Nei capitoli 4-11 (pp. 42-110) dell’Introduzione a Gli uomini non sono isole (Milano, La nave di Teseo, 2018) ho analizzato pagine di grandi classici (da Seneca a Antoine de Saint-Exupéry) in cui i temi collegati della solidarietà e dell’umanità considerata come un unico continente ritornano con insistenza. Finanche in un autore come Michel de Montaigne, che ha fatto della descrizione di se stesso il fulcro centrale dei suoi Saggi, appare chiaro che la scrittura di sé ha bisogno dell’altro per esistere: le pagine dedicate all’amicizia, all’ umana condizione, alla coesione sociale, al cosmopolitismo che considera il mondo intero come un’unica patria e tutti gli uomini come compatrioti testimoniano una sensibilità in cui la costruzione dell’io non può prescindere dagli altri. La stessa metamorfosi di Re Lear in Shakespeare mostra come la cecità e la perdita del potere possa offrire un privilegiato punto di osservazione per capire l’essenza della vita e l’importanza dei senza voce. E così il viaggio intorno alla sua camera permette a Xavier de Maistre di vedere l’umanità sofferente, a cui prima, per strada, non aveva mai prestato attenzione, mentre l’inchiesta sui poveri diavoli delle periferie delle grandi città diventa per Tolstoj una straordinaria occasione per riflettere sulla sofferenza, sull’ingiustizia, sulle terribili disuguaglianze. Al Piccolo Principe spetta, invece, il compito di richiamare la nostra attenzione sull’importanza dell’amicizia, dei legami affettivi, che si possono costruire solo in un contesto lontano dall’avidità del guadagno, dalla fretta, dalla rapidità, dal calcolo quantitativo. Il libro è tradotto in francese (Les Belles Lettres) ed è in corso di traduzione in spagnolo (Acantilado), catalano (Quaderns Crema) e greco (Agra).

Gli uomini non sono isole. I classici ci aiutano a vivere

Diamante Ordine
2018-01-01

Abstract

Nei capitoli 4-11 (pp. 42-110) dell’Introduzione a Gli uomini non sono isole (Milano, La nave di Teseo, 2018) ho analizzato pagine di grandi classici (da Seneca a Antoine de Saint-Exupéry) in cui i temi collegati della solidarietà e dell’umanità considerata come un unico continente ritornano con insistenza. Finanche in un autore come Michel de Montaigne, che ha fatto della descrizione di se stesso il fulcro centrale dei suoi Saggi, appare chiaro che la scrittura di sé ha bisogno dell’altro per esistere: le pagine dedicate all’amicizia, all’ umana condizione, alla coesione sociale, al cosmopolitismo che considera il mondo intero come un’unica patria e tutti gli uomini come compatrioti testimoniano una sensibilità in cui la costruzione dell’io non può prescindere dagli altri. La stessa metamorfosi di Re Lear in Shakespeare mostra come la cecità e la perdita del potere possa offrire un privilegiato punto di osservazione per capire l’essenza della vita e l’importanza dei senza voce. E così il viaggio intorno alla sua camera permette a Xavier de Maistre di vedere l’umanità sofferente, a cui prima, per strada, non aveva mai prestato attenzione, mentre l’inchiesta sui poveri diavoli delle periferie delle grandi città diventa per Tolstoj una straordinaria occasione per riflettere sulla sofferenza, sull’ingiustizia, sulle terribili disuguaglianze. Al Piccolo Principe spetta, invece, il compito di richiamare la nostra attenzione sull’importanza dell’amicizia, dei legami affettivi, che si possono costruire solo in un contesto lontano dall’avidità del guadagno, dalla fretta, dalla rapidità, dal calcolo quantitativo. Il libro è tradotto in francese (Les Belles Lettres) ed è in corso di traduzione in spagnolo (Acantilado), catalano (Quaderns Crema) e greco (Agra).
2018
9788893446716
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/311606
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