Il venire meno dell’esistenza umana come progettualità rischia, oggi, di concretizzarsi nell’incertezza come principio cardine della società dei consumi. In un tempo composto da individui isolati e “consumati” da un bisogno continuo di riorganizzare la propria identità, si inserisce anche il “vuoto” lasciato dalla dimensione pubblica, da quella dimensione, cioè, dove la vita privata potrebbe inverarsi in azione politica, in una azione capace di farsi carico di quella dimensione della progettualità necessaria per far si che la persona possa aprirsi all’universo delle possibilità e, contemplando anche l’eventualità dello scacco esistenziale, riuscire a dispiegare tutte le dimensioni del suo esistere.Accanto al venire meno dello spazio pubblico così inteso, l’individuo di oggi vede affiancarsi nel suo solitario e libero percorso formativo, il consolidarsi del caleidoscopico e fluttuante mondo mediale che sembra creare fittizi orizzonti di senso nei quali potersi riconoscere. Il rapsodico mondo mediale, inoltre, agisce anche come catalizzatore di sentimenti e di emozioni che si nutrono delle “storie” che si vedono e si vivono al di là dello schermo: l’individuo, allora, proiettandosi in alcune storie o personaggi - senza riuscire a sentirle diversamente nella realtà - prova tristezza, allegria, rabbia, gelosia. Tutto questo vede l’avanzare della sfera “simbolica indotta” che si manifesta in quel mondo quasi reale che circonda la vita della persona.In una tale dimensione di crisi, il recupero identitario si pone con una urgenza mai vista prima; tale recupero, proprio grazie alle riflessioni di Buber, Ebner e Guardini, trova una nuova linfa vitale nella dimensione dialogica, l’unica dimensione in grado di reggere agli scontri violenti con una esteriorità sempre più imperante e con una banalità verbale che rischia di condurre alla deriva il senso ultimo e profondo della parola, rendendo vana ogni possibilità dialogica
La persona tra media e solitudine. Un’interpretazione pedagogica
PERFETTI, Simona
2008-01-01
Abstract
Il venire meno dell’esistenza umana come progettualità rischia, oggi, di concretizzarsi nell’incertezza come principio cardine della società dei consumi. In un tempo composto da individui isolati e “consumati” da un bisogno continuo di riorganizzare la propria identità, si inserisce anche il “vuoto” lasciato dalla dimensione pubblica, da quella dimensione, cioè, dove la vita privata potrebbe inverarsi in azione politica, in una azione capace di farsi carico di quella dimensione della progettualità necessaria per far si che la persona possa aprirsi all’universo delle possibilità e, contemplando anche l’eventualità dello scacco esistenziale, riuscire a dispiegare tutte le dimensioni del suo esistere.Accanto al venire meno dello spazio pubblico così inteso, l’individuo di oggi vede affiancarsi nel suo solitario e libero percorso formativo, il consolidarsi del caleidoscopico e fluttuante mondo mediale che sembra creare fittizi orizzonti di senso nei quali potersi riconoscere. Il rapsodico mondo mediale, inoltre, agisce anche come catalizzatore di sentimenti e di emozioni che si nutrono delle “storie” che si vedono e si vivono al di là dello schermo: l’individuo, allora, proiettandosi in alcune storie o personaggi - senza riuscire a sentirle diversamente nella realtà - prova tristezza, allegria, rabbia, gelosia. Tutto questo vede l’avanzare della sfera “simbolica indotta” che si manifesta in quel mondo quasi reale che circonda la vita della persona.In una tale dimensione di crisi, il recupero identitario si pone con una urgenza mai vista prima; tale recupero, proprio grazie alle riflessioni di Buber, Ebner e Guardini, trova una nuova linfa vitale nella dimensione dialogica, l’unica dimensione in grado di reggere agli scontri violenti con una esteriorità sempre più imperante e con una banalità verbale che rischia di condurre alla deriva il senso ultimo e profondo della parola, rendendo vana ogni possibilità dialogicaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.