Per contenere la diffusione pandemica e frenare la curva dei contagi da Covid-19, un nuovo modello organizzativo di lavoro chiamato “smart working” detto anche “lavoro agile” o “lavoro flessibile” sta diventando sempre più rilevante. La necessità di garantire il distanziamento fisico su larga scala ha accelerato l’introduzione di tale pratica in Italia e in molti altri paesi da parte di istituzioni e imprese ed ha costretto o incoraggiato molti lavoratori a lavorare da casa piuttosto che dall’ufficio. Anche in ambito scolastico e accademico le attività tipicamente svolte in classe sono state svolte in modalità telematica. Questa nuova forma di organizzazione del lavoro introdotta con la legge 81/2017, ha avuto (e sta avendo) un’applicazione massiccia a causa dell’emergenza Coronavirus, e prevede che il lavoratore possa scegliere, in accordo con il datore di lavoro e per una parte concordata della settimana lavorativa, gli orari (lavorare in orari flessibili e non nell’orario fisso, tipicamente 8:00 -16:00 o 9:00-17:00) e il luogo in cui svolgere la sua attività (lavorare da casa, ma anche da un’altra sede diversa del luogo di lavoro), grazie all’uso della tecnologia. Nonostante il massiccio utilizzo dello smart working negli ultimi mesi e sebbene la flessibilità del lavoro non sia un concetto nuovo, si conosce ancora poco degli effetti dello smart working sul sistema economico. A titolo di esempio, non sono noti i costi e i benefici del lavoro “smart” sulla produttività e il benessere dei lavoratori, su eventuali differenze di genere e sulla soddisfazione dei datori di lavoro. Da un lato, il lavoro da casa ha importanti vantaggi: risparmio dei costi di commuting, maggiore flessibilità nella gestione del tempo, ambiente più rilassato e confortevole, ecc. Tuttavia, le interazioni e gli scambi con gli altri lavoratori potrebbero essere più complicate e ridurre la produttività. I lavoratori da casa potrebbero anche soffrire di senso di isolamento. In tale contesto, un secondo aspetto potrebbe risultare rilevante e quindi meritare particolare attenzione. Tradizionalmente nelle famiglie italiane le attività di cura dei figli, degli anziani, la gestione della casa, sono demandate in maggior misura alle donne. In tempi di chiusura degli asili nido e delle scuole, il carico di lavoro per le donne potrebbe aumentare in modo considerevole, quasi insostenibile, e far abbassare drasticamente la loro produttività sul lavoro. Ciò potrebbe provocare un aggravamento del gender gap e un ispessimento del “soffitto di cristallo”. Analisi sulla produttività di uomini e donne, in relazione ai carichi familiari, potrebbero pertanto risultare particolarmente rilevanti.

Smart-Working, produttività e diseguaglianze di genere

Michela Ponzo
2020-01-01

Abstract

Per contenere la diffusione pandemica e frenare la curva dei contagi da Covid-19, un nuovo modello organizzativo di lavoro chiamato “smart working” detto anche “lavoro agile” o “lavoro flessibile” sta diventando sempre più rilevante. La necessità di garantire il distanziamento fisico su larga scala ha accelerato l’introduzione di tale pratica in Italia e in molti altri paesi da parte di istituzioni e imprese ed ha costretto o incoraggiato molti lavoratori a lavorare da casa piuttosto che dall’ufficio. Anche in ambito scolastico e accademico le attività tipicamente svolte in classe sono state svolte in modalità telematica. Questa nuova forma di organizzazione del lavoro introdotta con la legge 81/2017, ha avuto (e sta avendo) un’applicazione massiccia a causa dell’emergenza Coronavirus, e prevede che il lavoratore possa scegliere, in accordo con il datore di lavoro e per una parte concordata della settimana lavorativa, gli orari (lavorare in orari flessibili e non nell’orario fisso, tipicamente 8:00 -16:00 o 9:00-17:00) e il luogo in cui svolgere la sua attività (lavorare da casa, ma anche da un’altra sede diversa del luogo di lavoro), grazie all’uso della tecnologia. Nonostante il massiccio utilizzo dello smart working negli ultimi mesi e sebbene la flessibilità del lavoro non sia un concetto nuovo, si conosce ancora poco degli effetti dello smart working sul sistema economico. A titolo di esempio, non sono noti i costi e i benefici del lavoro “smart” sulla produttività e il benessere dei lavoratori, su eventuali differenze di genere e sulla soddisfazione dei datori di lavoro. Da un lato, il lavoro da casa ha importanti vantaggi: risparmio dei costi di commuting, maggiore flessibilità nella gestione del tempo, ambiente più rilassato e confortevole, ecc. Tuttavia, le interazioni e gli scambi con gli altri lavoratori potrebbero essere più complicate e ridurre la produttività. I lavoratori da casa potrebbero anche soffrire di senso di isolamento. In tale contesto, un secondo aspetto potrebbe risultare rilevante e quindi meritare particolare attenzione. Tradizionalmente nelle famiglie italiane le attività di cura dei figli, degli anziani, la gestione della casa, sono demandate in maggior misura alle donne. In tempi di chiusura degli asili nido e delle scuole, il carico di lavoro per le donne potrebbe aumentare in modo considerevole, quasi insostenibile, e far abbassare drasticamente la loro produttività sul lavoro. Ciò potrebbe provocare un aggravamento del gender gap e un ispessimento del “soffitto di cristallo”. Analisi sulla produttività di uomini e donne, in relazione ai carichi familiari, potrebbero pertanto risultare particolarmente rilevanti.
2020
9788855221573
Smart Working, Produttività, Diseguaglianze di Genere
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/324195
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