La filosofia ha bisogno della psicoanalisi. Non nel senso che la filosofia debba essere psicoanalizzata, piuttosto nel senso che la filosofia, e quella italiana in particolare, ha bisogno di lasciare entrare in campo l’ipotesi fortissima che la natura umana è segnata dal linguaggio. La psicoanalisi è infatti quel sapere e quella cura che parte da questa consapevolezza. L’animale umano parla, e questo parlare ne modifica la fisiologia. La psicoanalisi mette in campo l’idea che la nostra natura, la nostra caratteristica biologica distintiva, è il linguaggio. Questo significa che ogni nostro pensiero, ogni nostra azione, ogni nostro desiderio, il nostro stesso funzionamento corporeo, è comunque marchiato dalla parola. È difficile anche solo immaginare le conseguenze di questa premessa biologica: un corpo da mammifero, con la fisiologia e la psicologia di un mammifero, che però ospita al suo interno quella che Freud chiamava, nell’Interpretazione dei sogni, una «fabbrica di pensieri». Una «fabbrica» che inesorabilmente produce fantasie, desideri, incubi, sogni, speranze. Da un lato un corpo, e cioè un metabolismo animale, dall’altro un dispositivo che continuamente lancia quello stesso corpo oltre sé stesso, al di fuori, nel mondo fantasmatico delle rappresentazioni. Ma anche la psicoanalisi, reciprocamente, ha bisogno della filosofia. Essa si trova, in effetti, di fronte ad un bivio, teorico e quindi immediatamente pratico: forse mai come in questi ultimi anni, oltre ad essere attaccata dall’esterno come sapere superato, antiscientifico, se non perfino fraudolento, dall’interno è messa in crisi dalla tentazione, peraltro presente ab origine e costantemente combattuta da Freud, di appiattirsi su altre discipline o pratiche teoriche (psicologia, biologia, neuroscienze, ermeneutica, storia, la stessa filosofia etc.) e su altri metodi, di diluire la propria specificità sperando così di consolidarne le basi, ma rinunciando di fatto al proprio posto nella comunità scientifica e perfino al proprio oggetto, l’inconscio sessuale. A partire da questo retroterra teorico vorremmo che si considerassero le iniziative del Centro Studi Filosofia e Psicoanalisi dell’Università della Calabria, che il 21 e 22 maggio del 2011, ad Arcavacata di Rende, ha organizzato il convegno “Corpo, linguaggio e psicoanalisi”, di cui questo libro propone gli atti. Altri ne seguiranno.

Corpo, linguaggio e psicoanalisi

CIMATTI, Felice;
2013-01-01

Abstract

La filosofia ha bisogno della psicoanalisi. Non nel senso che la filosofia debba essere psicoanalizzata, piuttosto nel senso che la filosofia, e quella italiana in particolare, ha bisogno di lasciare entrare in campo l’ipotesi fortissima che la natura umana è segnata dal linguaggio. La psicoanalisi è infatti quel sapere e quella cura che parte da questa consapevolezza. L’animale umano parla, e questo parlare ne modifica la fisiologia. La psicoanalisi mette in campo l’idea che la nostra natura, la nostra caratteristica biologica distintiva, è il linguaggio. Questo significa che ogni nostro pensiero, ogni nostra azione, ogni nostro desiderio, il nostro stesso funzionamento corporeo, è comunque marchiato dalla parola. È difficile anche solo immaginare le conseguenze di questa premessa biologica: un corpo da mammifero, con la fisiologia e la psicologia di un mammifero, che però ospita al suo interno quella che Freud chiamava, nell’Interpretazione dei sogni, una «fabbrica di pensieri». Una «fabbrica» che inesorabilmente produce fantasie, desideri, incubi, sogni, speranze. Da un lato un corpo, e cioè un metabolismo animale, dall’altro un dispositivo che continuamente lancia quello stesso corpo oltre sé stesso, al di fuori, nel mondo fantasmatico delle rappresentazioni. Ma anche la psicoanalisi, reciprocamente, ha bisogno della filosofia. Essa si trova, in effetti, di fronte ad un bivio, teorico e quindi immediatamente pratico: forse mai come in questi ultimi anni, oltre ad essere attaccata dall’esterno come sapere superato, antiscientifico, se non perfino fraudolento, dall’interno è messa in crisi dalla tentazione, peraltro presente ab origine e costantemente combattuta da Freud, di appiattirsi su altre discipline o pratiche teoriche (psicologia, biologia, neuroscienze, ermeneutica, storia, la stessa filosofia etc.) e su altri metodi, di diluire la propria specificità sperando così di consolidarne le basi, ma rinunciando di fatto al proprio posto nella comunità scientifica e perfino al proprio oggetto, l’inconscio sessuale. A partire da questo retroterra teorico vorremmo che si considerassero le iniziative del Centro Studi Filosofia e Psicoanalisi dell’Università della Calabria, che il 21 e 22 maggio del 2011, ad Arcavacata di Rende, ha organizzato il convegno “Corpo, linguaggio e psicoanalisi”, di cui questo libro propone gli atti. Altri ne seguiranno.
2013
978-88-7462-422-5
Linguaggio; Corpo; Psicoanalisi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/174463
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