I saggi raccolti in questo volume mettono a fuoco il tema della disobbedienza e prestano particolare attenzione all’obiezione di coscienza. Il nucleo centrale del volume è costituito dai rapporti tra Tolstoj e i duchobory, una comunità religiosa dissidente, annoverata all’inizio dell’Ottocento «tra le più pericolose», che dagli anni ‘40 si trasferì nei territori della Transcaucasia.Il 1895, l’anno in cui ebbero inizio gli scambi epistolari tra Tolstoj e Pëtr Verigin, guida spirituale dei duchobory, è un anno di svolta decisivo, sia nella storia della setta che dell’obiezione di coscienza.Il 29 giugno 1895 oltre un migliaio di duchobory in tre diverse zone della Russia europea distrussero tutte le armi in loro possesso per testimoniare simbolicamente la rinuncia ad ogni comportamento contro la vita. Si trattò di uno dei più clamorosi atti di disobbedienza all’autorità mai verificatosi in Russia, l’episodio di rifiuto collettivo del servizio militare di maggior rilievo di tutto il secolo. Quando la macchina repressiva dell’impero russo si abbattè sui membri della setta, Tolstoj e i suoi seguaci, denunciarono le persecuzioni e si fecero promotori di un’ampia campagna di aiuti perché i dissidenti potessero emigrare in Canada.Tolstoj inoltre rese noti numerosi altri casi di obiezione che si verificarono sia in Russia che in Europa. L’obiezione di coscienza, a lungo percepita come un problema di tolleranza religiosa, nel pensiero di Tolstoj assume il valore emblematico di una condanna radicale dell’ordine esistente, un gesto rivoluzionario, in grado di distruggere dalle fondamenta un’organizzazione sociale basata sulla violenza, sull’ingiustizia, su una visione non religiosa della vita.L’immagine di Tolstoj che emerge dalle pagine del volume è ben lontana da quella che si era affermata all’inizio del secolo scorso e che è ancora ampiamente diffusa, quella di un uomo teso esclusivamente alla ricerca dell’auto-perfezionamento morale; il «passivo» Tolstoj si rivela al contrario uomo d’azione, acuto osservatore delle questioni cruciali del suo tempo, che ha influenzato e modificato il modo di pensare di un’intera generazione.
Culture della disobbedienza. Tolstoj e i duchobory (con una raccolta di testi di Tolstoj e il carteggio con Verigin 1895-1910)
SALOMONI, Antonella;
2004-01-01
Abstract
I saggi raccolti in questo volume mettono a fuoco il tema della disobbedienza e prestano particolare attenzione all’obiezione di coscienza. Il nucleo centrale del volume è costituito dai rapporti tra Tolstoj e i duchobory, una comunità religiosa dissidente, annoverata all’inizio dell’Ottocento «tra le più pericolose», che dagli anni ‘40 si trasferì nei territori della Transcaucasia.Il 1895, l’anno in cui ebbero inizio gli scambi epistolari tra Tolstoj e Pëtr Verigin, guida spirituale dei duchobory, è un anno di svolta decisivo, sia nella storia della setta che dell’obiezione di coscienza.Il 29 giugno 1895 oltre un migliaio di duchobory in tre diverse zone della Russia europea distrussero tutte le armi in loro possesso per testimoniare simbolicamente la rinuncia ad ogni comportamento contro la vita. Si trattò di uno dei più clamorosi atti di disobbedienza all’autorità mai verificatosi in Russia, l’episodio di rifiuto collettivo del servizio militare di maggior rilievo di tutto il secolo. Quando la macchina repressiva dell’impero russo si abbattè sui membri della setta, Tolstoj e i suoi seguaci, denunciarono le persecuzioni e si fecero promotori di un’ampia campagna di aiuti perché i dissidenti potessero emigrare in Canada.Tolstoj inoltre rese noti numerosi altri casi di obiezione che si verificarono sia in Russia che in Europa. L’obiezione di coscienza, a lungo percepita come un problema di tolleranza religiosa, nel pensiero di Tolstoj assume il valore emblematico di una condanna radicale dell’ordine esistente, un gesto rivoluzionario, in grado di distruggere dalle fondamenta un’organizzazione sociale basata sulla violenza, sull’ingiustizia, su una visione non religiosa della vita.L’immagine di Tolstoj che emerge dalle pagine del volume è ben lontana da quella che si era affermata all’inizio del secolo scorso e che è ancora ampiamente diffusa, quella di un uomo teso esclusivamente alla ricerca dell’auto-perfezionamento morale; il «passivo» Tolstoj si rivela al contrario uomo d’azione, acuto osservatore delle questioni cruciali del suo tempo, che ha influenzato e modificato il modo di pensare di un’intera generazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.