La sordità è la patologia del linguaggio dalla storia filosofico-linguistica più antica. E’ Aristotele (Historia Animalium) che per primo mette in evidenza che il mancato funzionamento dell’udito ha conseguenze dirette sull’acquisizione del linguaggio verbale. Bisogna dire che in epoca classica il punto di vista sui sordi non ha i toni cupi a cui successivamente ci si è assuefatti. Platone, per esempio, riteneva che proprio l’esempio delle forme d comunicazione naturalmente sviluppate dai sordi dimostrassero che accanto alle lingue verbali potessero esistere lingue visivo-gestuali (Cratilo).Nella storia della nostra cultura la questione filosofica di che tipo di mente e di indole potesse avere un individuo privo della parola assunse presto i connotati di un vero e proprio accanimento che perdura ancora oggi. In un momento in cui il Parlamento Italiano ha all’esame di l’approvazione di una legge che garantisca l’esistenza “linguistica e culturale” della Lingua Italiana dei Segni (LIS), il libro che qui presentiamo ha come obiettivo attirare l’attenzione sulle implicazioni pedagogiche ed esistenziali di un atteggiamento nei confronti della questione sordità tutto sbilanciato a favore di una risposta medica e medicalizzante. Sulla base di questa premessa, il testo si propone di ricostruire la porzione di storia della sordità che inizia quando si inaugurano le prime “demutizzazioni” (Cap. I, II) e, quindi, mostrare l’importanza che in questa storia assumono la nascita della prima lingua di segni e gli studi connessi (Cap. III, IV). Una specifica attenzione viene dedicata all’apparire delle prime pratiche chirurgiche, ai loro esiti e alle loro conseguenze filosofiche e culturali (Cap. V).

Diamo un segno. Per una storia della sordità

CHIRICO', DONATA
2014-01-01

Abstract

La sordità è la patologia del linguaggio dalla storia filosofico-linguistica più antica. E’ Aristotele (Historia Animalium) che per primo mette in evidenza che il mancato funzionamento dell’udito ha conseguenze dirette sull’acquisizione del linguaggio verbale. Bisogna dire che in epoca classica il punto di vista sui sordi non ha i toni cupi a cui successivamente ci si è assuefatti. Platone, per esempio, riteneva che proprio l’esempio delle forme d comunicazione naturalmente sviluppate dai sordi dimostrassero che accanto alle lingue verbali potessero esistere lingue visivo-gestuali (Cratilo).Nella storia della nostra cultura la questione filosofica di che tipo di mente e di indole potesse avere un individuo privo della parola assunse presto i connotati di un vero e proprio accanimento che perdura ancora oggi. In un momento in cui il Parlamento Italiano ha all’esame di l’approvazione di una legge che garantisca l’esistenza “linguistica e culturale” della Lingua Italiana dei Segni (LIS), il libro che qui presentiamo ha come obiettivo attirare l’attenzione sulle implicazioni pedagogiche ed esistenziali di un atteggiamento nei confronti della questione sordità tutto sbilanciato a favore di una risposta medica e medicalizzante. Sulla base di questa premessa, il testo si propone di ricostruire la porzione di storia della sordità che inizia quando si inaugurano le prime “demutizzazioni” (Cap. I, II) e, quindi, mostrare l’importanza che in questa storia assumono la nascita della prima lingua di segni e gli studi connessi (Cap. III, IV). Una specifica attenzione viene dedicata all’apparire delle prime pratiche chirurgiche, ai loro esiti e alle loro conseguenze filosofiche e culturali (Cap. V).
2014
978-88-430-7338-2
Linguaggio; Disabilità; Lingua desi segni; Mimografia; Impianto Cocleare; Corte Costituzionale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/181388
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