La Reggia di Portici è una delle residenze nobiliari di proprietà dei sovrani borbonici, situata alle pendici del Vesuvio, in un territorio detto “del Miglio d’oro” per la presenza di numerose ville, palazzi e giardini costruiti a partire dal Settecento. Essa si trova inserita tra due boschi, uno dei quali si estende fino alla costa; la porta di accesso dal mare è rappresentata dal prospiciente porto del Granatello. La Reggia venne edificata per volontà del re di Napoli, Carlo di Borbone; per la sua costruzione, iniziata nel 1783, furono coinvolti numerosi celebri architetti. Abbandonata a sé stessa nel corso degli ultimi decenni, priva di qualsiasi tutela, nonostante sia divenuta sede della Facoltà di Agraria dell'Università di Napoli Federico II, la Reggia ha subìto un lento e progressivo degrado che ha interessato numerose sue componenti. Un forte decadimento si è registrato soprattutto nelle aree dei giardini; costruzioni abusive realizzate in adiacenza ne hanno impoverito l’immagine. Per porre rimedio al processo di degrado sono stati realizzati diversi restauri che hanno permesso alla Reggia di riacquistare splendore e di renderla disponibile alla collettività. In occasione di una visita all’edificio, effettuata durante una fase di restauro, è stato notato un piccolo frammento di intonaco nell’area del cantiere. Questo, raccolto prima che andasse distrutto, è stato portato e conservato in laboratorio, dove sono state condotte alcune analisi specifiche. Con il presente lavoro si è cercato non solo sistematizzare la documentazione disponibile sulla Reggia, utile per delineare il quadro conoscitivo dell’opera, ma anche e soprattutto di acquisire, mediante la caratterizzazione del piccolo frammento di intonaco, nuovi dati ed informazioni che potranno permettere di accrescere la conoscenza delle tecniche antiche e dei materiali costitutivi tradizionali utilizzati per edificare l’opera monumentale.
La Reggia di Portici tra passato, presente e futuro
Caterina Gattuso
Supervision
;Philomène Gattuso
Supervision
;Francesco Dalena
2017-01-01
Abstract
La Reggia di Portici è una delle residenze nobiliari di proprietà dei sovrani borbonici, situata alle pendici del Vesuvio, in un territorio detto “del Miglio d’oro” per la presenza di numerose ville, palazzi e giardini costruiti a partire dal Settecento. Essa si trova inserita tra due boschi, uno dei quali si estende fino alla costa; la porta di accesso dal mare è rappresentata dal prospiciente porto del Granatello. La Reggia venne edificata per volontà del re di Napoli, Carlo di Borbone; per la sua costruzione, iniziata nel 1783, furono coinvolti numerosi celebri architetti. Abbandonata a sé stessa nel corso degli ultimi decenni, priva di qualsiasi tutela, nonostante sia divenuta sede della Facoltà di Agraria dell'Università di Napoli Federico II, la Reggia ha subìto un lento e progressivo degrado che ha interessato numerose sue componenti. Un forte decadimento si è registrato soprattutto nelle aree dei giardini; costruzioni abusive realizzate in adiacenza ne hanno impoverito l’immagine. Per porre rimedio al processo di degrado sono stati realizzati diversi restauri che hanno permesso alla Reggia di riacquistare splendore e di renderla disponibile alla collettività. In occasione di una visita all’edificio, effettuata durante una fase di restauro, è stato notato un piccolo frammento di intonaco nell’area del cantiere. Questo, raccolto prima che andasse distrutto, è stato portato e conservato in laboratorio, dove sono state condotte alcune analisi specifiche. Con il presente lavoro si è cercato non solo sistematizzare la documentazione disponibile sulla Reggia, utile per delineare il quadro conoscitivo dell’opera, ma anche e soprattutto di acquisire, mediante la caratterizzazione del piccolo frammento di intonaco, nuovi dati ed informazioni che potranno permettere di accrescere la conoscenza delle tecniche antiche e dei materiali costitutivi tradizionali utilizzati per edificare l’opera monumentale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.