Achille Gori Mazzoleni rappresenta una figura di imprenditore sui generis, integrato nel panorama economico e sociale del Lazio, tra età pontificia e post-unitaria. Aggiunto all’originario cognome (Gori) quello materno (Mazzoleni), sommò anche dal punto di vista economico le vocazioni famigliari, proseguendo l’attività della famiglia Gori, annoverata tra gli affittuari dell’Agro romano, insieme con quella svolta dagli zii materni, Antonio e Lorenzo, che lo avviarono a una lucrosa pratica mercantile. Gori Mazzoleni è ricordato come uno dei più importanti «mercanti di campagna», specifiche figure del panorama economico romano che accanto all’affitto delle grandi tenute nobiliari, svolgevano un ampio corollario di altre attività, volte, nella maggior parte dei casi, alla commercializzazione dei prodotti agricoli. La sua attività imprenditoriale può essere divisa in due fasi principali. Una prima fase, che si potrebbe definire di accumulazione di capitale, nella quale Gori Mazzoleni tese a consolidare le proprie fortune, ampliando il giro degli affari soprattutto nella direzione dell’acquisizione di un maggior numero di terre in affitto e dell’incremento dei volumi del commercio di legname per la città di Roma, settore nel quale si erano contraddistinti gli zii materni. Come mercante di legname, la cui domanda e i relativi prezzi erano in rapida espansione, fu molto attivo, giungendo spesso a scontrarsi con i limiti posti all’iniziativa imprenditoriale dalle leggi boschive dello Stato pontificio. Tale circostanza fece sì che egli fosse coinvolto in procedimenti processuali per «abusivi tagli d’alberi», dalle cui carte emerge la continua pressione esercitata per aumentare con tutti i mezzi, leciti e illeciti, il profitto delle proprie iniziative economiche. In questo settore, egli agì acquistando i tagli da grandi proprietari terrieri – i Chigi, i Borghese, il monastero di S. Paolo – e rivendendo il prodotto lavorato sulla piazza romana. Gori Mazzoleni fu inoltre affittuario della tenuta di Scorano, appartenente alla Casa Borghese, nella quale introdusse alcune novità per il panorama economico della campagne laziali, come la pratica dell’allevamento stabulato. Con la fine del potere temporale, cominciò una seconda fase dell’esistenza di Gori Mazzoleni, contraddistinta da una più aperta partecipazione alla vita pubblica. Già presente in alcuni istituzioni professionali del passato Stato pontificio – egli era infatti in qualità di «socio amatore» nella Società romana di Orticoltura ed Agricoltura –, fu nella giunta provvisoria di governo della città di Roma e fu poi eletto per due volte consecutive al Parlamento italiano. L’elemento più significativo di questo periodo fu la spregiudicatezza con cui acquisì, durante la liquidazione dell’asse ecclesiastico, due tra le più vaste tenute del Lazio, poste a Sud di Roma, tra Nettuno e Cisterna: la tenuta di Conca, appartenuta al S. Uffizio, e la tenuta di Campomorto, già proprietà del Capitolo di S. Pietro, per un totale di più di 8.000 ettari.

Un imprenditore anomalo? Achille Gori Mazzoleni da mercante di campagna a possidente innovatore (sec. XIX)

SANSA, Renato
2009-01-01

Abstract

Achille Gori Mazzoleni rappresenta una figura di imprenditore sui generis, integrato nel panorama economico e sociale del Lazio, tra età pontificia e post-unitaria. Aggiunto all’originario cognome (Gori) quello materno (Mazzoleni), sommò anche dal punto di vista economico le vocazioni famigliari, proseguendo l’attività della famiglia Gori, annoverata tra gli affittuari dell’Agro romano, insieme con quella svolta dagli zii materni, Antonio e Lorenzo, che lo avviarono a una lucrosa pratica mercantile. Gori Mazzoleni è ricordato come uno dei più importanti «mercanti di campagna», specifiche figure del panorama economico romano che accanto all’affitto delle grandi tenute nobiliari, svolgevano un ampio corollario di altre attività, volte, nella maggior parte dei casi, alla commercializzazione dei prodotti agricoli. La sua attività imprenditoriale può essere divisa in due fasi principali. Una prima fase, che si potrebbe definire di accumulazione di capitale, nella quale Gori Mazzoleni tese a consolidare le proprie fortune, ampliando il giro degli affari soprattutto nella direzione dell’acquisizione di un maggior numero di terre in affitto e dell’incremento dei volumi del commercio di legname per la città di Roma, settore nel quale si erano contraddistinti gli zii materni. Come mercante di legname, la cui domanda e i relativi prezzi erano in rapida espansione, fu molto attivo, giungendo spesso a scontrarsi con i limiti posti all’iniziativa imprenditoriale dalle leggi boschive dello Stato pontificio. Tale circostanza fece sì che egli fosse coinvolto in procedimenti processuali per «abusivi tagli d’alberi», dalle cui carte emerge la continua pressione esercitata per aumentare con tutti i mezzi, leciti e illeciti, il profitto delle proprie iniziative economiche. In questo settore, egli agì acquistando i tagli da grandi proprietari terrieri – i Chigi, i Borghese, il monastero di S. Paolo – e rivendendo il prodotto lavorato sulla piazza romana. Gori Mazzoleni fu inoltre affittuario della tenuta di Scorano, appartenente alla Casa Borghese, nella quale introdusse alcune novità per il panorama economico della campagne laziali, come la pratica dell’allevamento stabulato. Con la fine del potere temporale, cominciò una seconda fase dell’esistenza di Gori Mazzoleni, contraddistinta da una più aperta partecipazione alla vita pubblica. Già presente in alcuni istituzioni professionali del passato Stato pontificio – egli era infatti in qualità di «socio amatore» nella Società romana di Orticoltura ed Agricoltura –, fu nella giunta provvisoria di governo della città di Roma e fu poi eletto per due volte consecutive al Parlamento italiano. L’elemento più significativo di questo periodo fu la spregiudicatezza con cui acquisì, durante la liquidazione dell’asse ecclesiastico, due tra le più vaste tenute del Lazio, poste a Sud di Roma, tra Nettuno e Cisterna: la tenuta di Conca, appartenuta al S. Uffizio, e la tenuta di Campomorto, già proprietà del Capitolo di S. Pietro, per un totale di più di 8.000 ettari.
2009
9788823842410
Storia economica; Economic History; Agrarian History
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/181705
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