Il presente testo è un'introduzione allo studio del linguaggio parlato e segnato. Punto di partenza è l'idea, ampiamente circolante nelle gloriosa tradizione di studi medico-filosofici illuministi e nelle scienze cognitive contemporanee, che una buona teoria della mente e del linguaggio debba occuparsi anche delle circostanze in cui tanto l'una che l'altro siano caratterizzati da condizioni di deprivazione e deficit. Gli interrogativi che qui sono stati posti possono essere così formulati: "la linguisticità dell'animale umano dove e come interferisce con la sua animalità?" Altrimenti detto, "la predisposizione dell'animale umano a parlare è indipendente dal suo corpo biologico?". E, ancora, per entrare nello specifico: "in che misura la mente umana, in quanto linguistica, si costruisce a partire dalla concreta prassi acustico-vocale?" "Esistono sistemi linguistici visivo-gestuali che hanno dignità di lingue?"Protagonista di questo testo è, dunque, non solo l'Homo sapiens e/o loquens nel pieno delle sue funzioni, ma quello stesso uomo privato di uno dei sensi o della parola, del movimento del suo corpo o del controllo linguistico della sua mente. Il percorso prescelto si articola in quattro capitoli. Il primo capitolo (D. Chiricò, pp. 18-94)è dedicato alla biologia ed ala "fisica" del linguaggio, ovvero alla descrizione e alla riflessione su quell'insieme di processi e di apparati materiali (suono, cervello, orecchio, apparato fonatorio) che, per quanto non sempre lo spieghino, sicuramente lo rendono possibile . Il secondo capitolo (D. Chiricò, pp. 95-110; 119-149)è dedicato ad alcune delle ferite del corpo e della mente che producono conseguenze sul linguaggio e, quindi, sull'esistenza. Vi si trova una trattazione dell'afasia, patologia linguistica di natura cerebrale che impedisce la produzione e/o la comprensione delle parole e l'utilizzo linguistico delle prestazioni visivo-spaziali (afasia dei segni). Vengono inoltre analizzati l'autismo - inafferrabile stato della mente nel quale implodono il linguaggio e l'intelligenza sociale ad esso connessa - ed alcuni disturbi specifici dell'età evolutiva. Fra questi, particolare interesse è stato dedicato alla dislessia, patologia che impedisce, presso bambini normodotati, l'apprendimento fluente della lettura. Si è voluto dare spazio, infine, anche a deprivazioni meno note e normalmente non catalogate fra le patologie del linguaggio. Ci riferiamo specificamente a quelle singolari forme di "vita linguistica" rappresentate dallo stato vegetativo post-comatoso e dalla sindrome del murato vivo (loched-in syndrome), condizione vissuta da individui a cui il destino sembra porre la seguente domanda: che cosa fa una mente che non può più contare sul suo corpo? Ebbene, si ribella silenzio ed escogita modi nuovi per far emergere il verbo dalla sua carne . Il terzo capitolo (Cavalieri, pp. 151-169) prende in esame alcune concetti di base delle scienze semiotico-linguistiche utili per comprendere cosa distingua le diverse modalità de comunicare umano dal parlare in senso stretto, e introduce il lettore a quel settore della comunicazione non verbale rappresentato dai linguaggi visivo-gestuali. Il quarto capitolo (Cavalieri, pp. 171-272) è destinato, infine, a spiegare in che termini la lingua dei segni possa considerarsi una lingua a tutti gli effetti e, in quanto tale, un'espressione della facoltà umana del linguaggio.

Parlare, segnare. Introduzione alla fisiologia e alla patologia delle lingue verbali e dei segni

CHIRICO', DONATA
2005-01-01

Abstract

Il presente testo è un'introduzione allo studio del linguaggio parlato e segnato. Punto di partenza è l'idea, ampiamente circolante nelle gloriosa tradizione di studi medico-filosofici illuministi e nelle scienze cognitive contemporanee, che una buona teoria della mente e del linguaggio debba occuparsi anche delle circostanze in cui tanto l'una che l'altro siano caratterizzati da condizioni di deprivazione e deficit. Gli interrogativi che qui sono stati posti possono essere così formulati: "la linguisticità dell'animale umano dove e come interferisce con la sua animalità?" Altrimenti detto, "la predisposizione dell'animale umano a parlare è indipendente dal suo corpo biologico?". E, ancora, per entrare nello specifico: "in che misura la mente umana, in quanto linguistica, si costruisce a partire dalla concreta prassi acustico-vocale?" "Esistono sistemi linguistici visivo-gestuali che hanno dignità di lingue?"Protagonista di questo testo è, dunque, non solo l'Homo sapiens e/o loquens nel pieno delle sue funzioni, ma quello stesso uomo privato di uno dei sensi o della parola, del movimento del suo corpo o del controllo linguistico della sua mente. Il percorso prescelto si articola in quattro capitoli. Il primo capitolo (D. Chiricò, pp. 18-94)è dedicato alla biologia ed ala "fisica" del linguaggio, ovvero alla descrizione e alla riflessione su quell'insieme di processi e di apparati materiali (suono, cervello, orecchio, apparato fonatorio) che, per quanto non sempre lo spieghino, sicuramente lo rendono possibile . Il secondo capitolo (D. Chiricò, pp. 95-110; 119-149)è dedicato ad alcune delle ferite del corpo e della mente che producono conseguenze sul linguaggio e, quindi, sull'esistenza. Vi si trova una trattazione dell'afasia, patologia linguistica di natura cerebrale che impedisce la produzione e/o la comprensione delle parole e l'utilizzo linguistico delle prestazioni visivo-spaziali (afasia dei segni). Vengono inoltre analizzati l'autismo - inafferrabile stato della mente nel quale implodono il linguaggio e l'intelligenza sociale ad esso connessa - ed alcuni disturbi specifici dell'età evolutiva. Fra questi, particolare interesse è stato dedicato alla dislessia, patologia che impedisce, presso bambini normodotati, l'apprendimento fluente della lettura. Si è voluto dare spazio, infine, anche a deprivazioni meno note e normalmente non catalogate fra le patologie del linguaggio. Ci riferiamo specificamente a quelle singolari forme di "vita linguistica" rappresentate dallo stato vegetativo post-comatoso e dalla sindrome del murato vivo (loched-in syndrome), condizione vissuta da individui a cui il destino sembra porre la seguente domanda: che cosa fa una mente che non può più contare sul suo corpo? Ebbene, si ribella silenzio ed escogita modi nuovi per far emergere il verbo dalla sua carne . Il terzo capitolo (Cavalieri, pp. 151-169) prende in esame alcune concetti di base delle scienze semiotico-linguistiche utili per comprendere cosa distingua le diverse modalità de comunicare umano dal parlare in senso stretto, e introduce il lettore a quel settore della comunicazione non verbale rappresentato dai linguaggi visivo-gestuali. Il quarto capitolo (Cavalieri, pp. 171-272) è destinato, infine, a spiegare in che termini la lingua dei segni possa considerarsi una lingua a tutti gli effetti e, in quanto tale, un'espressione della facoltà umana del linguaggio.
2005
88-15-10784-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/181457
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