Lo sviluppo comunicativo del bambino nel primo anno di vita è stato oggetto di numerosi studi che focalizzano la loro attenzione sull’osservazione delle interazioni fra madre e bambino (Schaffer, 1971; Papousek e Papousek, 1977; Trevarthen, 1979; 1993). A partire dagli anni ‘70 ‘80 molti autori (Bruner, Fogel, Kaye, Papousek e Papousek, Schaffer, Stern e Trevarthen) hanno messo in evidenza che, dai primi giorni di vita, il bambino presenta un’organizzazione transitoria nei comportamenti ed è capace di interagire con chi si prende cura di lui e di imitare le espressioni facciali e vocali. Da un lato Kaye (1977) e Bruner (1977; 1983) ritengono che inizialmente sia la madre a guidare e rendere possibili queste interazioni grazie alla sua capacità di adattarsi ai ritmi e ai comportamenti del bambino e attribuire loro un significato, mentre Trevarthen (1977; 1979) ipotizza l’esistenza di una serie di competenze emotivo sociali innate e la capacità, già nel secondo mese di vita, per il bambino, di essere un partner attivamente coinvolto e influente sull’interazione. Tali ricerche accentuano l’aspetto emotivo della comunicazione madre-bambino e dimostrano che i bambini, fin dai due mesi di vita, hanno capacità comunicative e sono parte attiva nella relazione con la madre. Tra il terzo e il quarto mese la comunicazione faccia-a-faccia, caratterizzata da un’attenzione privilegiata verso il volto materno, decresce gradualmente perché il bambino, da un lato, predilige giochi interpersonali caratterizzati da rapide variazioni di ritmo, formazione di aspettative, intense emozioni; dall’altro, grazie allo sviluppo del sistema visivo e al coordinamento con il sistema motorio, si interessa sempre più al mondo esterno e cerca di toccare, afferrare e manipolare gli oggetti.

Lo sviluppo comunicativo

TENUTA, Flaviana;COSTABILE, Angela
2012-01-01

Abstract

Lo sviluppo comunicativo del bambino nel primo anno di vita è stato oggetto di numerosi studi che focalizzano la loro attenzione sull’osservazione delle interazioni fra madre e bambino (Schaffer, 1971; Papousek e Papousek, 1977; Trevarthen, 1979; 1993). A partire dagli anni ‘70 ‘80 molti autori (Bruner, Fogel, Kaye, Papousek e Papousek, Schaffer, Stern e Trevarthen) hanno messo in evidenza che, dai primi giorni di vita, il bambino presenta un’organizzazione transitoria nei comportamenti ed è capace di interagire con chi si prende cura di lui e di imitare le espressioni facciali e vocali. Da un lato Kaye (1977) e Bruner (1977; 1983) ritengono che inizialmente sia la madre a guidare e rendere possibili queste interazioni grazie alla sua capacità di adattarsi ai ritmi e ai comportamenti del bambino e attribuire loro un significato, mentre Trevarthen (1977; 1979) ipotizza l’esistenza di una serie di competenze emotivo sociali innate e la capacità, già nel secondo mese di vita, per il bambino, di essere un partner attivamente coinvolto e influente sull’interazione. Tali ricerche accentuano l’aspetto emotivo della comunicazione madre-bambino e dimostrano che i bambini, fin dai due mesi di vita, hanno capacità comunicative e sono parte attiva nella relazione con la madre. Tra il terzo e il quarto mese la comunicazione faccia-a-faccia, caratterizzata da un’attenzione privilegiata verso il volto materno, decresce gradualmente perché il bambino, da un lato, predilige giochi interpersonali caratterizzati da rapide variazioni di ritmo, formazione di aspettative, intense emozioni; dall’altro, grazie allo sviluppo del sistema visivo e al coordinamento con il sistema motorio, si interessa sempre più al mondo esterno e cerca di toccare, afferrare e manipolare gli oggetti.
2012
978-88-6709-033-4
comunicazione non verbale; Intersoggettività Primaria e Secondaria; Attenzione congiunta
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/171288
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