Nell’ultimo ventennio, subito dopo gli allargamenti del 2004 e del 2007, l’Italia, la Francia, la Germania, la Spagna e il Regno Unito sono diventate importanti mete di destinazione per un numero crescente di cittadini europei di cultura rom. Tuttavia, le contraddizioni presenti nell’attuale legislazione europea in materia di libera circolazione, unitamente all’assenza di un quadro istituzionale di governance chiaro e politicamente vincolante ai diversi livelli, non hanno fin qui permesso di innescare forme positive di inclusione, in specie nei confronti dei rom di nuova immigrazione. Da un lato, essi difficilmente si adeguano all’ideal-tipo di migrante altamente qualificato e imprenditore di sé stesso su cui si incardinano i regimi della mobilità a livello globale e nell’Ue. Dall’altro lato, il dibattito attuale in sede europea sull’inclusione dei rom sembra restringere il campo ad azioni etnicamente connotate mentre si negano approcci di tipo bidirezionale che, nell’attuale contesto di crisi globale, rappresentano invece l’unica alternativa socialmente accettabile allo status quo. È ciò che insegna il conflitto scoppiato nella città di Cosenza in seguito all’arrivo dei rom dell’Est, che qui analizziamo in relazione al modello di governance delineato dall’Unione europea rispetto all’inclusione dei rom e alla luce del suo impatto sul contesto istituzionale italiano. In conclusione, emerge uno scenario apertamente in contrasto con la prospettiva universalistica che doveva formalmente implicare la cittadinanza europea. Sembra anzi che questo nuovo modello di cittadinanza proietti su scala più vasta le contraddizioni già insite nell’impianto della cittadinanza-nazionale concepito dalla tradizione politica occidentale.

La cittadinanza europea di fronte alla migrazione dei rom: l’europeizzazione della governance e le politiche locali di riterritorializzazione dell’etnicità

Mariafrancesca D'Agostino
2018-01-01

Abstract

Nell’ultimo ventennio, subito dopo gli allargamenti del 2004 e del 2007, l’Italia, la Francia, la Germania, la Spagna e il Regno Unito sono diventate importanti mete di destinazione per un numero crescente di cittadini europei di cultura rom. Tuttavia, le contraddizioni presenti nell’attuale legislazione europea in materia di libera circolazione, unitamente all’assenza di un quadro istituzionale di governance chiaro e politicamente vincolante ai diversi livelli, non hanno fin qui permesso di innescare forme positive di inclusione, in specie nei confronti dei rom di nuova immigrazione. Da un lato, essi difficilmente si adeguano all’ideal-tipo di migrante altamente qualificato e imprenditore di sé stesso su cui si incardinano i regimi della mobilità a livello globale e nell’Ue. Dall’altro lato, il dibattito attuale in sede europea sull’inclusione dei rom sembra restringere il campo ad azioni etnicamente connotate mentre si negano approcci di tipo bidirezionale che, nell’attuale contesto di crisi globale, rappresentano invece l’unica alternativa socialmente accettabile allo status quo. È ciò che insegna il conflitto scoppiato nella città di Cosenza in seguito all’arrivo dei rom dell’Est, che qui analizziamo in relazione al modello di governance delineato dall’Unione europea rispetto all’inclusione dei rom e alla luce del suo impatto sul contesto istituzionale italiano. In conclusione, emerge uno scenario apertamente in contrasto con la prospettiva universalistica che doveva formalmente implicare la cittadinanza europea. Sembra anzi che questo nuovo modello di cittadinanza proietti su scala più vasta le contraddizioni già insite nell’impianto della cittadinanza-nazionale concepito dalla tradizione politica occidentale.
2018
978-88-917-7092-9
Cittadinanza europea, Mobilità, Rom, Strategie europea di inclusione
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