Le opere del cantautore inglese Jacob Collier hanno recentemente destato un particolare interesse nel campo della teoria musicale soprattutto in riferimento all’impiego della microtonalità (BURT, 2007), dell’armonia negativa (LEVY, 1985), della poliritmia e dell’uso di temperamenti non equabili a fini espressivi. Sebbene tali sperimentazioni siano state condotte nell’ambito della canzone pop, un genere solitamente caratterizzato dalla separazione tra la figura dell’autore e quella del teorico, nel caso in esame l’autore si è impegnato in prima persona nella formulazione di modelli teorici, che possano orientare l’analisi della sua musica. Ciò che rende quindi interessante questo caso di studio è la possibilità di mettere in stretto dialogo il campo della teoria musicale e quello performativo, dal momento che le sperimentazioni dell’artista inglese sono il risultato di una stretta interazione fra speculazioni teoriche e processi intuitivi derivanti dalla pratica dell’improvvisazione. I suoi lavori più complessi si inscrivono nel filone del cosiddetto virtual choir, ovvero una tecnica di registrazione basata sulla sovrapposizione di tracce vocali multiple eseguite da un solo cantante, con l’esclusione quasi totale dell’utilizzo di strumenti musicali. Sebbene tale tecnica faccia ricorso a una massiccia dose di rielaborazione in sede di postproduzione, un’ampia parte del processo creativo è frutto di performance di tipo improvvisativo, in cui l’aspetto dell’estemporaneità gioca un ruolo fondamentale e in cui le dinamiche emotive dell’esecutore/compositore costituiscono un fattore determinante nella definizione del risultato finale. Il rapporto fra la dimensione improvvisativa/emotiva e quella della sistematizzazione compositiva è molto ben documentato dalle numerose dichiarazioni che il cantautore ha rilasciato, sia in forma di intervista che di videoracconto, nelle quali egli narra in prima persona il processo compositivo di alcune sue opere, descrivendo sia i paradigmi teorici adottati con approccio razionale alla composizione sia le suggestioni di natura intuitiva ed emotiva. L’indagine di questi diversi aspetti si deve avvalere tanto di strumenti analitici di tipo tradizionale, quali l’analisi armonica e la teoria del temperamento musicale, quanto di griglie concettuali formulate dalle più recenti riflessioni sui rapporti tra performance e composizione (COOK, 2013), nonché dagli studi circa le relazioni tra musica ed emozioni (JUSLIN e SLOBODA, 2011). A proposito di quest’ultimo aspetto, un dato interessante che emerge dalle dichiarazioni dell’autore circa le modalità attraverso le quali un determinato tipo di emozione può suggerire una certa soluzione musicale (e viceversa una determinata combinazione di elementi musicali può creare una dinamica emotiva) è il fatto che un’ampia parte di tale relazione si basi sulla semantica dei topoi musicali. Nell’analisi di questo aspetto giungono quindi in aiuto gli strumenti concettuali formulati dalla topic theory, soprattutto quelli codificati in riferimento alla pop music (TAGG, 2001) e alla musica cinematografica (LEHMAN, 2018). Sebbene la musica di Collier abbia già sollecitato una certa quantità di indagini analitiche in relazione ai temi esposti, i contributi in ambito accademico siano ancora limitati e del tutto parziali rispetto alla quantità di stimoli che la sua produzione suscita. L’obiettivo del presente studio è quello di proporre un primo inquadramento critico degli elementi costitutivi del suo stile musicale, in riferimento tanto all’apparato teorico che l’autore costruisce attorno alla sua musica, quanto alla dimensione della prassi performativa, entrambi strettamente connessi con la sfera delle dinamiche emotive. La finalità è quindi quella di avviare un lavoro di riflessione su un fenomeno di particolare interesse nell’attuale panorama della pop music internazionale, che merita di ricevere un’adeguata risposta da parte della comunità scientifica che si occupa di teoria musicale.

