Betula aetnensis Rafin. (betulla dell'Etna) è una pianta fanerofita arborea, alta 5-20 m, che ha il suo areale sui terreni lavici del versante orientale dell'Etna, dove cresce in formazioni boschive ad una altitudine compresa tra 1200 e 2000 m. Viene assimilata ad altre specie, in particolare a Betula pendula Roth, dalla quale si differenzia per le foglie, che hanno margine ciliato-pubescente con una doppia dentatura poco evidente, lamina a base tronca o cuoriforme, raramente ottusa, sono meno acuminate, e hanno epidermidi quasi del tutto prive di ghiandole e di peli [1]. Nelle foglie i principi attivi più importanti sono costituiti dai flavonoidi, ma sono oggetto di studio anche i tannini, in particolare le proantocianidine [2-4]. Numerose delle specie appartenenti al genere Betula (Betulaceae) sono state impiegate in medicina tradizionale contro i reumatismi e l’artrite, come diuretici, antidolorifici, ecc. [5-7]. Poco è noto, invece, della specie B. aetnensis, sulla quale, in precedenza, sono state effettuate indagini preliminari miranti a valutare l’attività antimicrobica di estratti grezzi di foglie e corteccia. Obiettivo di questo studio è stato quello di preparare degli estratti di foglie di Betula ricchi in polifenoli, in particolare in proantocianidine, e di saggiarne l’attività antibatterica in vitro. Le foglie essiccate sono state triturate e messe a macerare in acetone 70% per circa 24 h. Dopo aver allontanato l’acetone, la soluzione acquosa è stata centrifugata, e poi trattata con esano per allontanare i componenti più apolari. Si è quindi proceduto all’estrazione con acetato di etile. L’estratto è stato saggiato per valutare il contenuto totale in polifenoli, flavonoidi e proantocianidine e l’attività antibatterica in vitro mediante il metodo della microdiluizione in brodo nei confronti di ceppi standard e di isolamento clinico delle più comuni specie batteriche patogene Gram-positive e Gram-negative, responsabili di processi infettivi a carico di diversi distretti organici (respiratorio, genito-urinario, ecc.), quali Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae, Moraxella catarrhalis, Streptococcus pyogenes, Staphylococcus aureus, Staphylococcus epidermidis, Escherichia coli e Pseudomonas aeruginosa. L’estratto si è rivelato attivo soprattutto nei confronti dei ceppi Gram-positivi, e in particolare verso S. pyogenes e S. pneumoniae. Quest’ultimo, è responsabile di gravi infezioni delle vie respiratorie, quali sinusiti e polmoniti, ed è costantemente oggetto di studio per la frequenza con cui manifesta resistenza nei confronti dei più comuni antibiotici. Pertanto, le proantocianidine presenti in B. aetnensis potrebbero essere utili nella cura delle infezioni sostenute dai suddetti batteri. Riferimenti [1] S. Pignatti Flora d’Italia 1997, I, 108; [2] S. Ossipova, V. Ossipov, E. Haukioja, J. Loponen, K. Pihlaja Phytochemical Analysis 2001, 12, 128-133; [3] M. Karonen, V. Ossipov, J. Sinkkonen, J. Loponen, E. Haukioja, K. Pihlaja Phytochemical Analysis 2006, 17, 149-156; [4] M. Lahtinen, K.Lempa, J.P.Salminen, K. Pihlaja Phytochemical Analysis 2006, 17, 197-203; [5] D.E. Moerman Native american ethnobotany 1998 [6] G. Hatfield Encyclopedia of Folk Medicine: Old World and New World Traditions 2004 [7] A. Pieroni, C. Gray Phytotherapy Research 2008, 22, 889-901.

Attività antibatterica di un estratto polifenolico di foglie di Betula aetnensis Rafin. (Betulaceae)

TUNDIS, ROSA;LOIZZO, Monica Rosa;
2010-01-01

Abstract

Betula aetnensis Rafin. (betulla dell'Etna) è una pianta fanerofita arborea, alta 5-20 m, che ha il suo areale sui terreni lavici del versante orientale dell'Etna, dove cresce in formazioni boschive ad una altitudine compresa tra 1200 e 2000 m. Viene assimilata ad altre specie, in particolare a Betula pendula Roth, dalla quale si differenzia per le foglie, che hanno margine ciliato-pubescente con una doppia dentatura poco evidente, lamina a base tronca o cuoriforme, raramente ottusa, sono meno acuminate, e hanno epidermidi quasi del tutto prive di ghiandole e di peli [1]. Nelle foglie i principi attivi più importanti sono costituiti dai flavonoidi, ma sono oggetto di studio anche i tannini, in particolare le proantocianidine [2-4]. Numerose delle specie appartenenti al genere Betula (Betulaceae) sono state impiegate in medicina tradizionale contro i reumatismi e l’artrite, come diuretici, antidolorifici, ecc. [5-7]. Poco è noto, invece, della specie B. aetnensis, sulla quale, in precedenza, sono state effettuate indagini preliminari miranti a valutare l’attività antimicrobica di estratti grezzi di foglie e corteccia. Obiettivo di questo studio è stato quello di preparare degli estratti di foglie di Betula ricchi in polifenoli, in particolare in proantocianidine, e di saggiarne l’attività antibatterica in vitro. Le foglie essiccate sono state triturate e messe a macerare in acetone 70% per circa 24 h. Dopo aver allontanato l’acetone, la soluzione acquosa è stata centrifugata, e poi trattata con esano per allontanare i componenti più apolari. Si è quindi proceduto all’estrazione con acetato di etile. L’estratto è stato saggiato per valutare il contenuto totale in polifenoli, flavonoidi e proantocianidine e l’attività antibatterica in vitro mediante il metodo della microdiluizione in brodo nei confronti di ceppi standard e di isolamento clinico delle più comuni specie batteriche patogene Gram-positive e Gram-negative, responsabili di processi infettivi a carico di diversi distretti organici (respiratorio, genito-urinario, ecc.), quali Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae, Moraxella catarrhalis, Streptococcus pyogenes, Staphylococcus aureus, Staphylococcus epidermidis, Escherichia coli e Pseudomonas aeruginosa. L’estratto si è rivelato attivo soprattutto nei confronti dei ceppi Gram-positivi, e in particolare verso S. pyogenes e S. pneumoniae. Quest’ultimo, è responsabile di gravi infezioni delle vie respiratorie, quali sinusiti e polmoniti, ed è costantemente oggetto di studio per la frequenza con cui manifesta resistenza nei confronti dei più comuni antibiotici. Pertanto, le proantocianidine presenti in B. aetnensis potrebbero essere utili nella cura delle infezioni sostenute dai suddetti batteri. Riferimenti [1] S. Pignatti Flora d’Italia 1997, I, 108; [2] S. Ossipova, V. Ossipov, E. Haukioja, J. Loponen, K. Pihlaja Phytochemical Analysis 2001, 12, 128-133; [3] M. Karonen, V. Ossipov, J. Sinkkonen, J. Loponen, E. Haukioja, K. Pihlaja Phytochemical Analysis 2006, 17, 149-156; [4] M. Lahtinen, K.Lempa, J.P.Salminen, K. Pihlaja Phytochemical Analysis 2006, 17, 197-203; [5] D.E. Moerman Native american ethnobotany 1998 [6] G. Hatfield Encyclopedia of Folk Medicine: Old World and New World Traditions 2004 [7] A. Pieroni, C. Gray Phytotherapy Research 2008, 22, 889-901.
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