All’interno dei romanzi di Panaït Istrati e in particolare ne “Les Chardons du Baragan”, i prestiti dalla lingua madre si intrecciano con il francese; il romeno ritorna costantemente, attraverso nenie, canzonette, proverbi, modi di dire: la lingua d’origine si insinua in quella scelta come strumento di scrittura, contribuendo alla descrizione di un mondo ad essa profondamente legato. A partire dall’analisi comparata della versione originale del testo in oggetto e della traduzione italiana a cura di Gianni Schilardi (2004), questo saggio si propone di mettere in luce alcune delle problematiche legate a quelle soluzioni traduttive che prescindono dal normale scarto tra lingua di partenza e lingua d’arrivo per arrivare, in ultima analisi, a delineare un nuovo progetto di traduzione.
“Les Chardons du Baragan”: per un progetto di traduzione
NACCARATO, ANNAFRANCESCA
2008-01-01
Abstract
All’interno dei romanzi di Panaït Istrati e in particolare ne “Les Chardons du Baragan”, i prestiti dalla lingua madre si intrecciano con il francese; il romeno ritorna costantemente, attraverso nenie, canzonette, proverbi, modi di dire: la lingua d’origine si insinua in quella scelta come strumento di scrittura, contribuendo alla descrizione di un mondo ad essa profondamente legato. A partire dall’analisi comparata della versione originale del testo in oggetto e della traduzione italiana a cura di Gianni Schilardi (2004), questo saggio si propone di mettere in luce alcune delle problematiche legate a quelle soluzioni traduttive che prescindono dal normale scarto tra lingua di partenza e lingua d’arrivo per arrivare, in ultima analisi, a delineare un nuovo progetto di traduzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.