La trattazione del genere epidittico nell’ambito della teoria retorica di Cicerone costituisce l’oggetto di questo studio: un’indagine che si basa specialmente sulla lettura del De oratore, il grande dialogo che delinea i tratti essenziali di quell’idea di oratoria ‘perfetta’ alla cui costruzione l’Arpinate attese senza sosta nella sua attività di intellettuale “militante” protagonista di uno dei periodi più drammatici della storia di Roma. Le osservazioni del De oratore sul terzo dei generi retorici in cui la tradizione greca divideva i tipi di orazione, il discorso di lode o di biasimo, meno articolate di quelle dedicate all’eloquenza che “milita” nel foro e nell’assemblea politica, si inquadrano con coerenza nella teoria del discorso ciceroniana. Facendo leva su una concezione “totalizzante” del sapere retorico e sulla rivalutazione dell’oratoria per il suo ruolo di cruciale protagonismo nella vita della res publica, Cicerone riesce a tracciare il profilo dell’oratore ideale senza rinunciare al patrimonio di competenze teoriche (i loci communes, gli status, la definizione di quaestio finita / infinita) che avevano configurato, fin dalla sua nascita “greca”, la pratica del discorso pubblico come disciplina fortemente tecnica.
Cicerone e l'elogio retorico. Per una lettura del De oratore.
ROMEO, Alessandra
2012-01-01
Abstract
La trattazione del genere epidittico nell’ambito della teoria retorica di Cicerone costituisce l’oggetto di questo studio: un’indagine che si basa specialmente sulla lettura del De oratore, il grande dialogo che delinea i tratti essenziali di quell’idea di oratoria ‘perfetta’ alla cui costruzione l’Arpinate attese senza sosta nella sua attività di intellettuale “militante” protagonista di uno dei periodi più drammatici della storia di Roma. Le osservazioni del De oratore sul terzo dei generi retorici in cui la tradizione greca divideva i tipi di orazione, il discorso di lode o di biasimo, meno articolate di quelle dedicate all’eloquenza che “milita” nel foro e nell’assemblea politica, si inquadrano con coerenza nella teoria del discorso ciceroniana. Facendo leva su una concezione “totalizzante” del sapere retorico e sulla rivalutazione dell’oratoria per il suo ruolo di cruciale protagonismo nella vita della res publica, Cicerone riesce a tracciare il profilo dell’oratore ideale senza rinunciare al patrimonio di competenze teoriche (i loci communes, gli status, la definizione di quaestio finita / infinita) che avevano configurato, fin dalla sua nascita “greca”, la pratica del discorso pubblico come disciplina fortemente tecnica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.