Andrea Perrucci compone l'essenziale opera teorica sulla Commedia dell’Arte e i suoi modi rappresentativi nel 1699. Intento di questa relazione è quello di rilevare la volontà esplicitata dall’autore di fare del suo scritto non soltanto un’opera prescrittiva sul genere, piuttosto puntellarne l’inaridimento ispirativo e l’esaurimento di topiche e artifici scenici, al fine di consegnarne una codificazione funzionale a definirne conservazione e riordino. In tal senso si vuole considerare e rilevare, dell’opera stessa, il suo valore emblematico nella discussione teorica sull’Improvvisa, nonché la sua caratura all’interno di una trattatistica sul genere che da tale testo prende le mosse. Al centro di tale consistenza argomentativa, infatti, si evidenzia l’intento dell’autore di porre all’attenzione del lettore un’immagine del teatro dei comici dell’Arte – di cui Perrucci auspica la sopravvivenza, pur rilevandone i chiari sintomi di decadenza – come un veicolo utile a trasmettere forme pedagogicamente esemplari, prefigurandone la sua istituzionalizzazione in funzione della canonizzazione del genere di cui discerne.In vista di una possibile dislocazione dello scritto di Perrucci dalla dimensione “letteraria” e ibridante della trattatistica seicentesca, si vuole, infine, osservare come il suo intrinseco carattere normativo abbia fatto scaturire l’indirizzo definitorio e canonizzante dell’improvvisazione; allo stesso tempo, piegandolo ad un imbrigliante regolismo, ha innescato la cristallizzazione omologante delle sue punte più estrovertenti, tanto da inaugurarne il processo di uniformazione e conseguente declino.

Tra mimesi e moralità. Dell’arte rappresentativa, premeditata e all’improvviso di Andrea Perrucci

FANELLI, Carlo
2014-01-01

Abstract

Andrea Perrucci compone l'essenziale opera teorica sulla Commedia dell’Arte e i suoi modi rappresentativi nel 1699. Intento di questa relazione è quello di rilevare la volontà esplicitata dall’autore di fare del suo scritto non soltanto un’opera prescrittiva sul genere, piuttosto puntellarne l’inaridimento ispirativo e l’esaurimento di topiche e artifici scenici, al fine di consegnarne una codificazione funzionale a definirne conservazione e riordino. In tal senso si vuole considerare e rilevare, dell’opera stessa, il suo valore emblematico nella discussione teorica sull’Improvvisa, nonché la sua caratura all’interno di una trattatistica sul genere che da tale testo prende le mosse. Al centro di tale consistenza argomentativa, infatti, si evidenzia l’intento dell’autore di porre all’attenzione del lettore un’immagine del teatro dei comici dell’Arte – di cui Perrucci auspica la sopravvivenza, pur rilevandone i chiari sintomi di decadenza – come un veicolo utile a trasmettere forme pedagogicamente esemplari, prefigurandone la sua istituzionalizzazione in funzione della canonizzazione del genere di cui discerne.In vista di una possibile dislocazione dello scritto di Perrucci dalla dimensione “letteraria” e ibridante della trattatistica seicentesca, si vuole, infine, osservare come il suo intrinseco carattere normativo abbia fatto scaturire l’indirizzo definitorio e canonizzante dell’improvvisazione; allo stesso tempo, piegandolo ad un imbrigliante regolismo, ha innescato la cristallizzazione omologante delle sue punte più estrovertenti, tanto da inaugurarne il processo di uniformazione e conseguente declino.
2014
9788890790546
Perrucci; Commedia dell'Arte; Improvvisa
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