nel caso della Calabria per quasi un trentennio), fino alla modificazione prevalente in paesaggi post-turistici.Si sottolineerà come un paesaggio turistico può anche arrivare a non esserlo più, in conseguenza delle difficoltà di adattamento ai mutamenti socio-culturali che caratterizzano il fenomeno turistico, e come, in conseguenza di ciò, restino rovine e macerie che spesso restituiscono paesaggi provvisori, incompleti e precari. Così definiti: a) quello di paesaggio turistico provvisorio, ovvero di paesaggio che può essere turistico, ma in modo occasionale e per un limitato periodo di tempo, e secondo modalità sostanzialmente parassitarie; b) quello di paesaggio turistico incompleto, ovvero di paesaggio turistico che non è in grado di soddisfare, pure avendone le potenzialità, la domanda turistica attuale; c) quello di paesaggio turistico precario, ovvero di paesaggio turistico non in grado di adattarsi e agganciarsi, più stabilmente, alle mutate esigenze turistiche.
2008
88-89317-03-5
paesaggio; consumo dei luoghi; turismo sostenibile
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/170203
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