I processi erosivi che si esplicano per effetto delle acque di deflusso superficiale e per i movimenti in massa hanno un ruolo determinante nel medio e lungo termine nel modellamento del rilievo, sono inoltre, nel breve termine, responsabili della denudazione per assottigliamento progressivo del suolo. Tale fenomeno, talora impunemente trascurato, può assumere anche nei nostri sistemi geomorfici ritmi ben superiori ai tempi di ricostituzione della “risorsa suolo” costituendo un grave fenomeno di dissesto che preclude molto spesso anche all’affermarsi di processi più profondi ed irreversibili. I danni causati dall’erosione del suolo sono il risultato di una generale perdita di fertilità evidenziata soprattutto attraverso la diminuzione della resa delle colture agrarie. Secondo uno studio a cura della FAO (Pimentel, 2006) l’umanità ottiene più del 99,7% delle calorie alimentari dal suolo, e meno dello 0,3% dagli ecosistemi acquatici. Circa il 50% della superficie terrestre è impiegato in attività agricole: un terzo di questa è sottoposto a coltivazioni, mentre i restanti due terzi sono adibiti a pascolo (USDA, 2001). Si stima che attualmente circa l’80% delle superfici agricole mondiali è sottoposto ad erosione accelerata: il tasso di erosione medio ammonta a circa 30 t/ha/anno con un range di 0,5 – 400 t/ha/anno (Pimentel, 2006). Negli Stati Uniti è stato calcolato (Toy et al, 2002) che circa 23,2 milioni di ettari di terreno coltivabile sono sottoposti ad erosione eccessiva e 20,4 milioni di ettari di terreno classificato come “poco erodibile” registrano tassi di erosione superiori al tasso di erosione del suolo accettabile (Wischmeyer et Smith, 1978). Attualmente in Europa i tassi di erosione medi si attestano attorno alle 10 t/ha/anno, va sottolineato però che i tassi di erosione indotti dalle attività agricole rimangono ben distanti dai tassi di formazione del suolo a partire dalla roccia madre, stimati attorno alle 0,5 – 1 t/ha/anno per le aree agricole (Troeh and Thompson, 1993). Il problema dell’erosione accelerata del suolo assume un’importanza particolare in quei paesi in via di sviluppo, caratterizzati da condizioni ambientali estremamente fragili, scarse risorse finanziarie, infrastrutture poco sviluppate e bassi livelli di istruzione in cui l’agricoltura, praticata su vastissime porzioni di territorio, costituisce una porzione significativa del prodotto interno lordo. L’erosione del suolo in Italia in particolare, ha avuto un picco importante durante gli anni 30’ e 40’ quando una consistente parte del territorio fu convertita in aree agricole. Mentre negli anni 50’ e 60’ l’avventa dell’industrializzazione determinò l’abbandono delle aree agricole con una sensibile riduzione del fenomeno e per conseguenza una riduzione degli apporti solidi da parte dei corsi d’acqua verso la costa e l’innesco dei primi marcati processi di erosione costiera (CNR 1982). Circa il 77% dell’Italia è a rischio di erosione idrica accelerata del suolo prevalentemente dovuta alla conformazione del territorio combinata con l’uso dello stesso. Attualmente sebbene non vi siano stati considerevoli mutamenti del territorio affetto da erosione l’effetto combinato delle colture specializzate e delle tecniche usate per migliorare la produttività agricola ha di fatto aumentato I tassi di erosione del suolo (Torri et. al. 2006). Nonostante studi per la stima dell’erosione del suolo siano stati condotti a scala nazionale fin dagli anni 80’, va messo in evidenza che il quadro conoscitivo complessivo risulta ancora lacunoso e che non è stata realizzata a livello nazionale una rete di misura diretta dell’erosione del suolo. Inoltre non deve essere dimenticato che l’erosione del suolo potrebbe subire potenziali e significativi incrementi a seguito del cambio climatico. Le stime per i prossimi anni, circa le tendenze del clima nel Mediterraneo occidentale, indicano infatti, un incremento delle precipitazioni di circa l’11% e di conseguenza della aggressività climatica come conseguenza di un incremento delle temperature di circa 3°C (Oljienink 1988, Haddley Centre 1998).

