La modalità in cui la scripta si divide lungo le righe di testo che riempiono i codici romanzi medievali, secondo una prassi di segmentazione peculiare e differente da quella attuale, è stata nei tempi recenti oggetto di intenso interesse da parte di paleografi e filologi. Se il dominio galloromanzo risulta essere stato negli anni il bacino preferenziale di tali esplorazioni, il presente studio si colloca come primo contributo d’indagine organico e specifico per quel che riguarda l’àmbito della lirica italiana delle Origini. Nel volume sono messe a frutto le descrizioni e le analisi delle unità di scrittura provenienti dai tre principali canzonieri dell’antica lirica italiana, Laurenziano Rediano 9 (L), Banco Rari 217 - ex Palatino 418 (P), Vaticano latino 3793 (V). Il sistema d’indagine, articolato secondo un modello plurianalitico e sincronico che comprende la verifica della natura grammaticale, del corpo fonico e della presenza di determinati fenomeni fonosintattici fra gli elementi contenuti in ciascuna unità grafica, ha messo in luce le dinamiche che regolano la prassi segmentativa, individuando alcuni tratti comuni e condivisi nei manoscritti, insieme a modalità proprie dei singoli copisti, tali da poter costituire una sorta di personale impronta digitale nella scansione grafica dei testi. Oltre allo specifico dato di “filologia materiale”, il volume vuole mettere a disposizioni degli editori uno strumento utile nella delicata fase di analisi interpretativa del testo: la conoscenza della prassi segmentativa antica rende più agevole al filologo la restituzione della scripta in forma moderna, oltre a fornire elementi ausiliari atti all’individuazione di un quadro esegetico ed ecdotico più dettagliato in casi di lezioni particolarmente oscure o ambigue. Proprio su alcuni di questi casi, tratti da testi dei Siciliani, di Guittone, di Bonagiunta, di Guinizzelli e di altri autori prestilnovisti, si conduce un’ampia serie di applicazioni ed esemplificazioni, con l’introduzione di nuove proposte interpretative o, almeno, con la verifica della “tenuta” di soluzioni testuali date per acquisite dalla critica moderna.

Le unità di scrittura nei canzonieri della lirica italiana delle Origini

COSTANTINI, FABRIZIO
2007-01-01

Abstract

La modalità in cui la scripta si divide lungo le righe di testo che riempiono i codici romanzi medievali, secondo una prassi di segmentazione peculiare e differente da quella attuale, è stata nei tempi recenti oggetto di intenso interesse da parte di paleografi e filologi. Se il dominio galloromanzo risulta essere stato negli anni il bacino preferenziale di tali esplorazioni, il presente studio si colloca come primo contributo d’indagine organico e specifico per quel che riguarda l’àmbito della lirica italiana delle Origini. Nel volume sono messe a frutto le descrizioni e le analisi delle unità di scrittura provenienti dai tre principali canzonieri dell’antica lirica italiana, Laurenziano Rediano 9 (L), Banco Rari 217 - ex Palatino 418 (P), Vaticano latino 3793 (V). Il sistema d’indagine, articolato secondo un modello plurianalitico e sincronico che comprende la verifica della natura grammaticale, del corpo fonico e della presenza di determinati fenomeni fonosintattici fra gli elementi contenuti in ciascuna unità grafica, ha messo in luce le dinamiche che regolano la prassi segmentativa, individuando alcuni tratti comuni e condivisi nei manoscritti, insieme a modalità proprie dei singoli copisti, tali da poter costituire una sorta di personale impronta digitale nella scansione grafica dei testi. Oltre allo specifico dato di “filologia materiale”, il volume vuole mettere a disposizioni degli editori uno strumento utile nella delicata fase di analisi interpretativa del testo: la conoscenza della prassi segmentativa antica rende più agevole al filologo la restituzione della scripta in forma moderna, oltre a fornire elementi ausiliari atti all’individuazione di un quadro esegetico ed ecdotico più dettagliato in casi di lezioni particolarmente oscure o ambigue. Proprio su alcuni di questi casi, tratti da testi dei Siciliani, di Guittone, di Bonagiunta, di Guinizzelli e di altri autori prestilnovisti, si conduce un’ampia serie di applicazioni ed esemplificazioni, con l’introduzione di nuove proposte interpretative o, almeno, con la verifica della “tenuta” di soluzioni testuali date per acquisite dalla critica moderna.
2007
978-88-613-4050-3
filologia romanza; linguistica romanza; manoscritti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/181365
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