Nella storia della fotografia e nei suoi intrecci con altri linguaggi artistici, un’opera oggi pressoché dimenticata, che dimostra di avere ancora segni distintivi e attualizzanti, è certamente L’Abicì della guerra di Bertolt Brecht. Un «repertorio di paura e rovine», nel quale, nonostante la distanza cronologica e la differente relazione con le immagini (specialmente quelle di guerra), è ancora possibile rintracciare un «immutato bisogno di verità» , fissando una relazione stretta e significativa tra immagini e politica. In tutte le sue forme, la scrittura di Brecht dialoga costantemente con la fotografia che l’autore considerava «materiale» utile alla conoscenza (Materialwert). È questa la base del Diario di lavoro che terrà dal 1938 al 1955, anno in cui inaugura il genere intermediale sviluppato ne L’Abicì della guerra.
Messinscena della guerra nei fotoepigrammi di Bertolt Brecht
Carlo Fanelli
2021-01-01
Abstract
Nella storia della fotografia e nei suoi intrecci con altri linguaggi artistici, un’opera oggi pressoché dimenticata, che dimostra di avere ancora segni distintivi e attualizzanti, è certamente L’Abicì della guerra di Bertolt Brecht. Un «repertorio di paura e rovine», nel quale, nonostante la distanza cronologica e la differente relazione con le immagini (specialmente quelle di guerra), è ancora possibile rintracciare un «immutato bisogno di verità» , fissando una relazione stretta e significativa tra immagini e politica. In tutte le sue forme, la scrittura di Brecht dialoga costantemente con la fotografia che l’autore considerava «materiale» utile alla conoscenza (Materialwert). È questa la base del Diario di lavoro che terrà dal 1938 al 1955, anno in cui inaugura il genere intermediale sviluppato ne L’Abicì della guerra.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.