Non c’è contesto, accademico, professionale o economico e produttivo, in cui non si senta risuonare o non venga declinato il termine “etica”. Prevalentemente lo si usa per indicare che la propria attività ambirebbe a collocarsi in un orizzonte di senso che va al di là della semplice efficacia e della performance nel perseguimento dei propri scopi pratici e degli obiettivi quantitativi e di standard che un’impresa ha programmato. Quando si utilizza la parola “etica” si intende alludere al fatto che ciò che si fa, il campo in cui si opera, si ispira a un sistema di valori e di regole condiviso, in cui il proprio agire e operare, i mezzi e gli interessi materiali e individuali sono subordinati a finalità più elevate che li trascendono; per esempio, al primato del rispetto delle persone e dell’ambiente. Ma in che misura a questo uso nel linguaggio corrispondono poi delle pratiche che siano conformi al significato della parola “etica” e che la riempiano effettivamente di un senso proprio? È possibile, per esempio, affiancare l’aggettivo “etica” al sostantivo “produzione”1 senza che questo provochi una dissonanza, un attrito; senza che sorga un senso di diffidenza, di disagio e di invincibile scetticismo; la sensazione e l’intimo sospetto che ci si areni di fronte alla semplice formulazione di buoni propositi, a una espressione di facciata, a una forma di ipocrisia, in fondo?

La produzione etica. l'uomo e le cose

Luigino Filice
Project Administration
;
Mariacarmela Passarelli
Writing – Review & Editing
;
Antonio Padovano
Writing – Review & Editing
;
Luca Lupo
Writing – Review & Editing
2021-01-01

Abstract

Non c’è contesto, accademico, professionale o economico e produttivo, in cui non si senta risuonare o non venga declinato il termine “etica”. Prevalentemente lo si usa per indicare che la propria attività ambirebbe a collocarsi in un orizzonte di senso che va al di là della semplice efficacia e della performance nel perseguimento dei propri scopi pratici e degli obiettivi quantitativi e di standard che un’impresa ha programmato. Quando si utilizza la parola “etica” si intende alludere al fatto che ciò che si fa, il campo in cui si opera, si ispira a un sistema di valori e di regole condiviso, in cui il proprio agire e operare, i mezzi e gli interessi materiali e individuali sono subordinati a finalità più elevate che li trascendono; per esempio, al primato del rispetto delle persone e dell’ambiente. Ma in che misura a questo uso nel linguaggio corrispondono poi delle pratiche che siano conformi al significato della parola “etica” e che la riempiano effettivamente di un senso proprio? È possibile, per esempio, affiancare l’aggettivo “etica” al sostantivo “produzione”1 senza che questo provochi una dissonanza, un attrito; senza che sorga un senso di diffidenza, di disagio e di invincibile scetticismo; la sensazione e l’intimo sospetto che ci si areni di fronte alla semplice formulazione di buoni propositi, a una espressione di facciata, a una forma di ipocrisia, in fondo?
2021
9788849868555
produzione, business ethics, filosofia, psicoanalisi, advertising, scienze sociali, economia, Adriano Olivetti
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/325353
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact