Il lavoro si propone di ricostruire le tappe più significative del processo di de istituzionalizzazione dell’accoglienza di bambini e ragazzi, a partire dal secondo dopoguerra fino alla legge 184 e agli altri provvedimenti legislativi successivi che hanno contribuito in maniera determinante ad orientare le politiche pubbliche e i servizi alla persona nella direzione di una tutela più efficace dei minori e delle loro famiglie. Si è trattato di un cammino lento, non privo di ostacoli, che non può dirsi ancora concluso. L’idea di fondo che ha guidato la nostra ricerca è che le due parole-chiave, “istituzione” e “istituzionalizzazione”, non indicano solo una prassi di accoglienza dai contenuti custodialistici e segreganti, ma esprimono significati che vanno al di là di quelli esplicitati attraverso il linguaggio comune, nel senso che fanno riferimento a qualità che sono proprie della vita sociale e dei legami interpersonali che in essa si stabiliscono. In altri termini, le attività e le relazioni sociali sono connotate da una qualità istituzionale inevitabile. Si tratta di quella qualità per cui la realtà sociale appare agli individui come una realtà oggettiva, data per scontata. Di conseguenza, il cammino della de istituzionalizzazione non può risolversi nella pura e semplice chiusura degli istituti, ma passa necessariamente attraverso la definizione di politiche appropriate, la costruzione di servizi sociali efficienti, e la tessitura di relazioni comunitarie in grado di fornire ai bambini e ai ragazzi opportunità di sperimentare con gli adulti di riferimento “incontri diretti”, ovvero non mediati da ruoli cristallizzati

Le trasformazioni dell'accoglienza di bambini e ragazzi

MARCELLO, GIORGIO
2009-01-01

Abstract

Il lavoro si propone di ricostruire le tappe più significative del processo di de istituzionalizzazione dell’accoglienza di bambini e ragazzi, a partire dal secondo dopoguerra fino alla legge 184 e agli altri provvedimenti legislativi successivi che hanno contribuito in maniera determinante ad orientare le politiche pubbliche e i servizi alla persona nella direzione di una tutela più efficace dei minori e delle loro famiglie. Si è trattato di un cammino lento, non privo di ostacoli, che non può dirsi ancora concluso. L’idea di fondo che ha guidato la nostra ricerca è che le due parole-chiave, “istituzione” e “istituzionalizzazione”, non indicano solo una prassi di accoglienza dai contenuti custodialistici e segreganti, ma esprimono significati che vanno al di là di quelli esplicitati attraverso il linguaggio comune, nel senso che fanno riferimento a qualità che sono proprie della vita sociale e dei legami interpersonali che in essa si stabiliscono. In altri termini, le attività e le relazioni sociali sono connotate da una qualità istituzionale inevitabile. Si tratta di quella qualità per cui la realtà sociale appare agli individui come una realtà oggettiva, data per scontata. Di conseguenza, il cammino della de istituzionalizzazione non può risolversi nella pura e semplice chiusura degli istituti, ma passa necessariamente attraverso la definizione di politiche appropriate, la costruzione di servizi sociali efficienti, e la tessitura di relazioni comunitarie in grado di fornire ai bambini e ai ragazzi opportunità di sperimentare con gli adulti di riferimento “incontri diretti”, ovvero non mediati da ruoli cristallizzati
2009
978-88-904171-1-5
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