Non potendo ancora fondarsi su un proprio paradigma linguistico, il cinema delle origini e dell’era del muto prese a prestito soggetti, contenuti, modi di comunicazione e di narrazione tipici delle forme di spettacolo già conosciute dal pubblico e già dotate di un loro codice espressivo consolidato, attingendo a generi e tipologie di spettacolo di tutti i livelli: dal caffé-concerto al teatro tragico. L’opera lirica fu certamente un serbatoio al quale il cinema poté attingere una vasta quantità di elementi: la gestualità, i soggetti, la musica, la drammaturgia.Il saggio intende esplorare il ruolo che la musica e il teatro verdiani hanno rivestito nel cinema muto, come esso ha narrato il mito di Verdi e come le opere verdiane sono state rappresentate attraverso la nuova forma di messinscena cinematografica. Non solo Verdi fu, infatti, uno dei primissimi compositori cui fu dedicato un film biografico-celebrativo (Giuseppe Verdi nella vita e nella gloria diretto da Giuseppe de’ Liguoro nel 1913 per la Labor films di Milano), ma le sue opere furono fra le prime a essere adattate al cinematografo. Oggi una ricerca di questo tipo deve sicuramente confrontarsi con la significativa scarsità di pellicole superstiti e sulla lacunosità delle informazioni archivistiche. Un riesame dello stato delle fonti può però costituire un’occasione per ridefinire il quadro dei documenti primari disponibili, ma anche per tentare di ricostruire, attraverso la varietà di fonti secondarie (riviste, documenti delle case di produzione, foto di scena) il contesto della ricezione di questa nuova forma di fruizione del teatro d’opera e, in particolare, dell’opera di Verdi. Nella varietà di spunti che questa ricerca può offrire verranno privilegiati i temi che hanno maggior attinenza con il tema del convegno, ovvero i rapporti tra le diverse modalità di narrazione di un medesimo soggetto operistico, in teatro e sullo schermo cinematografico muto (con accompagnamento musicale), al fine di contribuire a definire le trasformazioni nella fisionomia della ricezione del melodramma verdiano, proprio nel momento storico in cui la fruizione teatrale cede il posto a quella cinematografica.
Il teatro di Verdi narrato dal cinema muto
TARGA
2014-01-01
Abstract
Non potendo ancora fondarsi su un proprio paradigma linguistico, il cinema delle origini e dell’era del muto prese a prestito soggetti, contenuti, modi di comunicazione e di narrazione tipici delle forme di spettacolo già conosciute dal pubblico e già dotate di un loro codice espressivo consolidato, attingendo a generi e tipologie di spettacolo di tutti i livelli: dal caffé-concerto al teatro tragico. L’opera lirica fu certamente un serbatoio al quale il cinema poté attingere una vasta quantità di elementi: la gestualità, i soggetti, la musica, la drammaturgia.Il saggio intende esplorare il ruolo che la musica e il teatro verdiani hanno rivestito nel cinema muto, come esso ha narrato il mito di Verdi e come le opere verdiane sono state rappresentate attraverso la nuova forma di messinscena cinematografica. Non solo Verdi fu, infatti, uno dei primissimi compositori cui fu dedicato un film biografico-celebrativo (Giuseppe Verdi nella vita e nella gloria diretto da Giuseppe de’ Liguoro nel 1913 per la Labor films di Milano), ma le sue opere furono fra le prime a essere adattate al cinematografo. Oggi una ricerca di questo tipo deve sicuramente confrontarsi con la significativa scarsità di pellicole superstiti e sulla lacunosità delle informazioni archivistiche. Un riesame dello stato delle fonti può però costituire un’occasione per ridefinire il quadro dei documenti primari disponibili, ma anche per tentare di ricostruire, attraverso la varietà di fonti secondarie (riviste, documenti delle case di produzione, foto di scena) il contesto della ricezione di questa nuova forma di fruizione del teatro d’opera e, in particolare, dell’opera di Verdi. Nella varietà di spunti che questa ricerca può offrire verranno privilegiati i temi che hanno maggior attinenza con il tema del convegno, ovvero i rapporti tra le diverse modalità di narrazione di un medesimo soggetto operistico, in teatro e sullo schermo cinematografico muto (con accompagnamento musicale), al fine di contribuire a definire le trasformazioni nella fisionomia della ricezione del melodramma verdiano, proprio nel momento storico in cui la fruizione teatrale cede il posto a quella cinematografica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.