In questo lavoro vengono sintetizzati i principali risultati di uno studio a carattere multidisciplinare (geomorfologico, pedologico, stratigrafico e cronostratigrafico, vulcanologico e geochimico-mineralogico) volto a caratterizzare diversi livelli piroclastici del tardo Pleistocene e dell’Olocene ed i suoli ad essi intercalati. In particolare, è stata studiata una successione pedostratigrafica ubicata lungo il fianco nord-orientale dell’edificio vulcanico del Somma-Vesuvio, in Campania (Italia meridionale). Essa è costituita da cinque livelli di tefra ben noti e ben datati, messi in posto sia dal Vesuvio (Pomici di Base, 22 ka BP; Pomici Verdoline, 19 ka BP; pomici di Mercato, 8,9 ka BP; pomici di Avellino, 3,9 ka BP) sia dai Campi Flegrei (Agnano Pomici Principali, 12,26 ka BP) e dai suoli sviluppatisi e/o sepolti dai prodotti delle suddette eruzioni. Durante il lavoro di campagna sono stati inoltre identificati altri livelli cineritici, tra i quali quello superiore è riconducibile all’eruzione di Agnano Monte Spina (4,2-4,3 ka BP), mentre altri quattro non sono stati sinora riconosciuti nella stratigrafia del Vesuvio. Questi ultimi sono pertanto stati analizzati da un punto di vista morfoscopico e composizionale al microscopio elettronico a scansione equipaggiato di sistema di microanalisi (SEM-EDS) ed attribuiti alle eruzioni di Soccavo 4-5 (11,7-12 ka BP) e dei Tufi Biancastri (21,25-21,3 ka BP) originate dai Campi Flegrei. I campioni di suolo sono stati sottoposti ad analisi chimico-fisiche (granulometria, pH, sostanza organica, calcare totale, capacità di scambio cationico, estrazioni selettive, composizione chimica degli elementi maggiori ed in tracce tramite XRF), mineralogiche (attraverso diffrattometria ai raggi X e spettroscopia all’infrarosso) e micromorfologiche in sezione sottile tramite microscopia ottica in luce polarizzata. Sulla base dei dati analitici così ottenuti, delle proprietà morfologiche e dei suddetti vincoli cronologici è stato possibile ricostruire: (i) le principali fasi di aggradazione sedimentaria (vulcanica) e quelle di stabilità geomorfologica caratterizzate da pedogenesi; (ii) i processi pedogenetici dominanti e le condizioni paleoambientali/paleoclimatiche ad essi associate; (iii) il grado di sviluppo pedognetico dei vari suoli sepolti ed i corrispondenti intervalli di tempo di formazione. Questi ultimi sono risultati molto variabili, in quanto compresi tra 400 e 7000 anni circa. Si è inoltre notato che il maggior grado di maturità pedogenetica non sempre è funzione del tempo di esposizione dei suoli ai processi di alterazione e pedogenesi, suggerendo anche un forte controllo climatico. Le principali oscillazioni climatiche tardo-quaternarie, coerenti con le diverse fasi dell’Ultimo Massimo Glaciale, del Tardiglaciale e dell’optimum climatico dell’Olocene inferiore-medio sono ben documentate lungo la successione pedostratigrafica da variazioni nella mineralogia delle argille e nel grado di sviluppo delle proprietà andiche, da peculiari microstrutture di aggregazione, diversa intensità dei processi di illuviazione di limo o di argilla, accumulo di carbonato di calcio e segregazione di ossidi di ferro.

Studio multidisciplinare di suoli e livelli piroclastici alle falde del Vesuvio (Campania): ricostruzione dei tempi di sviluppo pedogenetico e delle variazioni climatiche tardo-pleistoceniche ed oloceniche

SCARCIGLIA, Fabio;La Russa M. F.
2012-01-01

Abstract

In questo lavoro vengono sintetizzati i principali risultati di uno studio a carattere multidisciplinare (geomorfologico, pedologico, stratigrafico e cronostratigrafico, vulcanologico e geochimico-mineralogico) volto a caratterizzare diversi livelli piroclastici del tardo Pleistocene e dell’Olocene ed i suoli ad essi intercalati. In particolare, è stata studiata una successione pedostratigrafica ubicata lungo il fianco nord-orientale dell’edificio vulcanico del Somma-Vesuvio, in Campania (Italia meridionale). Essa è costituita da cinque livelli di tefra ben noti e ben datati, messi in posto sia dal Vesuvio (Pomici di Base, 22 ka BP; Pomici Verdoline, 19 ka BP; pomici di Mercato, 8,9 ka BP; pomici di Avellino, 3,9 ka BP) sia dai Campi Flegrei (Agnano Pomici Principali, 12,26 ka BP) e dai suoli sviluppatisi e/o sepolti dai prodotti delle suddette eruzioni. Durante il lavoro di campagna sono stati inoltre identificati altri livelli cineritici, tra i quali quello superiore è riconducibile all’eruzione di Agnano Monte Spina (4,2-4,3 ka BP), mentre altri quattro non sono stati sinora riconosciuti nella stratigrafia del Vesuvio. Questi ultimi sono pertanto stati analizzati da un punto di vista morfoscopico e composizionale al microscopio elettronico a scansione equipaggiato di sistema di microanalisi (SEM-EDS) ed attribuiti alle eruzioni di Soccavo 4-5 (11,7-12 ka BP) e dei Tufi Biancastri (21,25-21,3 ka BP) originate dai Campi Flegrei. I campioni di suolo sono stati sottoposti ad analisi chimico-fisiche (granulometria, pH, sostanza organica, calcare totale, capacità di scambio cationico, estrazioni selettive, composizione chimica degli elementi maggiori ed in tracce tramite XRF), mineralogiche (attraverso diffrattometria ai raggi X e spettroscopia all’infrarosso) e micromorfologiche in sezione sottile tramite microscopia ottica in luce polarizzata. Sulla base dei dati analitici così ottenuti, delle proprietà morfologiche e dei suddetti vincoli cronologici è stato possibile ricostruire: (i) le principali fasi di aggradazione sedimentaria (vulcanica) e quelle di stabilità geomorfologica caratterizzate da pedogenesi; (ii) i processi pedogenetici dominanti e le condizioni paleoambientali/paleoclimatiche ad essi associate; (iii) il grado di sviluppo pedognetico dei vari suoli sepolti ed i corrispondenti intervalli di tempo di formazione. Questi ultimi sono risultati molto variabili, in quanto compresi tra 400 e 7000 anni circa. Si è inoltre notato che il maggior grado di maturità pedogenetica non sempre è funzione del tempo di esposizione dei suoli ai processi di alterazione e pedogenesi, suggerendo anche un forte controllo climatico. Le principali oscillazioni climatiche tardo-quaternarie, coerenti con le diverse fasi dell’Ultimo Massimo Glaciale, del Tardiglaciale e dell’optimum climatico dell’Olocene inferiore-medio sono ben documentate lungo la successione pedostratigrafica da variazioni nella mineralogia delle argille e nel grado di sviluppo delle proprietà andiche, da peculiari microstrutture di aggregazione, diversa intensità dei processi di illuviazione di limo o di argilla, accumulo di carbonato di calcio e segregazione di ossidi di ferro.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/184781
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