Uno contro tutti. Educhiamo il gruppo deviante scaturisce da un attento studio delle fasi psicofisiche del soggetto che sono responsabili delle disfunzioni sociali, affrontate ed analizzate in modo chiaro ed esauriente: il delicato rapporto madre-figlio, prerogativa necessaria per la costruzione del Sé e base fondante per la costruzione dei legami futuri; l’inclinazione antisociale, il disagio giovanile ed il fenomeno della devianza; la relazione che intercorre tra gruppo e criminalità, attraverso le teorie di Erikson sui comportamenti devianti agiti dal gruppo e l’etnopsichiatria di Deveraux; le principali teorie inerenti alla psicologia collettiva, le motivazioni che spingono gli individui ad aggregarsi, la loro “anima” collettiva. Da sempre, l’essere umano è vissuto all’interno di un gruppo e l’aggregazione consente ai soggetti di soddisfare i propri bisogni biologici o psicologici che sarebbe difficile soddisfare da soli. Particolarmente importante, inoltre, è la presenza del gruppo nel periodo adolescenziale, in quanto tra i pari il soggetto in crescita riesce a costruire la propria identità, sperimenta, attua quel delicate passaggio dalla famiglia alla società, fino a sfociare, in alcune realtà, verso comportamenti devianti. Su questa scia, l’autrice, dopo una classificazione dei più importanti fenomeni criminali e disturbi della relazione – dal mobbing al bullismo, dalle baby gang al teppismo al branco, fino alla lapidomania aggressiva – teorizza tutti i possibili interventi educativi e rieducativi da attuare a favore di soggetti devianti o a rischio di devianza. Insegnanti, psicologi, pedagogisti, sociologi ed esperti tutti, devono intervenire e concordare l’uso e la costruzione di strumenti adatti alla prevenzione, all’osservazione ed alla valutazione per individuare la possibilità di utilizzare tutte le risorse disponibili offerte dalla famiglia e dalla scuola. Massima rilevanza, dunque, assume la relazione con l’educatore, il quale, attraverso la costruzione di esperienze orientate al cambiamento, deve necessariamente rinforzare il soggetto, accompagnarlo nelle nuove esperienze esistenziali e sostenerlo senza prevaricazione, tenendo conto delle modalità di attuazione del progetto educativo, proprio in virtù del fatto che «L’educazione è l’arma più potente che può cambiare il mondo» (Nelson Mandela).

Uno contro tutti. Educhiamo il gruppo deviante

COSTANZO, SIMONETTA
2012-01-01

Abstract

Uno contro tutti. Educhiamo il gruppo deviante scaturisce da un attento studio delle fasi psicofisiche del soggetto che sono responsabili delle disfunzioni sociali, affrontate ed analizzate in modo chiaro ed esauriente: il delicato rapporto madre-figlio, prerogativa necessaria per la costruzione del Sé e base fondante per la costruzione dei legami futuri; l’inclinazione antisociale, il disagio giovanile ed il fenomeno della devianza; la relazione che intercorre tra gruppo e criminalità, attraverso le teorie di Erikson sui comportamenti devianti agiti dal gruppo e l’etnopsichiatria di Deveraux; le principali teorie inerenti alla psicologia collettiva, le motivazioni che spingono gli individui ad aggregarsi, la loro “anima” collettiva. Da sempre, l’essere umano è vissuto all’interno di un gruppo e l’aggregazione consente ai soggetti di soddisfare i propri bisogni biologici o psicologici che sarebbe difficile soddisfare da soli. Particolarmente importante, inoltre, è la presenza del gruppo nel periodo adolescenziale, in quanto tra i pari il soggetto in crescita riesce a costruire la propria identità, sperimenta, attua quel delicate passaggio dalla famiglia alla società, fino a sfociare, in alcune realtà, verso comportamenti devianti. Su questa scia, l’autrice, dopo una classificazione dei più importanti fenomeni criminali e disturbi della relazione – dal mobbing al bullismo, dalle baby gang al teppismo al branco, fino alla lapidomania aggressiva – teorizza tutti i possibili interventi educativi e rieducativi da attuare a favore di soggetti devianti o a rischio di devianza. Insegnanti, psicologi, pedagogisti, sociologi ed esperti tutti, devono intervenire e concordare l’uso e la costruzione di strumenti adatti alla prevenzione, all’osservazione ed alla valutazione per individuare la possibilità di utilizzare tutte le risorse disponibili offerte dalla famiglia e dalla scuola. Massima rilevanza, dunque, assume la relazione con l’educatore, il quale, attraverso la costruzione di esperienze orientate al cambiamento, deve necessariamente rinforzare il soggetto, accompagnarlo nelle nuove esperienze esistenziali e sostenerlo senza prevaricazione, tenendo conto delle modalità di attuazione del progetto educativo, proprio in virtù del fatto che «L’educazione è l’arma più potente che può cambiare il mondo» (Nelson Mandela).
2012
978-88-6760-008-3
Gruppi; Devianza; Educazione, prevenzione e recupero
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/180492
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