Come cambia il mondo attorno a noi? Come cambiano gli schemi che si presentano alla nostra attenzione? Le nostre coordinate sociali? La necessità di pensare che la staticità delle cose alla fine non sia così scontata produce una sensazione di disagio. Si verifica una sorta di rottura nel legame spazio temporale che rimette in discussione la possibilità stessa che l’individuo riesca a fare di sé e della propria quotidianità il centro della propria esperienza. La scomparsa di un mondo, quello delle coordinate fisse, che viene da un mondo tradizionale e prosegue per tutto il dispiegarsi della modernità impatta con l’intensificarsi dei ritmi della vita e le trasformazioni dei processi identitari generati dalla nella postmodernità. Ma, allora, se le strutture identitarie diventano atomistiche ed incerte, se la tradizione subisce una sorta di continua rideterminazione che succede all’individuo postmoderno? All’interno di un quadro sempre più rarefatto, in un sistema di coordinate sociali che, più che rappresentare un continuum di possibilità, si traduce in una serie di nuvole puntiformi continuamente rideterminate dall’esterno che fine fa l’individuo? Che rappresentazione riesce a dare di sé e del suo spazio? Quale mutevole, precario affresco è capace di dipingere sul muro instabile della propria condizione? Tali questioni sono determinanti per cercare di comprendere il rapporto tra individuo e società, nei luoghi più periferici come in quelli più centrali. Per cercare di rispondere anche a queste domande, abbiamo svolto una ricerca CATI somministrando un questionario strutturato ad un campione di 400 individui maggiorenni residenti nel territorio del G.A.L. Valle del Crati e di cui si è dato conto nell'articolo proposto.
La valle postmoderna
Greco Walter
2015-01-01
Abstract
Come cambia il mondo attorno a noi? Come cambiano gli schemi che si presentano alla nostra attenzione? Le nostre coordinate sociali? La necessità di pensare che la staticità delle cose alla fine non sia così scontata produce una sensazione di disagio. Si verifica una sorta di rottura nel legame spazio temporale che rimette in discussione la possibilità stessa che l’individuo riesca a fare di sé e della propria quotidianità il centro della propria esperienza. La scomparsa di un mondo, quello delle coordinate fisse, che viene da un mondo tradizionale e prosegue per tutto il dispiegarsi della modernità impatta con l’intensificarsi dei ritmi della vita e le trasformazioni dei processi identitari generati dalla nella postmodernità. Ma, allora, se le strutture identitarie diventano atomistiche ed incerte, se la tradizione subisce una sorta di continua rideterminazione che succede all’individuo postmoderno? All’interno di un quadro sempre più rarefatto, in un sistema di coordinate sociali che, più che rappresentare un continuum di possibilità, si traduce in una serie di nuvole puntiformi continuamente rideterminate dall’esterno che fine fa l’individuo? Che rappresentazione riesce a dare di sé e del suo spazio? Quale mutevole, precario affresco è capace di dipingere sul muro instabile della propria condizione? Tali questioni sono determinanti per cercare di comprendere il rapporto tra individuo e società, nei luoghi più periferici come in quelli più centrali. Per cercare di rispondere anche a queste domande, abbiamo svolto una ricerca CATI somministrando un questionario strutturato ad un campione di 400 individui maggiorenni residenti nel territorio del G.A.L. Valle del Crati e di cui si è dato conto nell'articolo proposto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.