Il saggio analizza un ampio campione di riviste espressione del reducismo risorgimentale e anti-risorgimentale, mettendolo in relazione sia con altri prodotti del reducismo sia con analoghe esperienze in altri paesi europei. Nella prima parte del contributo si presentano le caratteristiche di queste pubblicazioni, soffermandosi in particolare sul periodo nel quale esse uscirono, sulla loro frequenza, sulla periodicità e sulle rispettive aree geografiche di riferimento. Successivamente, se ne analizzano gli orientamenti politici, le idee, i protagonisti e il pubblico intenzionale. I giornali dei reduci confermano il senso di frustrazione condiviso da molti veterani del Risorgimento e il diffuso fastidio nei confronti di uno Stato considerato irriconoscente e di una società civile ritenuta imbelle, poco patriottica e bisognosa della salda guida dell’istituzione militare. Questi periodici mostrano però anche il carattere spesso localistico ed effimero delle iniziative editoriali delle associazioni reducistiche, segnate da una spiccata conflittualità che tuttavia non può essere semplicisticamente ricondotta alla dicotomia monarchici/democratici. Di contro, il “reducismo dei vinti” appare più coeso e capace di pubblicazioni longeve, considerate efficace strumento identitario e di lotta contro lo Stato unitario.
“Oh Italia, non dimenticare!”: le riviste reducistiche
Rovinello M
2016-01-01
Abstract
Il saggio analizza un ampio campione di riviste espressione del reducismo risorgimentale e anti-risorgimentale, mettendolo in relazione sia con altri prodotti del reducismo sia con analoghe esperienze in altri paesi europei. Nella prima parte del contributo si presentano le caratteristiche di queste pubblicazioni, soffermandosi in particolare sul periodo nel quale esse uscirono, sulla loro frequenza, sulla periodicità e sulle rispettive aree geografiche di riferimento. Successivamente, se ne analizzano gli orientamenti politici, le idee, i protagonisti e il pubblico intenzionale. I giornali dei reduci confermano il senso di frustrazione condiviso da molti veterani del Risorgimento e il diffuso fastidio nei confronti di uno Stato considerato irriconoscente e di una società civile ritenuta imbelle, poco patriottica e bisognosa della salda guida dell’istituzione militare. Questi periodici mostrano però anche il carattere spesso localistico ed effimero delle iniziative editoriali delle associazioni reducistiche, segnate da una spiccata conflittualità che tuttavia non può essere semplicisticamente ricondotta alla dicotomia monarchici/democratici. Di contro, il “reducismo dei vinti” appare più coeso e capace di pubblicazioni longeve, considerate efficace strumento identitario e di lotta contro lo Stato unitario.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.