L’idea di questo volume nasce dalla volontà di provare a ricostruire, attraverso la consultazione di una vasta ed eterogenea documentazione archivistica, le vicende storiche e sociali che nel Settecento scandirono la genesi e la crescita del Borgo Vilhena a Malta, così chiamato in onore del Gran Maestro António Manoel de Vilhena (1722-1736). Si trattò di una iniziativa abitativa che mirava ad attenuare il problematico sovrappopolamento della vicina capitale La Valletta; la pianificazione venne affidata, nel 1724, dall’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme all’ingegnere militare Charles François de Mondion. L’insediamento venne eretto all’interno dello spiazzo della Floriana, un’area militare circoscritta da una imponente cinta bastionata realizzata a protezione della capitale e per questo motivo destinata a restare strategicamente libera da ingombri, che in caso di assedio sarebbero stati utilizzati come ripari dai nemici. La costruzione delle case venne sottoposta a rigidi “criteri” edilizi, il più significativo dei quali prevedeva la demolizione e la successiva raccolta delle macerie all’interno delle rispettiva cantine. Lo status di precarietà vigente sulle strutture del borgo, di cui i proprietari erano pianamente consapevoli, dimostra che le esigenze di carattere militare difensivo avevano la priorità sull’uso civico residenziale dello spazio. Si trattava di un espediente architettonico legato alla “paura” tipica di una terra di confine, che a Malta echeggiava inevitabilmente il ricordo del Grande assedio del 1565 e che ha conferito alla fondazione del borgo e al suo sviluppo delle caratteristiche di estrema unicità, inedite per lo spazio continentale mediterraneo ma frequenti in uno spazio di frontiera.
Abitare la fortezza. La fondazione del Borgo Vilhena a Malta nel XVIII secolo
Giannantonio Scaglione
2022-01-01
Abstract
L’idea di questo volume nasce dalla volontà di provare a ricostruire, attraverso la consultazione di una vasta ed eterogenea documentazione archivistica, le vicende storiche e sociali che nel Settecento scandirono la genesi e la crescita del Borgo Vilhena a Malta, così chiamato in onore del Gran Maestro António Manoel de Vilhena (1722-1736). Si trattò di una iniziativa abitativa che mirava ad attenuare il problematico sovrappopolamento della vicina capitale La Valletta; la pianificazione venne affidata, nel 1724, dall’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme all’ingegnere militare Charles François de Mondion. L’insediamento venne eretto all’interno dello spiazzo della Floriana, un’area militare circoscritta da una imponente cinta bastionata realizzata a protezione della capitale e per questo motivo destinata a restare strategicamente libera da ingombri, che in caso di assedio sarebbero stati utilizzati come ripari dai nemici. La costruzione delle case venne sottoposta a rigidi “criteri” edilizi, il più significativo dei quali prevedeva la demolizione e la successiva raccolta delle macerie all’interno delle rispettiva cantine. Lo status di precarietà vigente sulle strutture del borgo, di cui i proprietari erano pianamente consapevoli, dimostra che le esigenze di carattere militare difensivo avevano la priorità sull’uso civico residenziale dello spazio. Si trattava di un espediente architettonico legato alla “paura” tipica di una terra di confine, che a Malta echeggiava inevitabilmente il ricordo del Grande assedio del 1565 e che ha conferito alla fondazione del borgo e al suo sviluppo delle caratteristiche di estrema unicità, inedite per lo spazio continentale mediterraneo ma frequenti in uno spazio di frontiera.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.