Nella dimensione urbana tutto è osservabile con meno filtri che altrove, forse anche le trasformazioni che interessano la vita degli anziani. È assai probabile, poi, che per il verificarsi di queste trasformazioni non ci sia bisogno di vivere in uno dei tanti contesti metropolitani del nostro occidente; bastano alcuni suoi tratti tipici e che il ritmo della quotidianità sia accelerato. Il paper contiene alcuni dei risultati di una recente ricerca sulla vulnerabilità delle generazioni più adulte in Calabria (residenti con un’età compresa tra 65 e 84 anni), realizzata in collaborazione con lo SPI CGIL regionale. Utilizzando i dati della survey che si riferiscono agli anziani che vivono in cittadine con più di 30.000 abitanti, sarà possibile cogliere le loro condizioni di vita nell’ambiente urbano. Se si può affermare che generalmente nella città si allentano le relazioni comunitarie e aumentano le opportunità di trovare in servizi di vario genere le risposte ai propri bisogni, è opportuno premettere che nelle città calabresi entrambe le constatazioni trovano limiti importanti. La debolezza storica dei servizi pubblici è solo in parte controbilanciata dalla tenuta dei legami solidaristici familiari e parentali; inoltre è proprio all’interno di questi ultimi che gli anziani rivestono spesso il ruolo di chi aiuta. Nel paper si sostiene che le forze che innescano la spirale di vulnerabilità entro la quale la terza età rischia di rimanere prigioniera sono diverse. Ci sono sicuramente le difficoltà che derivano dall’indebolimento delle capacità cognitive e/o dalla generale fragilità del livello culturale e formativo. Esse possono arrivare anche ad impedire un corso normale dell’esistenza e certamente ne compromettono la qualità. Ed è questa una dimensione della vulnerabilità che potremmo chiamare soggettiva. Il peso delle difficoltà economiche e dell’aumento del costo della vita, aggravato dall’insufficienza dei servizi pubblici, dal difficile accesso ai diritti e dalle opportunità deboli di realizzazione personale nell’età della pensione, determina una vulnerabilità che si potrebbe definire strutturale. Infine, gli anziani si fanno spesso carico delle situazioni di bisogno di altri familiari, soprattutto figli e nipoti, in alcuni casi conviventi. Da tutto ciò che questo supporto comporta in termini di risorse (denaro, tempo, spazi fisici, impegno emotivo, ecc.) emerge una vulnerabilità derivata in via ascendente. Tuttavia, nella complessità esistenziale che deriva da questa fragilità poliedrica si possono individuare anche le risorse utilizzate per far fronte alle nuove necessità della vita quotidiana, propria e dei propri cari. I risultati della ricerca renderanno possibile, oltre che realizzare un’analisi attenta di queste pratiche e una concettualizzazione del sapere che ne costituisce il substrato, riconoscere in esse delle potenziali forme di attivazione dal basso.

Condizioni di vita e vulnerabilità degli anziani. Uno studio sui centri urbani calabresi

LICURSI, Sabina
2012-01-01

Abstract

Nella dimensione urbana tutto è osservabile con meno filtri che altrove, forse anche le trasformazioni che interessano la vita degli anziani. È assai probabile, poi, che per il verificarsi di queste trasformazioni non ci sia bisogno di vivere in uno dei tanti contesti metropolitani del nostro occidente; bastano alcuni suoi tratti tipici e che il ritmo della quotidianità sia accelerato. Il paper contiene alcuni dei risultati di una recente ricerca sulla vulnerabilità delle generazioni più adulte in Calabria (residenti con un’età compresa tra 65 e 84 anni), realizzata in collaborazione con lo SPI CGIL regionale. Utilizzando i dati della survey che si riferiscono agli anziani che vivono in cittadine con più di 30.000 abitanti, sarà possibile cogliere le loro condizioni di vita nell’ambiente urbano. Se si può affermare che generalmente nella città si allentano le relazioni comunitarie e aumentano le opportunità di trovare in servizi di vario genere le risposte ai propri bisogni, è opportuno premettere che nelle città calabresi entrambe le constatazioni trovano limiti importanti. La debolezza storica dei servizi pubblici è solo in parte controbilanciata dalla tenuta dei legami solidaristici familiari e parentali; inoltre è proprio all’interno di questi ultimi che gli anziani rivestono spesso il ruolo di chi aiuta. Nel paper si sostiene che le forze che innescano la spirale di vulnerabilità entro la quale la terza età rischia di rimanere prigioniera sono diverse. Ci sono sicuramente le difficoltà che derivano dall’indebolimento delle capacità cognitive e/o dalla generale fragilità del livello culturale e formativo. Esse possono arrivare anche ad impedire un corso normale dell’esistenza e certamente ne compromettono la qualità. Ed è questa una dimensione della vulnerabilità che potremmo chiamare soggettiva. Il peso delle difficoltà economiche e dell’aumento del costo della vita, aggravato dall’insufficienza dei servizi pubblici, dal difficile accesso ai diritti e dalle opportunità deboli di realizzazione personale nell’età della pensione, determina una vulnerabilità che si potrebbe definire strutturale. Infine, gli anziani si fanno spesso carico delle situazioni di bisogno di altri familiari, soprattutto figli e nipoti, in alcuni casi conviventi. Da tutto ciò che questo supporto comporta in termini di risorse (denaro, tempo, spazi fisici, impegno emotivo, ecc.) emerge una vulnerabilità derivata in via ascendente. Tuttavia, nella complessità esistenziale che deriva da questa fragilità poliedrica si possono individuare anche le risorse utilizzate per far fronte alle nuove necessità della vita quotidiana, propria e dei propri cari. I risultati della ricerca renderanno possibile, oltre che realizzare un’analisi attenta di queste pratiche e una concettualizzazione del sapere che ne costituisce il substrato, riconoscere in esse delle potenziali forme di attivazione dal basso.
2012
generazioni; solidarietà
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/183003
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