In virtù delle nuove dinamiche migratorie sviluppatesi negli ultimi vent’anni per effetto della ridefinizione della geopolitica internazionale e della globalizzazione post-fordista, le campagne del Sud d’Italia vivono trasformazioni significative nei loro assetti demografici, sociali ed economici. Si tratta di aree rurali che registrano un’urbanizzazione intensa, i processi di decentramento industriale, lo sviluppo di servizi e l’organizzazione di sistemi locali rurali. Questi cambiamenti sono avvenuti in virtù di dotazioni infrastrutturali importanti ed hanno interessato prevalentemente aree di pianura ricche e in prossimità delle coste. Lo sviluppo dell’agricoltura e dell’edilizia, anche per effetto del turismo stagionale, hanno ridisegnato la morfologia del territorio, a volte in maniera aggressiva, snaturando i paesaggi. A questi cambiamenti economici, spaziali e strutturali si sono accompagnati nuovi mutamenti sociali dovuti alle dinamiche di immigrazione. Il volume si concentra su queste tematiche attraverso una serie di studi di caso che interessano le seguenti aree: le piane di Gioia Tauro-Rosarno e di Sibari in Calabria, le campagne della Sicilia Sud-orientale, la Piana del Sele e del Volturno in Campania, la Piana del Vulture e dell’Alto Bradano in Basilicata, la Capitanata in Puglia. Si sottolinea quanto il coinvolgimento delle aree rurali meridionali all’interno dei nuovi flussi e movimenti di merci, informazioni, persone e capitali ne ha determinato la progressiva inclusione entro i reticoli della globalizzazione. Dopo le città, dunque, anche campagne sempre più globalizzate, che detengono però delle specificità, relative sia alle dinamiche delle migrazioni sia a quelle della produzione alle quali sono tradizionalmente vocate, in particolare quella agricola. Un settore quest’ultimo che nell’Italia meridionale è già da tempo fortemente caratterizzato dal lavoro nero e da frodi al sistema previdenziale e assistenziale e che ha trovato nelle migrazioni una nuova linfa per sostenere la propria riproduzione e ristrutturazione. Per i migranti ha rappresentato, invece, uno spazio per il primo inserimento, per il transito, per rifugiarsi e nascondersi se in condizioni di irregolarità amministrativa, in quanto appena arrivati in Italia; ma anche perché in possesso di permessi di soggiorno scaduti e non rinnovabili, soprattutto se legati ad impieghi stagionali, oppure con regolare permesso di soggiorno, ma alla ricerca di una nuova occupazione in seguito alla crisi che ha colpito le piccole e medie imprese nel Centro-Nord Italia. Da ogni singolo caso di studio si è tentato di far emerge quanto l’immigrazione nelle campagne del Mezzogiorno sembri riproporre in chiave multietnica un nuova questione meridionale se si considerano le pratiche sociali e culturali che caratterizzano la gestione della manodopera straniera relegata in condizioni di sfruttamento e di esclusione sociale. Condizioni che rievocano quelle vissute dal proletariato industriale nella seconda metà dell’Ottocento che si ammassava in quartieri-ghetto privi delle minimie condizioni igienico-sanitarie e che oggi vede i migranti trovare rifugio fra plastiche e cartoni in casolari di campagna abbandonati e in baraccopoli improvvisate. L’analisi delle migrazioni in rapporto ai territori rurali percorsi periodicamente da questa mobilità può essere un approccio adatto per analizzare – in una prospettiva spazio-temporale – i mutamenti socio-territoriali e le differenze strutturali riprodotte o rinnovate attraverso la circolazione migratoria, nonché i processi di soggettivazione esperiti da queste figure emblematiche degli attuali processi di globalizzazione.
La globalizzazione delle campagne. Migrazioni e società rurali nel Sud d'Italia
CORRADO, Alessandra
2013-01-01
Abstract
In virtù delle nuove dinamiche migratorie sviluppatesi negli ultimi vent’anni per effetto della ridefinizione della geopolitica internazionale e della globalizzazione post-fordista, le campagne del Sud d’Italia vivono trasformazioni significative nei loro assetti demografici, sociali ed economici. Si tratta di aree rurali che registrano un’urbanizzazione intensa, i processi di decentramento industriale, lo sviluppo di servizi e l’organizzazione di sistemi locali rurali. Questi cambiamenti sono avvenuti in virtù di dotazioni infrastrutturali importanti ed hanno interessato prevalentemente aree di pianura ricche e in prossimità delle coste. Lo sviluppo dell’agricoltura e dell’edilizia, anche per effetto del turismo stagionale, hanno ridisegnato la morfologia del territorio, a volte in maniera aggressiva, snaturando i paesaggi. A questi cambiamenti economici, spaziali e strutturali si sono accompagnati nuovi mutamenti sociali dovuti alle dinamiche di immigrazione. Il volume si concentra su queste tematiche attraverso una serie di studi di caso che interessano le seguenti aree: le piane di Gioia Tauro-Rosarno e di Sibari in Calabria, le campagne della Sicilia Sud-orientale, la Piana del Sele e del Volturno in Campania, la Piana del Vulture e dell’Alto Bradano in Basilicata, la Capitanata in Puglia. Si sottolinea quanto il coinvolgimento delle aree rurali meridionali all’interno dei nuovi flussi e movimenti di merci, informazioni, persone e capitali ne ha determinato la progressiva inclusione entro i reticoli della globalizzazione. Dopo le città, dunque, anche campagne sempre più globalizzate, che detengono però delle specificità, relative sia alle dinamiche delle migrazioni sia a quelle della produzione alle quali sono tradizionalmente vocate, in particolare quella agricola. Un settore quest’ultimo che nell’Italia meridionale è già da tempo fortemente caratterizzato dal lavoro nero e da frodi al sistema previdenziale e assistenziale e che ha trovato nelle migrazioni una nuova linfa per sostenere la propria riproduzione e ristrutturazione. Per i migranti ha rappresentato, invece, uno spazio per il primo inserimento, per il transito, per rifugiarsi e nascondersi se in condizioni di irregolarità amministrativa, in quanto appena arrivati in Italia; ma anche perché in possesso di permessi di soggiorno scaduti e non rinnovabili, soprattutto se legati ad impieghi stagionali, oppure con regolare permesso di soggiorno, ma alla ricerca di una nuova occupazione in seguito alla crisi che ha colpito le piccole e medie imprese nel Centro-Nord Italia. Da ogni singolo caso di studio si è tentato di far emerge quanto l’immigrazione nelle campagne del Mezzogiorno sembri riproporre in chiave multietnica un nuova questione meridionale se si considerano le pratiche sociali e culturali che caratterizzano la gestione della manodopera straniera relegata in condizioni di sfruttamento e di esclusione sociale. Condizioni che rievocano quelle vissute dal proletariato industriale nella seconda metà dell’Ottocento che si ammassava in quartieri-ghetto privi delle minimie condizioni igienico-sanitarie e che oggi vede i migranti trovare rifugio fra plastiche e cartoni in casolari di campagna abbandonati e in baraccopoli improvvisate. L’analisi delle migrazioni in rapporto ai territori rurali percorsi periodicamente da questa mobilità può essere un approccio adatto per analizzare – in una prospettiva spazio-temporale – i mutamenti socio-territoriali e le differenze strutturali riprodotte o rinnovate attraverso la circolazione migratoria, nonché i processi di soggettivazione esperiti da queste figure emblematiche degli attuali processi di globalizzazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.