La tesi proposta in questo contributo è che la pandemia sia un breakdown globale ed agisca da catalizzatore, acceleratore e potente agente di “rimescolamento” (una sorta di mixer sociotecnico-materiale) di processi già ampiamente caratterizzanti la tarda modernità, riletta latourianamente come non-modernità, ovvero epoca basata sulla proliferazione incontrollata degli ibridi che la purificazione tenta di eliminare. La pandemia si caratterizza, alla luce di questo processo di rottura e rimescolamento, per una comunicazione densamente patologica, basata su paradossi temporanei e contingenti che violano la maggior parte degli assiomi della scuola di Palo Alto. Questa comunicazione, sintomo di più profonde e strutturali contraddizioni, abbonda di doppi vincoli generalizzati che generano indecidibilità pragmatica in tre grandi ambiti della comunicazione: interpersonale in presenza (interdizione dell’aptica e rivoluzione della prossemica), istituzionale (ingiunzioni contraddittorie provenienti da diversi livelli di autorità, potere e organizzazione), e tecnoscientifica (mediatizzazione sfrenata che confligge con l’ethos della comunità epistemica di riferimento). In questo contesto densamente patologico, appare non più rinviabile la questione dell’etica della comunicazione, le cui virtù sembrano particolarmente messe alla prova dalla pandemia e dai suoi profili socio-comunicativi.
Paradossi pandemici: la comunicazione patologica nel Covid-19 tra rottura e rimescolamento
pellegrino
2021-01-01
Abstract
La tesi proposta in questo contributo è che la pandemia sia un breakdown globale ed agisca da catalizzatore, acceleratore e potente agente di “rimescolamento” (una sorta di mixer sociotecnico-materiale) di processi già ampiamente caratterizzanti la tarda modernità, riletta latourianamente come non-modernità, ovvero epoca basata sulla proliferazione incontrollata degli ibridi che la purificazione tenta di eliminare. La pandemia si caratterizza, alla luce di questo processo di rottura e rimescolamento, per una comunicazione densamente patologica, basata su paradossi temporanei e contingenti che violano la maggior parte degli assiomi della scuola di Palo Alto. Questa comunicazione, sintomo di più profonde e strutturali contraddizioni, abbonda di doppi vincoli generalizzati che generano indecidibilità pragmatica in tre grandi ambiti della comunicazione: interpersonale in presenza (interdizione dell’aptica e rivoluzione della prossemica), istituzionale (ingiunzioni contraddittorie provenienti da diversi livelli di autorità, potere e organizzazione), e tecnoscientifica (mediatizzazione sfrenata che confligge con l’ethos della comunità epistemica di riferimento). In questo contesto densamente patologico, appare non più rinviabile la questione dell’etica della comunicazione, le cui virtù sembrano particolarmente messe alla prova dalla pandemia e dai suoi profili socio-comunicativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.