Improvvisazione, dimensione emotiva e riflessione teorica nelle sperimentazioni musicali di Jacob Collier

targa
2022-01-01

Abstract

Le opere del cantautore inglese Jacob Collier hanno recentemente destato un particolare interesse nel campo della teoria musicale soprattutto in riferimento all’impiego della microtonalità (BURT, 2007), dell’armonia negativa (LEVY, 1985), della poliritmia e dell’uso di temperamenti non equabili a fini espressivi. Sebbene tali sperimentazioni siano state condotte nell’ambito della canzone pop, un genere solitamente caratterizzato dalla separazione tra la figura dell’autore e quella del teorico, nel caso in esame l’autore si è impegnato in prima persona nella formulazione di modelli teorici, che possano orientare l’analisi della sua musica. Ciò che rende quindi interessante questo caso di studio è la possibilità di mettere in stretto dialogo il campo della teoria musicale e quello performativo, dal momento che le sperimentazioni dell’artista inglese sono il risultato di una stretta interazione fra speculazioni teoriche e processi intuitivi derivanti dalla pratica dell’improvvisazione. I suoi lavori più complessi si inscrivono nel filone del cosiddetto virtual choir, ovvero una tecnica di registrazione basata sulla sovrapposizione di tracce vocali multiple eseguite da un solo cantante, con l’esclusione quasi totale dell’utilizzo di strumenti musicali. Sebbene tale tecnica faccia ricorso a una massiccia dose di rielaborazione in sede di postproduzione, un’ampia parte del processo creativo è frutto di performance di tipo improvvisativo, in cui l’aspetto dell’estemporaneità gioca un ruolo fondamentale e in cui le dinamiche emotive dell’esecutore/compositore costituiscono un fattore determinante nella definizione del risultato finale. Il rapporto fra la dimensione improvvisativa/emotiva e quella della sistematizzazione compositiva è molto ben documentato dalle numerose dichiarazioni che il cantautore ha rilasciato, sia in forma di intervista che di videoracconto, nelle quali egli narra in prima persona il processo compositivo di alcune sue opere, descrivendo sia i paradigmi teorici adottati con approccio razionale alla composizione sia le suggestioni di natura intuitiva ed emotiva. L’indagine di questi diversi aspetti si deve avvalere tanto di strumenti analitici di tipo tradizionale, quali l’analisi armonica e la teoria del temperamento musicale, quanto di griglie concettuali formulate dalle più recenti riflessioni sui rapporti tra performance e composizione (COOK, 2013), nonché dagli studi circa le relazioni tra musica ed emozioni (JUSLIN e SLOBODA, 2011). A proposito di quest’ultimo aspetto, un dato interessante che emerge dalle dichiarazioni dell’autore circa le modalità attraverso le quali un determinato tipo di emozione può suggerire una certa soluzione musicale (e viceversa una determinata combinazione di elementi musicali può creare una dinamica emotiva) è il fatto che un’ampia parte di tale relazione si basi sulla semantica dei topoi musicali. Nell’analisi di questo aspetto giungono quindi in aiuto gli strumenti concettuali formulati dalla topic theory, soprattutto quelli codificati in riferimento alla pop music (TAGG, 2001) e alla musica cinematografica (LEHMAN, 2018). Sebbene la musica di Collier abbia già sollecitato una certa quantità di indagini analitiche in relazione ai temi esposti, i contributi in ambito accademico siano ancora limitati e del tutto parziali rispetto alla quantità di stimoli che la sua produzione suscita. L’obiettivo del presente studio è quello di proporre un primo inquadramento critico degli elementi costitutivi del suo stile musicale, in riferimento tanto all’apparato teorico che l’autore costruisce attorno alla sua musica, quanto alla dimensione della prassi performativa, entrambi strettamente connessi con la sfera delle dinamiche emotive. La finalità è quindi quella di avviare un lavoro di riflessione su un fenomeno di particolare interesse nell’attuale panorama della pop music internazionale, che merita di ricevere un’adeguata risposta da parte della comunità scientifica che si occupa di teoria musicale.
2022
9788832936155
microtonalità, armonia negativa, Jacob Collier, musica ed emozioni, performance
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/340146
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