L’erosione accelerata del suolo quale fattore di allarme per la difesa del suolo e lo sviluppo rurale

SCARCIGLIA, Fabio
2009-01-01

Abstract

I processi erosivi che si esplicano per effetto delle acque di deflusso superficiale e per i movimenti in massa hanno un ruolo determinante nel medio e lungo termine nel modellamento del rilievo, sono inoltre, nel breve termine, responsabili della denudazione per assottigliamento progressivo del suolo. Tale fenomeno, talora impunemente trascurato, può assumere anche nei nostri sistemi geomorfici ritmi ben superiori ai tempi di ricostituzione della “risorsa suolo” costituendo un grave fenomeno di dissesto che preclude molto spesso anche all’affermarsi di processi più profondi ed irreversibili. I danni causati dall’erosione del suolo sono il risultato di una generale perdita di fertilità evidenziata soprattutto attraverso la diminuzione della resa delle colture agrarie. Secondo uno studio a cura della FAO (Pimentel, 2006) l’umanità ottiene più del 99,7% delle calorie alimentari dal suolo, e meno dello 0,3% dagli ecosistemi acquatici. Circa il 50% della superficie terrestre è impiegato in attività agricole: un terzo di questa è sottoposto a coltivazioni, mentre i restanti due terzi sono adibiti a pascolo (USDA, 2001). Si stima che attualmente circa l’80% delle superfici agricole mondiali è sottoposto ad erosione accelerata: il tasso di erosione medio ammonta a circa 30 t/ha/anno con un range di 0,5 – 400 t/ha/anno (Pimentel, 2006). Negli Stati Uniti è stato calcolato (Toy et al, 2002) che circa 23,2 milioni di ettari di terreno coltivabile sono sottoposti ad erosione eccessiva e 20,4 milioni di ettari di terreno classificato come “poco erodibile” registrano tassi di erosione superiori al tasso di erosione del suolo accettabile (Wischmeyer et Smith, 1978). Attualmente in Europa i tassi di erosione medi si attestano attorno alle 10 t/ha/anno, va sottolineato però che i tassi di erosione indotti dalle attività agricole rimangono ben distanti dai tassi di formazione del suolo a partire dalla roccia madre, stimati attorno alle 0,5 – 1 t/ha/anno per le aree agricole (Troeh and Thompson, 1993). Il problema dell’erosione accelerata del suolo assume un’importanza particolare in quei paesi in via di sviluppo, caratterizzati da condizioni ambientali estremamente fragili, scarse risorse finanziarie, infrastrutture poco sviluppate e bassi livelli di istruzione in cui l’agricoltura, praticata su vastissime porzioni di territorio, costituisce una porzione significativa del prodotto interno lordo. L’erosione del suolo in Italia in particolare, ha avuto un picco importante durante gli anni 30’ e 40’ quando una consistente parte del territorio fu convertita in aree agricole. Mentre negli anni 50’ e 60’ l’avventa dell’industrializzazione determinò l’abbandono delle aree agricole con una sensibile riduzione del fenomeno e per conseguenza una riduzione degli apporti solidi da parte dei corsi d’acqua verso la costa e l’innesco dei primi marcati processi di erosione costiera (CNR 1982). Circa il 77% dell’Italia è a rischio di erosione idrica accelerata del suolo prevalentemente dovuta alla conformazione del territorio combinata con l’uso dello stesso. Attualmente sebbene non vi siano stati considerevoli mutamenti del territorio affetto da erosione l’effetto combinato delle colture specializzate e delle tecniche usate per migliorare la produttività agricola ha di fatto aumentato I tassi di erosione del suolo (Torri et. al. 2006). Nonostante studi per la stima dell’erosione del suolo siano stati condotti a scala nazionale fin dagli anni 80’, va messo in evidenza che il quadro conoscitivo complessivo risulta ancora lacunoso e che non è stata realizzata a livello nazionale una rete di misura diretta dell’erosione del suolo. Inoltre non deve essere dimenticato che l’erosione del suolo potrebbe subire potenziali e significativi incrementi a seguito del cambio climatico. Le stime per i prossimi anni, circa le tendenze del clima nel Mediterraneo occidentale, indicano infatti, un incremento delle precipitazioni di circa l’11% e di conseguenza della aggressività climatica come conseguenza di un incremento delle temperature di circa 3°C (Oljienink 1988, Haddley Centre 1998).
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