È il 22 febbraio quando viene registrato in Italia il primo paziente colpito da Covid- 19. Da questo momento parte l’allarme epidemia. La comunicazione istituzionale ne risulta scompaginata. Esperti e decisori politici esprimono pareri divergenti su come affrontare la situazione. La stessa scienza, che ancora poco conosce il nuovo virus, non riesce a fornire quelle conoscenze che servirebbero alle istituzioni per mettere in sicurezza la popolazione attraverso la trasmissione di informazioni adeguate. La pandemia del Covid-19 mostra così la crucialità dei processi della comunicazione pubblica, nelle sue componenti istituzionali, politiche e scientifiche. In questo momento di crisi e di incertezza globale e globalizzata, aumenta la visibilità non solo di cosa, ma soprattutto di come le istituzioni, la politica e la scienza fanno e comunicano per la salute pubblica e verso/con i cittadini e i media. Insieme al rischio epidemia, ci si trova a dover fronteggiare il rischio legato alla diffusione di messaggi che si polarizzano, contrastanti, e all’incremento di quello sconcerto che presiede a meccanismi di distorsione delle informazioni (di cui le fake news sono uno degli aspetti); il rischio che, in una babele informativa, i cittadini fatichino ad affidarsi alle istituzioni, a condividere le ragioni dei provvedimenti, esponendosi a un ulteriore pericolo per la loro sicurezza. Questo contributo si propone di indagare la complessità di tali processi, spesso soggetti a cortocircuito e (deliberato) stress, rileggendo l’attualità dei dieci passaggi del decalogo anti-panico realizzato all’Università della Calabria nell’immediatezza dell’allarme Covid-19 con finalità di comunicazione istituzionale e sociale.
Incertezza, rischio e (dis)informazione tra istituzioni, politica e scienza. Un decalogo anti-panico nell’info-pandemia
Affuso O.;Pellegrino G.
2020-01-01
Abstract
È il 22 febbraio quando viene registrato in Italia il primo paziente colpito da Covid- 19. Da questo momento parte l’allarme epidemia. La comunicazione istituzionale ne risulta scompaginata. Esperti e decisori politici esprimono pareri divergenti su come affrontare la situazione. La stessa scienza, che ancora poco conosce il nuovo virus, non riesce a fornire quelle conoscenze che servirebbero alle istituzioni per mettere in sicurezza la popolazione attraverso la trasmissione di informazioni adeguate. La pandemia del Covid-19 mostra così la crucialità dei processi della comunicazione pubblica, nelle sue componenti istituzionali, politiche e scientifiche. In questo momento di crisi e di incertezza globale e globalizzata, aumenta la visibilità non solo di cosa, ma soprattutto di come le istituzioni, la politica e la scienza fanno e comunicano per la salute pubblica e verso/con i cittadini e i media. Insieme al rischio epidemia, ci si trova a dover fronteggiare il rischio legato alla diffusione di messaggi che si polarizzano, contrastanti, e all’incremento di quello sconcerto che presiede a meccanismi di distorsione delle informazioni (di cui le fake news sono uno degli aspetti); il rischio che, in una babele informativa, i cittadini fatichino ad affidarsi alle istituzioni, a condividere le ragioni dei provvedimenti, esponendosi a un ulteriore pericolo per la loro sicurezza. Questo contributo si propone di indagare la complessità di tali processi, spesso soggetti a cortocircuito e (deliberato) stress, rileggendo l’attualità dei dieci passaggi del decalogo anti-panico realizzato all’Università della Calabria nell’immediatezza dell’allarme Covid-19 con finalità di comunicazione istituzionale e sociale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.