After a few observations regarding the difficult relationship between improvisation and music analysis, the Author concentrates on the analytical method presented by Nicolas Ruwet in 1966. To use this method in the study of great jazz player solos, it is necessary to change some of the basic criteria, as to better suit them to a music genre that is founded on continuous and extemporaneous variation. The article analyses the solo parts of Enrico Rava in Fine and Dandy and of Chet Baker in Happy Little Sunbeam. We can trace two prevailing stylistic attitudes: the use of stronger and personal melodic inspirations (licks) and the use of melodic fragments belonging to the "baggage" of good technical improviser (patterns). «In just one improvised solo, licks represent the personal intuitive contribution that stems from the musicians studies and personal experiences, while patterns are the result of stylistic aspects inherited from the great musicians of the past. These two elements are essential in jazz improvisation: their presence and the different ways of using them have contributed in characterizing not only the styles of great jazz musicians, but also the meaning and the importance of improvisation within the track. These two elements have the power of transforming these formal areas into the central aesthetic moment of a performance.» (p. 59)

Dopo una introduzione dedicata ad alcune osservazioni riguardanti il difficile rapporto tra improvvisazione e analisi musicale, l'Autore si concentra sul metodo analitico proposto da Nicolas Ruwet nel 1966 individuandone gli aspetti essenziali e le possibili applicazioni alle canzoni del repertorio afroamericano. Osservando che la ricerca delle "identità" in una improvvisazione jazzistica deve essere contestualizzata all'interno di uno stile che non prevede generalmente ripetizioni letterali, occorre modificare dall'interno alcuni criteri di base del metodo di Ruwet per poterlo rendere sufficientemente flessibile e applicabile all'analisi dei "soli" dei grandi musicisti del jazz afroamericano. Nell'articolo sono approfonditamente analizzate le parti di assolo di Enrico Rava in Fine and Dandy e di Chet Baker in Happy Little Sunbean, dei quali vengono rintracciati due atteggiamenti stilistici prevalenti: l'uso di spunti melodici più marcati e personali (lick) e l'adozione di frammenti melodici appartenenti al "bagaglio" tecnico del buon improvvisatore (pattern). " In un solo improvvisato, lick e pattern rappresentano rispettivamente il contributo individuale e intuitivo del musicista, nonché l’aspetto stilistico ereditato, il patrimonio derivato dallo studio e dall’esperienza personale e collettiva. Essi costituiscono così due elementi essenziali dell’improvvisazione jazzistica: la loro presenza e le diverse modalità del loro utilizzo hanno contribuito a caratterizzare non solo gli stili dei grandi maestri ma anche il significato e l’importanza dell’improvvisazione all’interno di un brano, fino a trasformare queste zone formali nel momento esteticamente centrale di una performance." (p. 59)

Lo studio dell'improvvisazione jazzistica: lick e pattern nei soli di Enrico Rava e Chet Baker

POZZI, Egidio
2006-01-01

Abstract

After a few observations regarding the difficult relationship between improvisation and music analysis, the Author concentrates on the analytical method presented by Nicolas Ruwet in 1966. To use this method in the study of great jazz player solos, it is necessary to change some of the basic criteria, as to better suit them to a music genre that is founded on continuous and extemporaneous variation. The article analyses the solo parts of Enrico Rava in Fine and Dandy and of Chet Baker in Happy Little Sunbeam. We can trace two prevailing stylistic attitudes: the use of stronger and personal melodic inspirations (licks) and the use of melodic fragments belonging to the "baggage" of good technical improviser (patterns). «In just one improvised solo, licks represent the personal intuitive contribution that stems from the musicians studies and personal experiences, while patterns are the result of stylistic aspects inherited from the great musicians of the past. These two elements are essential in jazz improvisation: their presence and the different ways of using them have contributed in characterizing not only the styles of great jazz musicians, but also the meaning and the importance of improvisation within the track. These two elements have the power of transforming these formal areas into the central aesthetic moment of a performance.» (p. 59)
2006
88-548-0488-6
Dopo una introduzione dedicata ad alcune osservazioni riguardanti il difficile rapporto tra improvvisazione e analisi musicale, l'Autore si concentra sul metodo analitico proposto da Nicolas Ruwet nel 1966 individuandone gli aspetti essenziali e le possibili applicazioni alle canzoni del repertorio afroamericano. Osservando che la ricerca delle "identità" in una improvvisazione jazzistica deve essere contestualizzata all'interno di uno stile che non prevede generalmente ripetizioni letterali, occorre modificare dall'interno alcuni criteri di base del metodo di Ruwet per poterlo rendere sufficientemente flessibile e applicabile all'analisi dei "soli" dei grandi musicisti del jazz afroamericano. Nell'articolo sono approfonditamente analizzate le parti di assolo di Enrico Rava in Fine and Dandy e di Chet Baker in Happy Little Sunbean, dei quali vengono rintracciati due atteggiamenti stilistici prevalenti: l'uso di spunti melodici più marcati e personali (lick) e l'adozione di frammenti melodici appartenenti al "bagaglio" tecnico del buon improvvisatore (pattern). " In un solo improvvisato, lick e pattern rappresentano rispettivamente il contributo individuale e intuitivo del musicista, nonché l’aspetto stilistico ereditato, il patrimonio derivato dallo studio e dall’esperienza personale e collettiva. Essi costituiscono così due elementi essenziali dell’improvvisazione jazzistica: la loro presenza e le diverse modalità del loro utilizzo hanno contribuito a caratterizzare non solo gli stili dei grandi maestri ma anche il significato e l’importanza dell’improvvisazione all’interno di un brano, fino a trasformare queste zone formali nel momento esteticamente centrale di una performance." (p. 59)
improvvisazione; Rava; Baker; jazz; ruwet
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/177269
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