Questo libro ironico e sovversivo guarda al corpo – della donna ma non solo – come protagonista del luccicante mondo delle pubblicità commerciali, con una nuova angolazione, quella intersezionale, incrociando diverse prospettive analitiche. Perché le icone delle pubblicità sono prevalentemente belle, alte, magre, ricche, eleganti, giovani e desiderabili allo sguardo maschile? Altrimenti, come vengono rappresentate? È vero che molte pubblicità sono razziste? Cosa c’entrano le réclame con la nostra vita quotidiana, con i nostri comportamenti? Il bombardamento incessante di immagini commerciali non ci impone solo di comprare: esso agisce anche in funzione normativa nei confronti del corpo sociale stesso. La prospettiva di decostruzione politica è duplice: induce la comprensione dei rapporti di potere sottesi alla costruzione sociale di tali immagini e svela che il mercato ha una funzione attiva nel rafforzamento delle ideologie dominanti. Così viene sancita la supremazia del maschio adulto, bianco, occidentale, «che ama le donne» – e dello stile di vita delle classi alte come modello a cui conformarsi, o aspirare, come valori da condividere o perlomeno da copiare. Nonostante si spenda moltissimo per le pubblicità, oggi la crisi rende possibile una nuova consapevolezza per le donne, le classi svantaggiate, le persone di colore, le minoranze sessuali, per tutti coloro che si trovano al margine e che rappresentano una maggioranza emergente. Così diventa possibile giocare una partita fuori dallo specchio e lungi dalle sue brame, elaborando una microfisica del contropotere, forme autonome di agentività, solidarietà e resistenza. Codici altri al cui interno il tutto dell’utopia si esprime in ogni gesto opposizionale: nella guerriglia semiotica, nel rovesciamento dei significanti dispotici, negli atti di riappropriazione consapevole della vita, fuori dalla forma merce, lontano da rapporti di potere. Abbiamo diritto di riprendere il controllo sul nostro immaginario: la liberazione dei corpi non ha nulla a che vedere con il liberismo commerciale delle réclame. Con il contributo di Marta Baldocchi, Emanuela Chiodo, Vincenza Perilli, Angela Tiano.

Specchio delle sue brame. Classe, razza, genere, età ed eterosessismo nelle pubblicità

CORRADI, Maria Laura
2012-01-01

Abstract

Questo libro ironico e sovversivo guarda al corpo – della donna ma non solo – come protagonista del luccicante mondo delle pubblicità commerciali, con una nuova angolazione, quella intersezionale, incrociando diverse prospettive analitiche. Perché le icone delle pubblicità sono prevalentemente belle, alte, magre, ricche, eleganti, giovani e desiderabili allo sguardo maschile? Altrimenti, come vengono rappresentate? È vero che molte pubblicità sono razziste? Cosa c’entrano le réclame con la nostra vita quotidiana, con i nostri comportamenti? Il bombardamento incessante di immagini commerciali non ci impone solo di comprare: esso agisce anche in funzione normativa nei confronti del corpo sociale stesso. La prospettiva di decostruzione politica è duplice: induce la comprensione dei rapporti di potere sottesi alla costruzione sociale di tali immagini e svela che il mercato ha una funzione attiva nel rafforzamento delle ideologie dominanti. Così viene sancita la supremazia del maschio adulto, bianco, occidentale, «che ama le donne» – e dello stile di vita delle classi alte come modello a cui conformarsi, o aspirare, come valori da condividere o perlomeno da copiare. Nonostante si spenda moltissimo per le pubblicità, oggi la crisi rende possibile una nuova consapevolezza per le donne, le classi svantaggiate, le persone di colore, le minoranze sessuali, per tutti coloro che si trovano al margine e che rappresentano una maggioranza emergente. Così diventa possibile giocare una partita fuori dallo specchio e lungi dalle sue brame, elaborando una microfisica del contropotere, forme autonome di agentività, solidarietà e resistenza. Codici altri al cui interno il tutto dell’utopia si esprime in ogni gesto opposizionale: nella guerriglia semiotica, nel rovesciamento dei significanti dispotici, negli atti di riappropriazione consapevole della vita, fuori dalla forma merce, lontano da rapporti di potere. Abbiamo diritto di riprendere il controllo sul nostro immaginario: la liberazione dei corpi non ha nulla a che vedere con il liberismo commerciale delle réclame. Con il contributo di Marta Baldocchi, Emanuela Chiodo, Vincenza Perilli, Angela Tiano.
2012
88-230-1657-6
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/184243
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