Considerare i contesti culturali della pedagogia dell’infanzia ci spinge a considerare due figure che nel Novecento, in contesti culturali diversi, hanno analizzato peculiarità importanti dello sviluppo e dell’educazione infantile, John Dewey e Romano Guardini. Dewey, uno dei più importanti filosofi contemporanei dell’educazione, ha indagato approfonditamente l’infanzia e le peculiarità proprie dell’apprendimento e della crescita in questa stagione dell’esistenza. Da questi studi nasce la sua concezione di educazione attiva, l’apprendimento attraverso il fare e la Progressive Education come percorso che dal gioco si evolve verso l’acquisizione graduale di concetti e nozioni sempre più articolate e complesse. Guardini, in molti suoi scritti analizza le peculiarità specifiche dell’infanzia, a partire dalle dimensioni psicologiche del bambino fino alle reali possibilità di apprendimento ed insegnamento. Dedica un saggio specifico, Die Lebensalter (1953), alle età della vita e alle loro implicazioni di sviluppo etico e morale, la prima parte di questo volume è riservata all’infanzia. L’approccio guardiniano dell’infanzia è fenomenologico e personalista: riconosce la necessità di analizzare fenomenologicamente l’infanzia nella realtà concreta e fattuale che la caratterizza e dall’altra di riconoscere il bambino come persona. Questa analisi guardiniana si sviluppa dalla nascita del bambino fino all’età scolare. L’ultima parte del capitolo è riservata alle categorie pedagogiche che organizzano pedagogicamente la formazione come percorso nell’età infantile. Apprendimento, motivazione, scelta, coltivazione, cura, eventi, utopia. Le categorie della formazione, i tasselli attraverso cui l’essere umano prende forma, non fanno altro che ordinare e sistematizzare quel processo di concretizzazione del proprio potenziale a cui già indirizzavano il mondo ellenico, la dottrina cristiana, la Bildung ebraica e tedesca. Far sbocciare il proprium che ogni essere umano custodisce come parte più autentica del suo essere significa, anzitutto, portare a termine quel processo di coltivazione che conduce alla pienezza esistenziale e personale.
Prospettive pedagogiche e categorie della formazione in età infantile
F. Bossio
2022-01-01
Abstract
Considerare i contesti culturali della pedagogia dell’infanzia ci spinge a considerare due figure che nel Novecento, in contesti culturali diversi, hanno analizzato peculiarità importanti dello sviluppo e dell’educazione infantile, John Dewey e Romano Guardini. Dewey, uno dei più importanti filosofi contemporanei dell’educazione, ha indagato approfonditamente l’infanzia e le peculiarità proprie dell’apprendimento e della crescita in questa stagione dell’esistenza. Da questi studi nasce la sua concezione di educazione attiva, l’apprendimento attraverso il fare e la Progressive Education come percorso che dal gioco si evolve verso l’acquisizione graduale di concetti e nozioni sempre più articolate e complesse. Guardini, in molti suoi scritti analizza le peculiarità specifiche dell’infanzia, a partire dalle dimensioni psicologiche del bambino fino alle reali possibilità di apprendimento ed insegnamento. Dedica un saggio specifico, Die Lebensalter (1953), alle età della vita e alle loro implicazioni di sviluppo etico e morale, la prima parte di questo volume è riservata all’infanzia. L’approccio guardiniano dell’infanzia è fenomenologico e personalista: riconosce la necessità di analizzare fenomenologicamente l’infanzia nella realtà concreta e fattuale che la caratterizza e dall’altra di riconoscere il bambino come persona. Questa analisi guardiniana si sviluppa dalla nascita del bambino fino all’età scolare. L’ultima parte del capitolo è riservata alle categorie pedagogiche che organizzano pedagogicamente la formazione come percorso nell’età infantile. Apprendimento, motivazione, scelta, coltivazione, cura, eventi, utopia. Le categorie della formazione, i tasselli attraverso cui l’essere umano prende forma, non fanno altro che ordinare e sistematizzare quel processo di concretizzazione del proprio potenziale a cui già indirizzavano il mondo ellenico, la dottrina cristiana, la Bildung ebraica e tedesca. Far sbocciare il proprium che ogni essere umano custodisce come parte più autentica del suo essere significa, anzitutto, portare a termine quel processo di coltivazione che conduce alla pienezza esistenziale e personale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.