Un itinerario attraverso la riflessione di Whitehead sulla scienza della natura e sulla filosofia della mente e del linguaggio risulta assai interessante rispetto ai nostri problemi odierni, si pensi, ad esempio, alla sua contestualizzazione percettiva del riferimento simbolico in connessione con i processi cognitivi e le azioni del soggetto per spiegare come: "the world disclosed in sense perception is a common world, trascending the individual recipient" (Science and Modern World, cap. V). In particolare, nella riflessione ontologica di Whitehead il processo e l’evento sono senz’altro le prospettive dominanti, ma c’è un altro aspetto che ci appare meritevole di attenzione ed è quello della costruzione degli oggetti collocati da Whitehead in una classificazione articolata e ‘gerarchica’ poiché egli ritiene che ogni conoscenza sia ‘discriminazione cosciente di oggetti sperimentati’. Alla base della sua classificazione stanno gli oggetti ‘sensibili’ ossia colti direttamente dai sensi. Vengono poi quelli ‘percepibili’, ossia che sono appresi indirettamente e che richiedono un’attività di giudizio e di immaginazione. Vengono poi le idee ossia gli oggetti delle scienze che non sono più continua vaghi e frammentari, ma sono un modo di ritagliare una ‘figura’ nel flusso del sensibile, un modo arbitrario, e, quindi, in principio, illimitato, secondo il modello semiotico che tanta parte ha nella riflessione di Whitehead. La nozione di oggetto scientifico è un problema su cui, più o meno in quegli stessi anni, l’epistemologia francese lavora con Bachelard individuando per questi oggetti una marcata connotazione sociale. Per Whitehead, nel corso di questa operazione di costruzione la scienza si trova a doversi confrontare con gli ‘inganni’ del senso comune per organizzare i suoi oggetti secondo principi di astrazione, pur raccogliendo la sfida di un monismo ontologico i cui elementi sono situati su una linea di continuità che va dalla realtà fisica macroscopica fino ai più complessi fenomeni psichici: dalla percezione ai sentimenti, dalle emozioni alle pulsioni, dai significati ai pensieri ossia ad elementi, ancora una volta, di un ‘mondo comune’. Su questa linea l’ontologia di Whiteahead ci appare ancora oggi suggestiva e interessante egli è, infatti, un esempio fecondo delle possibili interazioni tra il logicismo e le più diverse suggestioni della cultura europea e statunitense.

L’ontologia di Whitehead tra oggetti ed eventi

STANCATI, Claudia
2014-01-01

Abstract

Un itinerario attraverso la riflessione di Whitehead sulla scienza della natura e sulla filosofia della mente e del linguaggio risulta assai interessante rispetto ai nostri problemi odierni, si pensi, ad esempio, alla sua contestualizzazione percettiva del riferimento simbolico in connessione con i processi cognitivi e le azioni del soggetto per spiegare come: "the world disclosed in sense perception is a common world, trascending the individual recipient" (Science and Modern World, cap. V). In particolare, nella riflessione ontologica di Whitehead il processo e l’evento sono senz’altro le prospettive dominanti, ma c’è un altro aspetto che ci appare meritevole di attenzione ed è quello della costruzione degli oggetti collocati da Whitehead in una classificazione articolata e ‘gerarchica’ poiché egli ritiene che ogni conoscenza sia ‘discriminazione cosciente di oggetti sperimentati’. Alla base della sua classificazione stanno gli oggetti ‘sensibili’ ossia colti direttamente dai sensi. Vengono poi quelli ‘percepibili’, ossia che sono appresi indirettamente e che richiedono un’attività di giudizio e di immaginazione. Vengono poi le idee ossia gli oggetti delle scienze che non sono più continua vaghi e frammentari, ma sono un modo di ritagliare una ‘figura’ nel flusso del sensibile, un modo arbitrario, e, quindi, in principio, illimitato, secondo il modello semiotico che tanta parte ha nella riflessione di Whitehead. La nozione di oggetto scientifico è un problema su cui, più o meno in quegli stessi anni, l’epistemologia francese lavora con Bachelard individuando per questi oggetti una marcata connotazione sociale. Per Whitehead, nel corso di questa operazione di costruzione la scienza si trova a doversi confrontare con gli ‘inganni’ del senso comune per organizzare i suoi oggetti secondo principi di astrazione, pur raccogliendo la sfida di un monismo ontologico i cui elementi sono situati su una linea di continuità che va dalla realtà fisica macroscopica fino ai più complessi fenomeni psichici: dalla percezione ai sentimenti, dalle emozioni alle pulsioni, dai significati ai pensieri ossia ad elementi, ancora una volta, di un ‘mondo comune’. Su questa linea l’ontologia di Whiteahead ci appare ancora oggi suggestiva e interessante egli è, infatti, un esempio fecondo delle possibili interazioni tra il logicismo e le più diverse suggestioni della cultura europea e statunitense.
2014
978-88-372-2740-1
Ontologia; Teoria degli oggetti; Senso comune e scienza
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/172231
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