Il presente contributo inquadra uno specifico aspetto della drammaturgia di Angelo Beolco: la relazione fra autore-attore e personaggio del contadino, non identificando i primi con il secondo ma dislocandone l’immagine originaria in una dimensione ideologica. Nelle commedie ruzantesche il radicamento nella società rurale, tuttavia, non costituisce un’apologia del mondo contadino, quanto un disincanto e un’apertura alla riflessione sulla natura umana. Ruzante esalta gli istinti di una natura originaria, sino a far deflagrare sulla scena società rurale, urbana e potere politico che confliggono con l’etica naturale. Città e campagna sono due sfere sociali rappresentate come inconciliabili e antropologicamente divergenti; quella di Ruzante è una denuncia dello s-naturale, cioè la distorsione dell’esistente, di una natura umana curvata dal e sul male, nel passaggio dalla campagna al roesso mondo urbano, anche nei suoi aspetti politici, nella dialettica naturale-artificiale, in special modo nelle commedie cosiddette «cattive» come la Moscheta, oppure nel dittico composto da Parlamento e Bilora. La rappresentazione del paesaggio offerta dal genere pastorale coevo trova, infine, in Angelo Beolco un fervente e corrosivo oppositore. Egli non lesina commenti poco lusinghieri verso s-letterati che propongono, a suo dire, una realtà avulsa dal mondo rurale cui il drammaturgo pavano, come si cercherà di dimostrare, oppone immagini di genuina e carnale semplicità.

Natura e Società nella drammaturgia di Ruzante

Carlo Fanelli
2020-01-01

Abstract

Il presente contributo inquadra uno specifico aspetto della drammaturgia di Angelo Beolco: la relazione fra autore-attore e personaggio del contadino, non identificando i primi con il secondo ma dislocandone l’immagine originaria in una dimensione ideologica. Nelle commedie ruzantesche il radicamento nella società rurale, tuttavia, non costituisce un’apologia del mondo contadino, quanto un disincanto e un’apertura alla riflessione sulla natura umana. Ruzante esalta gli istinti di una natura originaria, sino a far deflagrare sulla scena società rurale, urbana e potere politico che confliggono con l’etica naturale. Città e campagna sono due sfere sociali rappresentate come inconciliabili e antropologicamente divergenti; quella di Ruzante è una denuncia dello s-naturale, cioè la distorsione dell’esistente, di una natura umana curvata dal e sul male, nel passaggio dalla campagna al roesso mondo urbano, anche nei suoi aspetti politici, nella dialettica naturale-artificiale, in special modo nelle commedie cosiddette «cattive» come la Moscheta, oppure nel dittico composto da Parlamento e Bilora. La rappresentazione del paesaggio offerta dal genere pastorale coevo trova, infine, in Angelo Beolco un fervente e corrosivo oppositore. Egli non lesina commenti poco lusinghieri verso s-letterati che propongono, a suo dire, una realtà avulsa dal mondo rurale cui il drammaturgo pavano, come si cercherà di dimostrare, oppone immagini di genuina e carnale semplicità.
2020
9788890790560
Ruzante, Beolco, Teatro del Rinascimento, Padova, Naturalismo rinascimentale, Pastorale
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